Guglielma
Scrollalanza vs William Shakespeare
by Mario Grasso
LE CODE E
IL SALE DA CUCINA
Sicuramente – e posso
testimoniarlo con qualche uno e più d’un altro sopravvissuti – brancolavo nel
buio quella volta, nel 1959, quando incautamente da quel Lino Bontempi
che mi continuavo a firmare intuizioni e osservazioni serie ma ritenute fole dagli
stessi responsabili che mi consentivano di pubblicarle, dimostravo un parere
schizofrenico sul cognome Shakespeare dell’autore di Amleto . Poteva somigliare
alla formula della usuratissima metafora dell’invenzione dell’acqua calda
affermare l’ovvio che shake nel
vocabolario inglese significa agitare
e spear significa lancia. Tutto qui senza altra pretesa
ignorando sia che la madre di chi si era dato il patronimico di agitatore di
lancia aveva per cognome Scrollalanza
e per nome Guglielma che nel
maschile della lingua inglese è William.
Ma per me era già qualcosa avere rivelato l’ovvio, cioè che Shakespeare
significava (significa), appunto, agitatore di lancia.
Un proverbio siciliano ammonisce “Cu di giuvini havi n vizziu, n’a vicchiania
ni fa ffiziu” (Chi da giovane ha un vizio con il passare degli anni e fino
alla vecchiaia ne farà mestiere). Anche per questa volta rivelerei codici che
sono patrimonio di sapere comune e generale se continuassi ad attribuirmi
merito alcuno a proposito delle riflessioni di solerti pasticcioni come Rigo
Mossara, Sara Smigòro e altre anime bizzarre dello stesso corpo del
protonannavo Lino Bontempi, firme che hanno continuato a spargere sale sulla
coda degli esiti di ricerche di quanti hanno il merito (i Maestri filologo-storici
Besta, Juvara Paladino e qualche altro), loro sì, di avere scoperto che
la commedia Shakespeariana “Molto
rumore per nulla” ripete stranamente il titolo siciliano “Tantu trafficu ppi nenti” nell’inglese “Much ado
about nothing”.
Emma Thompson e Kenneth Branagh in:
Much Ado About Nothing
(GB 1993, regia di Kenneth Branagh)
Progressi e tenacia di ricercatori adesso
hanno messo la vecchia e un poco logora bandiera peloritana sotto la cui ombra
era nato Evemero nei secoli di molti secoli prima (IV-III avanti Cristo) nonché
trecento e passa anni prima di Michelangelo Florio, detto William Shakespeare
la mai esistita e esistente Nina Ciciliana (o di Messina). Destino di chi nato
genio nei luoghi mitici di Cariddi si destina a vedersi contendere o
l’esistenza, come per Nina Ciciliana o il luogo in cui era venuto al
mondo, come Evemero, conteso tra Agrigento e un sito del Peloponneso ma intanto
riconosciuto messinese, e ben celebrato con onomastiche di luoghi istituzionali
della città stessa.
E torniamo a Michelangelo Florio detto
Shakespeare e alla certificazione finalmente fornita dalla biblioteca della
medesima città inglese (Stratford Upon Avon) cui fino al giorno prima del
riconoscimento della verità documentata da un ritrovamento di atto ufficiale,
avevamo attribuito la maternità burocratico anagrafica. Vicenda toccata in
sorte alla memoria di uno dei più celebrati scriba dell’universo e di tutti i
tempi. E apprendiamo non solo che nome e cognome del vero autore dell’Amleto
(etc, etc.) ripete in inglese le generalità anagrafiche della madre, ma anche
notiziole complementari sul di lui padre medico e calvinista, ucciso proprio
perché calvinista. Un tremendo avvertimento per il giovane messinese di nobile
casato locale, futuro Shakespeare (agitatore
di lancia) che detto fatto si trasferisce al sicuro in un altro Paese e
chiude a doppia mandata col passato anagrafico adoperando una chiave mimetica
semplice e manifesta ma di sconsigliabile apparenza per un tentativo di
decodificazione, da parte di chi non avrebbe conosciuto nome e patronimico di Guglielma Scrollalanza, il segno della
madre come spia.
Ma Shakespeare era un essere umano
segnato dal Destino, ne proponevo l’ipotesi, tra alcuni altri esempi, al
compianto poeta Giovanni Raboni e alla di lui compagna, la poetessa Patrizia
Valduga (graditissimi ospiti quella volta in casa mia per qualche
giornata), spiegando loro l’esito di certe ricerche sulla coincidenza frequente
e strana tra il giorno di nascita e quello della dipartita di tantissima gente.
Confidenza che spinse in tempi reali il poeta e la compagna poetessa a
impiegare qualche ora dei due giorni di permanenza tra Acireale e San Giovanni
La Punta, a visitare i cimiteri locali per una ludica verifica a lume dei dati
incisi sulle lapidi delle tombe. Ma è discorso impertinente questo con cui
contamino gli appunti di sale di cucina sulla coda dei fatti in quanto tali,
come quello di non fare sfuggire la informazione sul particolare che proprio
Michelangelo Florio, alias William Shakespeare, nato il 23 aprile del 1564,
giorno dedicato a San Giorgio, è poi morto in Inghilterra il 23 aprile,
giorno, appunto, di San Giorgio patrono dell’Inghilterra.
Qui chiudo con la divagazione passando maliziosamente ad altri un
pugnetto residuo di cloruro di sodio, potrebbe servire per qualche altra coda
da cospargere come tra fortuna e caparbia è capitato nel mio pregresso infimo
sia per Evemero che per Nina Ciciliana.
Mario Grasso