Il “pisciaturo” dell’insulto del barbiere ebreo ammašcato, ancorché questi avesse il nome dell’angelo, evocato per la testa del poeta-ragazzo, arrivò anche a strutturarsi come topos nella vita futura dell’animale-poeta, quando, per essersi alleato con una famiglia di mafiosi, avendone sposato , ignaro di quella condizione genetico-culturale afferente alla sposa, la figlia minore, e quindi la minor informata e cosciente di quello stato di barbarie, finì con il dover fare i suoi bisogni nel loro casolare-pisciaturo. Si narra, poi, a conferma di questa destinazione preannunciata e quasi profetizzata, che la sorella cornacchia-gallina rosa della sposa dell’animale-poeta fu vista ballare, al matrimonio di un cugino, pur esso mafioso, o intermaffioso, con il figlio di quel barbiere che aveva denominato l’animale-poeta, ragazzo e biondo, “pisciaturo”; dunque: il padre disse “pisciaturo”, il figlio del barbiere ballò allegro e gaudioso con la cornacchia rosa che gestiva, per conto della pia donna della madre, il casolare-pisciaturo per i bisogni fisiologici e di sussistenza di manigoldi, pellegrini affiliati delle ‘ndranghete e delle intermaffie ancorché non fossero associati della Fiscalrassi stessa, che, dandosi la funzione di maestri, assistenti, esattori, pretori itineranti e mai un camionista o uno zingaro di Cassano, nei vari “uffici” o “parauffici” scolastici e non del paese da dove la Santa Romana Chiesa con lo Ior le aveva requisito l’abitazione costringendola a doversene andare nel Pantano a tirar su questo casolare-pisciaturo con l’assistenza delle figlie, tanto che, è leggenda suburbana, ad ognuna spettava un compito preciso per dare sollievo ai sistemi di messaggio primario della sussistenza, della ricreazione, dell’interazione, della territorialità e della bisessualità, per dirla con Edward T. Hall[i], dell’ospite: una gli scrollava il pistolino per farlo pisciare, un’altra glielo asciugava, la più grande gli faceva un bella dimostrazione di blow-job da pantano sibarita, poi l’altra gli puliva il culo quando cacava nell’unico pisciaturo che avevano, e la madre, poi, se lo teneva nel suo letto matrimoniale, perché il marito, quel brav’uomo, lo aveva mandato nel territorio della Nato in Sicilia affinché non interferisse con le leggi dell’ospitalità dell’intermaffia e la funzione del pisciaturo di famiglia[ii].
Così è stato ucciso l’animale-poeta, col casolare-pisciaturo, essendo stato lui definito dal barbiere ebreo ammašcato “pisciaturo” quando fu momentaneo ragazzo e biondo per farsi concupire dalla provvisoria insegnate di matematica per quella sua carne del tergo così bionda come le arance del giardino di sua Nonna dello Zen; chiunque, prima, aveva cercato di ucciderlo con frecce, anche rese temibili da fuochi resinosi - e colpirlo era agevole, perché l’animale-poeta essendo ragazzo e biondo era immobile , tenuto fermo in quella Umwelt così brigantesca - lo aveva attraversato senza recargli alcun danno. L’animale giglio, quello di Manganelli[iii], un modo per ucciderlo non lo si conosce in modo assoluto e matematico, anche se gli indigeni suggerirono alcune guise, e, forse, quell’ultimo miglior metodo accertato, quello di ucciderlo in sogno, è quasi identico al metodo con cui si è ucciso l’animale-poeta: “si prende il sogno in cui è l’animale giglio, lo si arrotola e infine si straccia, senza gesti d’ira”: si prende l’amore in cui è finito l’animale-poeta, quel ragazzo biondo e blando in quell’anno scolastico della provvisoria insegnante di matematica tirrenico-mesomorfa, lo si arrotola, lo si esilia, con l’amore suo, nel casolare-pisciaturo, e gli si piscia addosso, e gli si caca sulla testa, come se fosse quella testa il pisciaturo, continuamente, quotidianamente, senza gesti d’ira, con l’aiuto del Tribunale del Pollino e della Sibaritide e del giudice di pace che vendeva il granone per le galline e la cornacchia-gallina. L’animale giglio di rado si lascia sognare, nella Quarantatré della Centuria; l’animale-poeta quante volte si lascerà cacare in quel pisciaturo sul suo oggetto “a” prima che il cuore gli esploda definitivamente? ♦ by Gaudio Malaguzzi
[i] Cfr. Edward T.Hall, The Silent Language, © 1959; trad.it. Il linguaggio silenzioso, Bompiani editore, Milano 1969. Nella Mappa della Cultura dell’antropologo americano, il nostro Pisciaturo o Casolare-Càntaro, quando è posto tra Sussistenza e Interazione, è pur sempre relato a una Comunità Ecologica; abbinando Sussistenza e Territorio, pur essendo nel Pantano, e accanto al bosco del Torinese, designa pur sempre la “sussistenza territoriale”: dove il singolo mangia, cuoce; la sessualità promiscua in quel territorio senza difesa e famiglia, quindi senza morale, tra pisciaturo usato per i cicli della sussistenza (pisciare, cacare, lavarsi il pene, nettarsi la fica, il culo) e pisciaturo per i cicli fisiologici della bisessualità (fare petting, dove fare, dove sborrare, dove asciugarsi la fica, nettarsi le mani o la bocca, il culo, altre parti del corpo, la faccia, il muso) combina i sistemi di messaggio primario denominati interazione, bisessualità, associazione, ricreazione, educazione (ruoli sessuali, famiglia, comunità sessuali, sessualità in comune, gang-bang, gruppismo, clan familiari e di camorra, ‘ndrangheta, maffia, concessione sessuale per educazione della figlia in "età di matrimonio" e ricreazione dell’ospite compare intermaffioso).
[ii]
In gergo, si narra che era, come appariva denominato, anche se ufficialmente era disabitato, come si usa nell’intermaffia: in un topos hai un nome, in un altro un altro, in gergo era denominato ‘u pisciaturo d’Ainë, e, quando venne meno, per limiti d’età, la funzione amministrativa e dei vari sistemi di messaggio primario delle figlie iniziali, subentrarono i cambiamenti generazionali per assicurare all’ospite pellegrino dell’intermaffia tutti i benefici dell’assistenza, un po’ come l’Ordine di Malta: il meccanismo di questa sorta di ospizio globale è che ogni pellegrino ospitato ha un nome e una provenienza di comodo, e un ruolo di comodo, specialmente quella che è, al momento, la figlia minore non è mai cosciente di quella che è la verità, è convinta che è arrivato un pellegrino e che, come dice l’articolo 526 del Codice Penale del Regno, una botta oggi , una chiavata domani, un pompino alla luce del sole dietro il ripostiglio, una pugnetta nel bosco del torinese, con la benevola assistenza delle sorelle amministratrici(di solito le minorate amministrano e le maggiorate anche minori vengono date in amministrazione) , e la pacifica e pia insipienza della madre, è il suo "fidanzato" che, poi, finito il gaudio, se la sposa, invece…salta fuori(dal prete? e l'intermaffioso ce l'aveva mandato la monaca...) che è sposato e ha prole, e può essere o non può essere, fatto sta che la congrega ha disposto questo e la troia minore la beve tutta come beveva prima e , stupida com’è, non chiama il padre che l’hanno mandato nel posto da dove è venuto, così dicono, il pellegrino intermaffioso, al momento questi non può nemmeno trombarla l’ultima volta promettendole il divorzio dalla moglie perché, all’esempio d’avvio, non c’era ancora la legge, e piange un po’, e poi tutto si ricompone, la troietta, o la troia grande, torna a farsi bella perché fanno arrivare un altro pellegrino, magari speculare a quello di prima, le dicono che fa il professore o il commesso viaggiatore o il geometra per le case abusive nel bosco e nel pantano e nella pinoca tutta,o anche a venti chilometri di distanza, sulla costa, la mattina la porta a scuola, e quando la riaccompagna nel Pisciaturo le fa fare quello che aveva appena fatto con quell’altro pellegrino. La madre e le sorelle amministratrici, tutte una più minorata delle altre, sorvegliano ammiccanti, e , all’uopo, prendono e danno pure loro il conforto che ci vuole, le leggi dell’ospitalità e la ruota dell’intermaffia sono sacre, il san Giovanni è san Giuvannë, da qui , dal Pisciaturo d’Ainë, la chiesa sconsacrata di San Giovanni in Aino, o viceversa. Il verbo albanese, siamo qui nel regno della minoranza, e la madre del Pisciaturo ha il padre italo albanese, “pështýj”(la|ë| è semimuta; l a |y| va letta come la |u| francese; =sputare) rende pregnante e patafisica l’assonanza con il pisciaturo; come anche l’aggettivo “i pështìrë”, “ripugnante”; lo “sputo”, che finisce nel pisciaturo, è “pështýmë”, pronunciato come se si stesse sputando nel pisciaturo. Da sottolineare come l’appropriazione indebita, o l’intestazione fittizia dei beni, che è modalità tipica della procedura dei mafiosi, in questo caso resa ancor più evidente dalla continua non-presenza del genere maschile che avrebbe prodotto le figlie addette, con la madre, al buon nome del Pisciaturo, abbia, nel tempo, ratificato un’altra denominazione del Pisciaturo: “Pisciaturo Diodato”: Diodato, che è il cognome della pia donna a cui la Chiesa avrebbe asportato la casa d’abitazione in quel paese, è voce che, rifacendosi il verso( che è compatibile con la destinazione definitiva – non contemplata dal dispositivo di alleanza dell’intermaffia e della Chiesa- dell’animale-poeta, che di versi ne dovrebbe sapere qualcosa) al latino liturgico, in gergo sta per “Chiesa”: determinati pellegrini della Maffia, specialmente se associati ai Cavalieri di Malta, avrebbero coniato il modo gergale di dire: Andare a inginocchiarsi nel Diodato ! Che non intendevano: andare a inginocchiarsi in Chiesa ma nel Pisciaturo del Pantano…Quando finalmente l’animale-poeta, il biondino definito, dallo zingaro ebreo e barbiere degli scalzacani, “pisciaturo”, è nella trappola, il Pisciaturo viene, a sua insaputa e a insaputa dell’animale-poeta, associato al domicilio o residenza dell’animale-poeta, che è ancora nel paese degli Scalzacani, dove le figlie amministratrici del Pisciaturo ( amministrativamente inesistente lì dov’è nel pantano) hanno la licenza di un magazzino relativo al sistema di messaggio primario della bisessualità (che è alla base di tutto il traffico di influenze dell’intermaffia tra il paese degli Scalzacani e il Pisciaturo nel Pantano): la forma è salva, il mostro Sibari continua a fare il proprio lavoro, la cicogna pure, si pensi che quando riportano il “pisciaturo” (così definito dal verbalizzatore degli Scalzacani, per via dell’acqua ossigenata che una sera il ragazzo si era versato sui capelli) nel Casolare-Pisciaturo, a oltre 40 anni della sua edificazione, pretendono che rimetta la sua residenza finalmente nel Pantano, e nel frattempo i progenitori del Pisciaturo erano morti, naturalmente nel domicilio dell’animale-poeta, e rimane la cornacchia-gallina che, insieme all’altro volatile, aveva oltre 30 anni prima, nidificato sopra il postribolo, e che, ufficialmente, era stata messa nello stato di famiglia dell’animale-poeta: l’avete capita, no? La vittima di base, nella microstoria dell’ animale poeta, è la figlia minore del Pisciaturo, che voleva uscire dal dispositivo di alleanza ( e dal relativo dispositivo di sessualità con quello combinato e da quello innescato) dell’intermaffia della P di Pignatelli e, attivato il dispositivo di sessualità dell’animale-poeta, si è trovata sì alleata e unita con un dispositivo totalmente diverso ma praticamente senza Ruota, quello dell’altra P, la P di Parrotë: l’intermaffia del Pantano della P di Pignatelli ha distrutto sia l’una che l’altro, l’animale poeta e pollo, come in qualsiasi postribolo nessuna può abbandonare il Pisciaturo Edificato per i bisogni e le connessioni dell’Intermaffia o Intermassoneria, e allora l’animale poeta, in quanto pisciaturo, così offeso e denominato, da un esponente di questi ladri d’identità e di vite umane, la banda del mostro Sibari e della cicogna di questo mostro, un clan mostruosamente misterioso, il più terribile e inquietante della Galassia, difatti chi mancava nella rete di quell’operazione omonima del 95 era proprio l’uccello del mostro di Sibari, quello che se non uccide la vita degli altri, minori in ogni senso, purché siano oggetti di cui lei può disporre, ne dispone il dispositivo di sessualità fisiologico nel Pisciaturo dell’Intermaffia.
La “scienza esatta matrimoniale”, di cui all’omonimo titolo
di un racconto di O. Henry [vedi O. Henry, La scienza esatta
matrimoniale, in:Idem, Memorie di un cane
giallo e altri racconti, Adelphi, Milano 1980], al confronto di questa meccanica intermaffia,
è semplicemente un “certo imbroglietto matrimoniale” escogitato dai due
protagonisti, confidando sulla dabbenaggine della gente[la menziona anche la cosiddetta Enciclopedia delle Scienze Anomale: Forse Queneau, Zanichelli, Bologna 1999, correlandola con la “fisiologia del matrimonio”di Honoré de Balzac: fatto
anomalo è che la teoria dell’andatura dello scrittore francese
venga data in correlazione con la scienza
della mano morta di V.S.Gaudio]. Qui, invece, il pisciaturo è una
sorta di eterotopia, fabbricata dalla Santa Romana Chiesa, o dall’Ordine di
Malta che sia, se non dallo Ior, che, appunto, come abbiamo spiegato, serve a
individui devianti, ma che agiscono tramite enti e istituti ed esercizi
commerciali locali, per riciclare la sensorialità del brigante di turno
danneggiando il dispositivo
di alleanza di chi viene sottoposta allo sfruttamento naturale, al tempo
giusto e nella casa che dovrebbe difenderlo, del dispositivo di
sessualità, è come se si fosse nella fisiologia della
giovane che deve andare in sposa, le mettono in casa, al prezzo della
convenzione del gruppo di appartenenza [i familiari responsabili -sorelle,
fratelli, di età maggiore, autorizzati naturalmente dai genitori o
di quelli facenti funzione- affiliati alla setta o banda, avranno, al momento e
nel futuro, le commende stabilite per sé e per la “propria” prole] , un
soggetto sconosciuto, proveniente da qualsiasi territorio, prescelto e inviato
dalla setta ammašcata per manomettere
la naturale fisiologia puberale del dispositivo
di sessualità.
E’ una
terrificante e miserabile pratica che ha connessioni con il “paternostro di S. Giuliano”, che
risale al Decameron,
e se ne rinvengono indicazioni in Ser Giovanni, nel Pecorone (1378-1385
circa), nel Sacchetti, Trecentonovelle (seconda
metà del XIV secolo), nel Novelliere di
Sercambi (inizio Xv sec.), nel Cellini (XVI sec.), negl’ Ingannati (1531)
e, naturalmente, nell’Aretino (XVI sec.): “dire il paternostro” è insistere con
qualcuno per ottenerne la disponibilità sessuale e, per estensione, compiere
l’atto; San Giuliano, dell’ordine dei frati ospedalieri, e quindi virtualmente
connesso all’Ordine di Malta, era il protettore dei viandanti, dei pellegrini,
degli osti, degli albergatori, dei locandieri, dei pescivendoli, che lo
pregavano perché li favorisse nella ricerca di un albergo: l’espressione vale
dunque per “cercare buona accoglienza, buona dimora”. Va da sé che, a fronte di
quanto possa connettere questi briganti alla pratica di criminali di guerra
nella banda di Pignatelli e S. Giuliano, la pratica del “dire il paternostro di
S. Giuliano” doveva e poteva essere realizzata solo da affiliati a quella
banda, realizzando il principio di S. Giuliano facevano dire i
paternostri di S. Giuliano agli scalzacani come loro con le proprie figlie,
sorelle, mogli, tanto in casa, essendo loro stessi scalzacani e pellegrini, non
c’erano mai. [iii] Giorgio Manganelli, Centuria. Cento piccoli romanzi fiume, Rizzoli Editore, Milano 1979.