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OCCHIO PER OCCHIO /
DENTE PER DENTE
Aprire
bocca e mettere lingua in certi argomenti pelosi tipo l’appulcrare in materia
di imparzialità e giustizia rivolgendosi a un uditorio che in gran parte, cioè
in maggioranza, si dichiara cristiano-cattolico, costituisce pericolo di
restare fraintesi. A parte la reazione legittima di quanti, mugugnanti di
professione, si sentiranno in diritto di affermare con il Manzoni che mette in
scena il Renzo tra la folla della rivolta milanese, nel momento in cui la
reazione di chi controcanta alle parole dell’ingenuo montanaro, borbotta
“Adesso ogni scalzacani vorrà dire la sua”. Il pretesto, quale che sia la
reazione da aspettarsi, lo offre (anche ai Renzo dei nostri giorni!) il
suggerimento dell’Organo costituzionale italiano che è deputato a mettere
ordine in materia di Giustizia, suggerimento rivolto al Tribunale di Bologna
che dovrà decidere se concedere o no la liberta a Totò Riina. Orbene anche
Renzo sa bene che la Giustizia non lega le proprie deduzioni ad alcuna linea
religiosa. Il Diritto è una cosa, la norma di una religione è altro. Nel caso
della religione cristiana, per esempio, al biblico “occhio per occhio/dente per
dente” è succeduto l’avanguardario evangelico “Ama il prossimo tuo come te
stesso e perdona le offese ricevute”, il che ha portato alle due locuzioni che
definiremo metaforicamente colluttorio di chi si sciacqua la bocca dai pulpiti
con inviti al perdono come miglior vendetta e all’altra guancia da offrire a
chi ha provocato un livido in quella che ha già colpito. Tutte ipocrisie se
affrontate senza lo scudo-specchio per evitare l’occhio pietrificatore della
Medusa. E comunque il Diritto che garantisce un tipo di convivenza civile,
almeno nei Paesi a conduzione laica, non ha cosa dividere con le discipline
religiose, quali che esse siano. Occhio per occhio comprese.
2
– Una dipartita da questo mondo in chiave dignitosa per l’ergastolano Totò
Riina 86enne malandato in salute. Questa la riflessione della Suprema Corte,
che non ha pronunciato una sua estemporanea decisione collegiale ispirata a
qualche piétas umana civile o biblica ma ha enunciato un principio di Diritto
quale è sancito da una norma vigente nella civiltà giuridica della Costituzione
italiana. Non una sentenza da eseguire ma un memorandum da tenere presente nel
momento di un verdetto finale di competenza di un collegio giudicante con
attribuzioni specifiche e specificate. Ed ecco il giuoco della matrioska che è
quello appropriato a casi come quello del pluriergastolano Riina, affidato al
rispetto del Diritto che garantisce tutti davanti alla Legge, al diritto che
deve rassicurare ogni cittadino. Diritto che non può né deve essere ignorato da
chi ne gestisce le norme scritte. Ed ecco il memorandum della Cassazione
rivolto ai giudici che dovranno pronunciare l’ultima parola su un caso da
ponderare con la saggezza di chi deve applicare la norma motivando la
decisione. Cioè spiegando nel deliberato perché si è ritenuto di dovere
applicare la norma che rinvia alla “Morte dignitosa” o negare tale applicazione
tenuto conto di elementi obiettivamente palesi e tali da rinviare ad altre
norme di Diritto chiaramente codificate.
3
– Quando le due donne che reclamavano il diritto alla maternità sul bambino
conteso, si son presentate, davanti a Salomone, questi non si trovava nelle
stesse condizioni che offre oggi l’ordinamento giudiziario in Italia. Doveva da
solo e immediatamente decidere e basta. E infatti decise. Sia tagliato in due
il corpo del bambino e ciascuna delle reclamanti abbia la sua metà. L’apparente
crudeltà e assurdo della decisione di Salomone è stata invece l’appropriato
catalizzatore della verità, perché la vera madre, quella che aveva sofferto i
dolori del parto nel mettere alla luce la creatura, reagì nel modo giusto e
altrettanto naturale dando palese dimostrazione di essere lei la titolare del
diritto di maternità sul bambino da non tagliare in due. Orbene, per il caso
del pluriergastolano Totò Riina il memorandum della Suprema Corte altro non ci
fa ricordare se non il bambino di quella volta con Salomone: le madri contendenti
di oggi sono da un lato il popolo della mafia in attesa, dall’altro la
coscienza dei cittadini spontaneamente tali con la libertà democratica
che sta dando voce alla loro reazione in dibattiti televisivi e giornalistici.
Ne scaturirà automaticamente un verdetto di maggioranza, perché siamo in
democrazia. E potrebbe prevalere una maggioranza, come quella volta per la
Pasqua di Gerusalemme col costume che delegava al popolo il diritto di liberare
un condannato a morte. E quella volta tra Cristo e il ladrone Barabba la
maggioranza scelse il ladrone. Pazienza. Ma aveva vinto la democrazia, dal
momento che la volontà della maggioranza aveva schiacciato l’aspettativa del
resto, che essendo minoranza non aveva diritto a far valere le ragioni di
Cristo.
4 – Pierino ha alzato il braccio e non
per chiedere di andare al cesso. Vuole dire che non ha capito da quale porta
entri il Diritto nel caso della maggioranza come si manifesta tra opinioni,
opinionisti e dibattiti. Il Diritto che è istituzionalmente amministrato su
basi di norme codificate e da giudici deputati ad applicarle. Come non dare
ragione a Pierino? Il che tradotto in conclusione si rivolge a una scala di
temperature relativa all’atmosfera che respiriamo, infatti come ogni popolo ha
il governo che si merita così ogni democrazia ha la giustizia che le si addice.
Anche questa è democrazia. Forse Pierino resterà deluso ma non sono forse le
delusioni gli stimoli più adatti a far crescere l’orgoglio di andare avanti con
la certezza e la fiducia in un mondo che ogni giorno migliora di una piccola
linea anche perché ci sono gli scalzacani sempre pronti a dire la propria?