Mario Grasso ░ Il trolley del PD

IL PD VA IN VACANZA
di Mario Grasso
Vacanza appartiene alla famiglia di parole che includono da vacuo a vacuolo da vacabile, vacante, vacanziere, etc. L’origine latina, vacare (l’esser vuoto) ha trasmesso il significato della voce all’italiano. Tanto per citare un esempio di lessico d’altri tempi ma del genere “sciacquato in Arno” leggiamo in Manzoni: “Sperava un certo posto più alto, quando fosse vacato”. Superfluo insistere sulla diramazione del significato tra linguaggio burocratico (stato in cui si trova una carica pubblica o privata) e nell’accezione più frequente di tempo libero, scevro da impegni al fine di trarre riposo dal periodo di vacanza. Concetto quest’ultimo che lega subito con le mire di praticità dei tempi moderni e odierni, che coinvolgono il turismo con l’economia. Detto questo si può ripartire con il detto spiritoso: “Se la vita ti pare grigia va a comprare una valigia”. Valigia è voce presente nel vocabolario dell’italiano fin dal 1353, e a parte le diverse tesi sulla sua origine, che pare di potere attribuire all’arabo valiha (sacco pieno di grano), tutti sappiamo che adesso usa la comodità di acquistarla munita di ruote e manico trainante, quindi chiedendo un trolley (dall’inglese to troll = rotolare, girare) che non è un’asta di tram ma una valigia, appunto, con ruote e manico allungabile e estraibile).
2 – Datemi un trolley e parto per le vacanze. Trolley come simbolo di “bagaglio appresso”, locuzione cara al linguaggio dei trasporti ferroviari al momento di poter partire con molti bagagli o persino con un’auto caricata su un vagone trainato dalla stessa locomotiva che porta dietro di se lo scompartimento viaggiatori con il padrone del bagaglione o dell’auto, utilissima quest’ultima  per muoversi una volta raggiunta in treno la località prescelta per trascorrervi le vacanze. Ma dicevo sul trolley, che proprio quanto a ulteriore significato propone il pieno zeppo. Tutti sappiamo quale fatica al momento di far la valigia, limitando l’accezione al motivo vacanziero fin qui alluso e non a ben altro e non sempre lieto significato di chi si rende latitante o sparisce per sempre. Significato ossimoro dunque del trolley (il pieno zeppo) rispetto a quello del vacuo (vuoto) della vacanza. Quasi una conferma del ricorrere perpetuo delle buone regole quando fanno coincidere il momento dello svuotare con quello del colmare, coincidenza che l’adagio esalta quando suggerisce che è tanto il bene che non giova quanto il male che non nuoce. Mah!
3 – Al Lingotto di pregresse memorie, il PD si è presentato con il simbolo del trolley. Non poteva meglio esprimere lo stato della sua contingenza. Si può criticare o esaltare assecondando amore o livore verso quanto è accaduto in seno al maggiore partito nazionale di sinistra, si può persino trovare le parole più sincere per rimpiangere o elogiare, ma non si potrà non ammettere che le cose se non si rompono non s’aggiustano. E l’epoca renziana è nata e cresciuta all’insegna della rottamazione. Rottura, dunque: sic erat in votis, si direbbe o si dovrebbe proclamare per edulcorare con un manzoniano e renziano “latinorum”(renziano del Renzo Tramaglino dei Promessi Sposi, non si pensi al Matteo perché la voce manzoniana è un nome proprio del personaggio non cognome come quello del rottamatore) la brutalità dell’esito programmato, coltivato, ottenuto. Ed ecco il partire per la vacanza. Partire con il trolley con il necessario indispensabile, i conforti di giorno in giorno utili o indispensabili si trovano negli alloggi lungo il pellegrinaggio per dimenticare. In vacanza si vive “alla giornata”. Partire e, con gesti e parole scaramantiche,  esorcizzare con un machiavellico e gestuale scongiuro rottamatore: “Clizia, atto secondo scena prima”) le superstizioni di chi ammonisce ricordando che “Partire è un po’ morire”.