IL PODICE STUART E L'OTTAVO ROSSO.

Da qualche giorno, il poeta è estremamente irrequieto, nonostante il Biorhythm calculator metta nel grafico il ciclo emotivo sotto l’orizzonte, dentro la sacca più profonda, dopo un lungo periodo di vita solitaria, s’è accorto che la casa in cui viene tenuto prigioniero è abitata da altri esseri. Nelle stanze del suo appartamento lievemente maniacale, oltre ai suoi fantasmi e all’oggetto  a, con tutti i suoi analemmi esponenziali, almeno quelli che più degli altri in questa stagione   hanno somatizzato questo piccolo oggetto della sua Anima, tanto che a volte un enorme angelo Stuart da solo si fa grande quanto una stanza. E questo angelo Stuart lo sconvolge: gli appare dentro questa tela di Ellsworth Kelly, ma appoggiato come se fosse alla finestra rossa, il poeta ne intravede solo la linea del gomito, e si rifiuta di parlargli, di intrattenersi anche lievemente con la pulsione scopofila del visionatore, non risponde nemmeno ai segni minimi che il poeta gli fa. Guarda la tela di Ellsworth Kelly e pensa che vorrebbe stare dietro le spalle del suo angelo Stuart, da un punto di vista meramente funzionale vorrebbe fargli sentire al suo angelo che un poeta ha pur sempre una delle pulsioni di Leopold  Szondi a tenergli costantemente impegnata l’Anima, e lei, l’angelo, al suo Animus, gli viene voglia di chiederglielo, con quella barra rossa, che cosa gli comprime, o forse sta sotto, la tiene sotto adesso, sotto la barra rossa in quell’ottavo, tra il neutro, ma è sempre rosso, e la transizione della linea del suo podice, come se fosse davvero  lì dove è stato reso come statua, nella città del Culiseo, il podice-Stuart  per il gaudio tattile dei devoti e dei peccatori, allora è vero: l’Animus lei lo tiene là sotto, tra bianco e rosso, anche in presenza di altri, uno per volta ognuno dei suoi fantasmi la tocca o la prende, la tiene sotto, e lei  gli dice: ”Donalo sotto…” ma non gridare altrimenti spaventi il caseggiato specialmente dopo che è finita la controra e finalmente s’è lubrificata l’anima del poeta, e il silenzio ora è alterato, per via di quella tavola rossa, il poeta pensa che con quel culo il suo angelo volesse allettare il diavolo, e l’angelo adesso è irritato, e non risponde anche se è perpetuo il desiderio la transizione solida e liquida, l’ottavo di Fourier che è misto o crepuscolo o passaggio quasi sotto il rosso, sotto lo spazio neutro, sott’acqua per essere enzuvato, il poeta vorrebbe evocarne lo spirito  ma lei sonnecchia e si masturba, nel suo piacere singolare, è angelo e demone, per come si mette a cavalcioni del rosso o bagna il bianco, avveduta e abile come se fosse dentro una pratica burocratica e non nella macchia del poeta dentro la luce se è suono quel bianco se rovescia un giorno se trattiene così tanto il (-phi) del poeta perfino la pelle verde che fruscia e vola o ronza un po’sott’acqua o sopra là sotto i jeans il rosso che sotto il dito unisce e lega, anche se l’intervallo o la transizione pare che siano occupati da un altro inquilino, a meno che il suo Animus non sia infestato dagli spiriti.


Abbey Lee Kershaw La Briccona fourierista?
 IL PODICE STUART E L’OTTAVO ROSSO DEL POETA. Mini-Lebenswelt con Ellsworth Kelly e Giorgio Manganelli 
V.S.GAUDIOper  La Briccona fourierista