TRANSIZIONE DEL PODICE SABAUDO ▐ V.S.Gaudio, Ellsworth Kelly, Charles Fourier, Roland Barthes

Ellsworth Kelly White Black Red, 2004. 
Oil on canvas, three joined panels
La transizione del podice sabaudo alla Crocetta.
Lebenswelt con Ellsworth Kelly, Charles Fourier e Roland Barthes sull’ottavo nella città della Ruota

La donna che appare di punto in bianco o in rosso
non è vestita di rosso, ha un abitino chiaro quasi a pois
col cinturino e il passo tra bianco e rosso
quella linea nera delle scarpe quella linea così
puntuale all’appuntamento col poeta in quell’ora
quel momento quel giorno allora alla Crocetta[i]
quelle mutande tese in un qualche luogo segreto
intanto  che in quel momento così dentro
la linea meridiana di punto in bianco
tra nero e rosso, nero sotto e rosso sotto
e sopra il rosso il nero stava sotto
il bianco che è un po’ consumato
questo sottile piacere che monta
dalle scarpe quel suo passo più rosso
di così,  così preciso così assoluto
così assolato così interpretato
così vissuto che non si può dire
altro né mai si dirà altro tanto
che pur avendola rincontrata
non le si potrà mai dire altro
che non incontrarla più
di punto in bianco
né in rosso o in nero per via
del cinturino e delle scarpe
e gli occhiali da sole è tanto
che aspetti avrei dovuto
sussurrarle toccandola basso
per via di questo rosso sotto
il nero per via delle sue mutande
bianche per via della carne del tergo
per il suo podice così rosso sotto
il nero sotto il bianco così sabaudo
avrei scritto quarant’anni dopo
che come in qualunque classificazione
di Fourier c’era una parte riservata
che è il passaggio, il misto, la transizione,
anche il neutro, rileva Barthes[ii], la banalità,
l’ambiguo, e infine diamogli il nome del
supplemento, e naturalmente non posso
non dire che quella donna con quel culo
alla Crocetta[iii], quell’apparizione, quel
passaggio, quella parte riservata era
nel conto, l’ottavo della collezione
sotto il bianco sabaudo questa estensione
del nero sabaudo sopra il rosso
la parte legale dell’errore, nel mio bioritmo,
nel suo, un calcolo di felicità, per Barthes,
un calcolo di gaudio, per me, l’errore è
immediatamente etico per via del tocco
e del suo podice, nella Civiltà al mercato
della Crocetta oltre la metà di quel giugno
e nella prima metà di quel luglio alla Cittadella
quando quell’ottava parte del mio (-phi) sabaudo
ritornò al passaggio al meridiano, transizione
tra il cinturino nero e le scarpe nere
e l’identico passo del medesimo culo sabaudo
un vago riconoscimento di un possibile
scarto tra il mio ciclo Fisico e il suo, lei
transita in un altro mercatino da una
classe all’altra, e mi lubrifica l’anima
del mio apparato combinatorio perché non
cigoli il (-phi) perché fluidifichi il suo animus
mai così rosso premuto dal nero e sotto
il bianco che è sempre lo spazio del neutro,
tampone, o punzone, ammortizzatore
che soffoca, addolcisce, segna ossessivamente
l’alternanza paradigmatica del suo passo,
che, come scrisse Barthes, dev’essere la
transizione che si può chiamare nocepesca,
in mezzo tra susina e pesca, ottavo del mio
(-phi) e ottavo del suo animus, mai così scandalosa
per quelle strade del passaggio sabaudo e mai
così inclassificabile se non quarant’anni dopo,
in quello spazio del neutro, del supplemento
di classificazione, con quel culo senza nome
e codice fiscale che collega i regni e le passioni,
i caratteri, 810 di quel podice e 810 di questo
(-phi) nella losanga di Lacan, eravamo a Torino
nella Civiltà Meccanica della Ruota l’ultimo
degli Scalzacani nella transizione del podice
torinese, forse nella meccanica ebrea, cabalistica,
così precisa e matematica, lingua pura del
combinatorio, del composto, cifra stessa
del fallo e del gaudio, che, in Civiltà, scrive
Barthes per Fourier, sono banalità, transizioni
e passaggi della banalità, e giustezza del
funzionamento, che l’errore dell’ottavo
esalta e garantisce sotto il bianco il nero
il rosso di Ellsworth Kelly[iv] il culo della giustezza
torinese e forse ebraica, se non valdese,
per come si oppone alla media, anche
nella formula del calcolo semplice di Fourier
degli 810 caratteri: la popolazione 41 anni fa
della città divisa per 810 e poi il Neutro
dell’ottavo per via del suo passo così bianco
sopra il nero sopra il rosso del suo podice
e le gambe che per quelle vie sviano sempre
il senso, la norma, fanno prendere a noia
il medio, per quanto questo come dito medio
possa essere il meridiano e il (-phi) del poeta
nella transizione che è fuori norma
fatta a piedi da chi passa senza ruota
con quelle scarpe, sotto, il cinturino
sopra e l’animus nero degli occhiali
da sole che come la nocepesca
si colloca fra la marca e la non-marca
ammortizza l’opposizione degli occhiali
da vista del poeta e l’occhio, del culo, della donna,
quell’ottavo che innalza il (-phi) in mezzo
sotto il rosso, sotto il nero, sotto il bianco
carezze di percorso o ricognizioni di terreno
in quest’inganno della Civiltà che
in quel bel mezzo, in quel passaggio,
misto e ambiguo supplemento produce
di qua la felicità per via del cinturino
e la pelle del composto e di là il gaudio
per l’intermedio e la giustezza dell’errore
che riempiono il sistema e fanno il piccolo
numero del senso sviato per 41 anni
anche per gli ambigui “pomodori molli[v]
un po’ come il pesce-volante, i crepuscoli
duplicità dei contrari e transizione allora
che impedisce la monotonia in amore e
ragionando in contromarcia come Fourier
sotto o dietro quel rosso l’elastico delle mutande
e l’elasticità del podice nell’ellisse
forse del ciclo Fisico ha un rosso duplice
e anche l’ottavo stesso dei pomodori[vi]
che lei ordina al mercato al tocco del poeta
nello spazio del neutro, geometria che
collega il regno e la repubblica, le passioni
e i 1620 caratteri dei due attanti


! v.s.gaudio


[i] Cfr. V.S.Gaudio, L’esemplare d’obbligo che liquidò Aurélia Steiner, Uh Magazine 5.2013
[ii] Cfr.Roland Barthes, La nocepesca, in: Fourier, in: Idem, Sade, Fourier, Loyola, trad.it. Einaudi, Torino 1977.
[iii] La costituzione morfologica corrispondente all’oil on canvas “White Black Red” di Ellsworth Kelly,
Aurélia Steiner Corsicano
in stazione
quell’ottavo torinese degli anni settanta alla Crocetta, e poi in via Cernaia fin in via Cittadella, con quel cinturino nero ha quasi la stessa parte riservata di mesomorfa così come fu fotografata per Aurélia Steiner Corsicano, quella di Aiacciu, visibile qui in una stazione ferroviaria. Leggi tutto il testo su il cobold”.
[iv] Ellsworth Kelly, White Black Red, 2004. Oil on canvas, three joined panels
[vi] Vedi anche Calendario del Bonheur su Uh Magazine, sempre tratto da: V.S.Gaudio, Chambonheur, leggi l’Uh-Book su Issuu.