La sostituzione di Dacia Maraini ♪

I.      Quella volta che, alla Libreria Campus di Torino, il mio editore Roberto Precerutti mi chiese di sostituire, per un Reading, Dacia Maraini e c’erano dei musicisti, che mi fecero il controcanto, ma mi son messo a leggere una Lebenswelt, di quelle che avevo pubblicato nel volumetto edito da L’arzanà, o forse un’altra inedita, ma con la stessa struttura e scritta sempre quando ho creato il genere della Lebenswelt, tra il 1975 e il 1977, e allora andò più o meno così: io leggevo largo, e loro suonavano larghetto; io leggevo piano e loro suonavano dolce o poco forte; io leggevo agitato e loro suonavano legato e staccato; c’era il sassofono,  ma per la Lebenswelt non sarebbe andato bene nemmeno il violino, nemmeno l’armonica a bocca, altrimenti Precerutti avrebbe dovuto chiamare, per sostituire Dacia Maraini, Bob Dylan o,forse, Leonard Cohen. A pensarci bene, per quella cadenza sospesa, anche perché era tardo inverno, per l’armonia tra il poeta e i musicanti, un pedale e perciò un clavicordo e l’accordo se non perfetto sarebbe stato di sicuro eccedente; insomma, la serata non fu tanto armonica, e nemmeno melodica. Dacia Maraini, lo capii il mattino dopo, era insostituibile. E non ho mai saputo cosa avrebbe dovuto leggere quella sera con quella band di musicisti sabaudi.
II.    Mi venne domandato, a lettura e a suonata ultimate, che cos’era per me Dacia Maraini, e altri chiesero perché mai non si fosse presentata, cosa le era capitato, non stava bene, aveva perduto il treno, o aveva un febbrone da cavallo? E perché mai a sostituire la signora fossi stato chiamato io, e, adesso che ci ha letto questa sua Lebenswelt, da inviare a Giorgio Manganelli, o a Edoardo Sanguineti, o a Giuliano Gramigna, se non a Nelo Risi, o forse era quella da inviare a Giorgio Barberi Squarotti, in cui c’è quella storia degli indiani e la coperta nel Wisconsin[i], e forse aveva nevicato quella sera a Torino, non ricordo un cazzo, tanto che adesso, a pensarci bene, che cosa ci facevo in quella libreria a quell’ora a leggere una mia Lebenswelt con quei suonatori, io che ero il più grande batterista senza batteria, e perché mai allora non mi ero messo a suonargliela, la batteria,o, quantomeno, avrei potuto portarmi dietro quella mia amica suonatrice, lei sì che era un portento, del sassofono baritono, ma anche con l’armonica a bocca era stupefacente, e questo qualcuno mi chiese: adesso che ci ha letto questa sua Lebenswelt, pensa di scriverne una da inviare alla signora Dacia Maraini e, qualora la scrivesse, cosa ci metterebbe dentro, a patto che lei abbia mai letto qualcosa della compagna del titolare della rubrica del cinema per L’Espresso, Alberto Moravia?
     Preso così sotto gamba, e anche per via della serata, un po’ grigia, in quella vaga penombra delle luci allestite per la lettura, e, se leggevo dal libriccino, il carattere quelli della Tipografia Subalpina di Torre Pellice era troppo piccolo per un poeta un po’ cecato, quantunque fosse nel pieno della sua giovinezza e nel vigore più inquietante del suo (-φ), a detta di Lacan, e non c’era un cazzo da bere, Dio santo, eravamo nella terra del Grignolino, a un certo punto, questo lo ricordo bene: “Salute, figli miei, eccovi arrivati, qui in questa Libreria Campus!” e, continuando, dissi che nella situazione il parlante, l’interlocutore, il tempo e il luogo dell’enunciazione erano nel componente semantico ATTENDE. E allora se nella Lebenswelt Herecgunina gli pose davanti del cibo, cibo prezioso e raro, proprio questo egli gli diede e così essi sedettero e mangiarono cibo prezioso e raro, evitando qualsiasi deviazione dal Setting, e com’è che qui manco una patatina fritta, una birra, anche una Dreher, non dico una Metzger, che, fosse ancora aperta,sarei arrivato a piedi,io stesso,  a prenderne una cassa in via San Donato, non godiamo, anche noi poeti giovani e mortali e sempre incazzati, del modello di Barker e del componente semantico SITUAZIONE di Antinucci? O almeno, adesso che abbiamo finito di leggere, Cinque disse “Mangio dopo”è una deissi contestuale[ii] e io dico: “Andiamo a mangiare qualcosa, è previsto un ticket fosse anche per la farinata di ceci in quel monoposto in via Casale?”.
          Non so se fosse questa la ricevuta fiscale dell’andata a La Campanaccia da Barba pizzeria tipica in via Nizza 100, però sembra di sì: difatti c’è annotato accanto a 1 bevanda: “Grignolino d’Asti. Morando 1976”, e, giacché c’erano anche i calamari, di sicuro doveva esserci la mia amica sassofonista, che aveva il culto dei calamari, anche in Svizzera, ricordo una volta a Lugano, calamari! NB: la ricevuta l’ho rinvenuta nel numero 47 di “Carte Segrete”, gennaio-marzo 1980: c’era, di Max Jacob & V.S.Gaudio,   il “divertimento metaletterario per antotinomasia e svizio sctitto dal Pantano”, così sottotitolò Gianni Toti…
     Cazzo, anche questa è una deissi contestuale perché il contesto dell’enunciazione ha elementi più virtuali del componente SITUAZIONE, cominciammo, perciò, a litigare, mentre Precerutti, come Herecgunina, se ne stava seduto ridendo, e infine, indirizzandosi a me e”Orsù, amico mio poeta saraceno e avanguardista quanti altri mai, andiamo a mangiarci una pizza alla Campanaccia in via Nizza, sotto casa mia, e berremo un Grignolino 'ché è satura la SITUAZIONE che semantizza il Dasein socio-economico dell’eroe, il tuo ego, che sacrifica il Corpo per autorizzare il viaggio dell’Anima, a proposito quella superba suonatrice tua amica del sassofono e di altri strumenti a fiato, perché non ne evochi l’apparizione in questo nostro Mondo degli Spiriti, poeti, musicanti e pugnettari, che sai dove se li mettono i gesuiti e i cultori dei piaceri singolari alla Harry Mathews!”


Valeria Ciangottini
 copertina
di "Bolero Film"
n.865- dicembre 1963
Cover di "Bolero"n.1945
15 agosto 1984: in
copertina: un eccezionale
libro in regalo
I TEST DELL'ESTATE
di Vuesse Gaudio
(con Laura Sbrollini)
III.  Nel componente SITUAZIONE di Campus Libri, in via Rattazzi, da quel che ricordo, litigando, venne fuori una tipa, pari pari a Valeria Ciangottini, che disse che era un’attrice e, francamente, un attore come il poeta della Lebenswelt mai ne aveva incontrati e che, pertanto, ovvero: è da questo aspetto di simulazione che, questo disse, “lei avrà, suppongo, la congiunzione Mercurio/Plutone in Leone in casa prima, e che,essendo io stessa del segno solare del Leone, sa dove me li metto i poetini del cazzo come lei!”, tanto che ebbi a dirle: “Beh, in verità è addirittura un mezzopunto. E lei, con quel piglio di attrice teatrale altamente sindacalizzata, Mercurio l’avrà sicuramente in casa Seconda e Marte in Settima, così ha l’alibi per rompere il cazzo ai poetini come me.No?”.”Non capisco a che titolo sostituisca Dacia Maraini…”: “Per via del cognome della madre, presuppongo”, e lei: “In che senso?”; e io: “Che fa capo a Palermo, e che, lei non lo sa, io sono stato formalizzato all’ufficio anagrafe di un paese chiamato Trebisacce, che ha la superficie esatta relativa all’antica misura agraria di Palermo chiamata “bisaccia”…”E intanto che quella a ridere a crepapelle, un altro tipo:”Questa poi…pensavo che avrebbe risposto che, per Pignatelli e il brigante Salvatore Giuliano, per forza di cose…tra separatismo e nobiltà nera tra agraria e vinicola,il nesso poteva essere una sorta di triangolazione geodetica di almeno tre prefetture, come le tre bisacce, Torino, Palermo e Cosenza. Non trova?”E sebbene la libreria fosse assai lunga che si stendeva dall’una all’altra parte della terra, mi resi conto che tuttavia era piena zeppa di Beffardo, la Tartaruga, Lepre e Smargiasso, e Lepre, quella che assomigliava a Valeria Ciangottini, si alzò quindi distese una bianca pelle di daino al centro della libreria e tirò fuori una birra Menabrea,e fece la sostituzione della Metzger, che, d’altra parte, non c’era più, e Tartaruga fece lo stesso, dunque Smargiasso fece lo stesso, così Sole, con tutta quella penombra, c’era l’eclissi, fece lo stesso, perciò la Gran Madre fece lo stesso,e così questo fu compiuto con la quarta struttura schizomorfa di Gilbert Durand, allora una donna, che era venuta col fratello maggiore,sedette piangendo vicino al poeta, che scelse la seduzione dell’apertura anche se non badava a controllare il proprio modo di controllare le azioni, non progettava una convenzione pianificando dalla sua esperienza cognitiva, forse non era in grado di commentare la propria prestazione anticipatamente, allora in quel momento mentre stavano costruendo un Behavior Setting per superare le distinzioni poste da Koffka fra ambiente geografico e ambiente comportamentale, spazio della libreria e spazio fra me e lei, e senza dire una parola, si guardarono l’un l’altro, Anima e Corpo, quella donna con la birra Menabrea, che era di Biella, e il poeta,che aveva sostituito la Maraini, che non era venuta da Biella, e si alzarono insieme, “andiamo a farci questa Menabrea insieme al nostro Grande Padre”, così parlarono l’uno all’altro, e agli altri astanti, e Guglielmo Cinque impose le quattro variabili deittiche.



[i] Poi apparirà Herecgunina, che poteva essere il Vecchio, nella Lebenswelt, che ora stava ridendo e naturalmente egli non poteva vedere colui che danzava nel tegame perché era nel Wisconsin a cercare la coperta: cfr. sotto, alla nota 2.
[ii] Cfr. V.S. Gaudio, Dei quattro miti winnebago trascritti da Paul Radin(…)L’eroe e i componenti semantici della deissi, di cui alle divergenze fra Antinucci e Cinque, in quel di “Lingua e Stile”: LEBENSWELT(…)da inviare a Giorgio Barberi Squarotti, per averne una stazione da laberinto [Torino, 18-24 novembre 1976], in: POETI DELLA CALABRIA, ed. by Giusi Verbaro Cipollina, Forum/Quinta Generazione, Forlì 1982.