FALLACI VERSI E NAPOLEONE
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Armando Adolgiso
Scommettiamo un Campari che ho
scovato la poesia più cazzara di tutti i tempi? Ogni verso una toppata... che
dici?... impossibile?... ma fìdati di me ‘na volta tanto!... a dire la verità
non me la ricordavo nemmeno io quella scoperta, ma cercando ieri sera un avviso
di mora che mannaggia a loro m’hanno mandato per posta… e chissà dove ho messo
perché ancora non l’ho trovato… sono zompati fuori dei raccontini che scrissi
molti anni fa per RadioRai. Li lesse al microfono l’attore Giancarlo Cortesi,
questo me lo ricordo, mentre dove ho sotterrato quell’avviso vallo a capire…
cheee?... l’ho perso in un momento di ‘mbriachezza?... ecco ‘a malignità, e poi
detta da chi?... da te!... il bove che dice cornuto all’asino!... Sì, sono
questi qua i copioni… no no, neppure per idea… non li leggo nemmeno se mi
pagate a peso d’oro… come?... una birra alta?... e vabbè, però uno solo eh?...
quello che parla della poesia che una ne sbaglia, n’altra ne cicca, e tutte le
fallisce.
“Il 9 marzo 1796, Napoleone, preso da violenta passione per
Giuseppina Tascher de La Pagerie, vedova del generale Alexandre de Beauharnais,
la sposò con rito soltanto civile.
Lui aveva ventisette anni, lei ne contava trentatré.
Lui pochi giorni prima era stato nominato comandante supremo
dell’armata d’Italia, lei era segnata dalla voce che la diceva amante di Barras
e favoreggiatrice della rapida carriera di Napoleone.
Nell’occasione della cerimonia, il poeta Louis Lemercier,
compose un poemetto augurale, di qualità letteraria assai modesta, nel quale affermava
che mai carte matrimoniali erano state più vere nel riflettere un amore lì
certificato, un’unione destinata a durare felicemente per anni ed anni, come
nel tempo indissolubile - dicevano i versi - sarebbe stata l’amicizia fra il
poeta e il brillante ufficiale di Ajaccio, che, com’era scritto nella poesia:
“puntuale, stava incontrando il suo splendido destino nuziale”.
Ed ecco, nella piccola sala del municipio, Lemercier
sorridente ed orgoglioso del suo componimento che avrebbe recitato di lì a
poco, Barras e Tallien festanti testimoni, Giuseppina sposa raggiante, ma...ma
di Napoleone nemmeno l’ombra, poco “puntuale”, in verità, nell’incontrare “il
suo splendido destino nuziale” come enfaticamente aveva cantato Lemercier:
l’ora, infatti, era fissata alle otto, e alle dieci l’inquietudine stringeva
ormai i cuori di tutti i presenti, mentre l’ufficiale di Stato Civile s’era
addirittura addormentato!
Quando a un tratto, entra di furia il promesso (e
ritardatario) sposo, sveglia il dormiente gridandogli: “Presto, sposateci!”, e
trascina tutti davanti al tavolo preparato per firmare quelle carte, viste da
Lemercier, “mai tanto vere nell’onòre / di riflettere l’unione dettata
dall’amore”.
L’atto era già predisposto, e come ancora oggi si può
notare, in parte per distrazione, in parte per calcoli d’opportunità, in quelle
carte, tanto vere, tutto è
falso: a partire dalla data indicata nel 7 marzo (giorno della probabile
redazione del documento) e invece le nozze avvennero il 9; lo sposo vi si
cresce l’età; la sposa se la cala; storpiati i nomi dei coniugi; sbagliati
quelli dei testimoni, ed uno (da parte del marito) non ha l’età allora
richiesta per legge; infine lo stesso Napoleone là è indicato come “persona
senza fissa dimora”, domiciliato per l’occasione presso la sala municipale dove
viene firmato quell’atto così falso che più menzognero non si può..
Circa la durata del matrimonio, preconizzata da Lemercier
come lunga e felice, le cose andranno diversamente, perché anni dopo Giuseppina
venne ripudiata da Bonaparte che voleva assicurare la successione al trono con
un nuovo matrimonio, e sposerà Maria Luisa d’Austria.
L’altra previsione di Lemercier, ovvero l’indissolubile
amicizia fra lui e Napoleone, risulterà ancora più rapidamente fallace: il loro
rapporto s’interruppe nel 1804, allorché il grande corso diventerà imperatore
dei francesi.
Lemercier… poveretto! n’avesse azzeccata una che è una!!...”
No, no e no… ve l’avevo detto che ne leggevo uno soltanto di
‘sti fogli… semmai un’altra volta.
Mo’ devo tornare alla casetta mia a cercare quel cazzo
d’avviso che non trovo. A proposito, che ora è?… ah! s’è fatto tardi! E
domattina ho pure una sveglia terribile, devo alzarmi per mezzogiorno… ci
vediamo domani sera…'notte, buonanotte a tutti !