NUOVO TRATTATO GENERALE DEI PESCI E DEI CRISTIANI
CAP.
1
L’isola
è l’ultima a ponente dell’arcipelago di ponente. E’ l’unica, insieme con un’altra
laggiù nello sprofondo del Canale, dove tutti sono stati pescatori nonni padri
figli fratelli di pescatori. Il postino e l’impiegato del dazio, il tabaccaio e
il generale paralitico in pensione che è morto pace all’anima sua. Padroni di
barche belle pesanti di legno, degli scafi in vetroresina hanno sospetto perché
il mare è gravoso, assai.
TONNO.Nomi.Latino, Tynnus. Italiano, Tonno.
Scelta.
Giovamenti.
Nocumenti.
Rimedi.
Il
pescebestino non è un pesce, il pescebestino è il Diavolo.
Il pescesqualo gran bestino fa gli affari suoi, con i pescatori non s'immischia né loro con esso.
Un pesce è: una data, un ricordo, una donna, un lutto, la gioia di una nascita, la mancanza dopo un addio, un paragone, l'interruzione di una partenza, un nome, una 'ngiuria, uno sberleffo. E' un segnalibro fra le pagine del loro libretto d'imbarco e sbarco su questo mondo.
Un pesce è una ninnanna.
Un pesce è una paura.
La lunga notte del Pesce Luna cominciò a tradimento quando avevano in bocca ancora un sapore di aragosta, singolare caratteristica di quel grosso pesce.
La lunga notte del Pesce Luna cominciò a tradimento quando avevano in bocca ancora un sapore di aragosta, singolare caratteristica di quel grosso pesce.
Un pesce è una
rivelazione.
Il pesce Ricciola seguiva la scia della barca, su cui pochi minuti prima era stato issato a bordo un compagno di branco.
Il pesce Ricciola seguiva la scia della barca, su cui pochi minuti prima era stato issato a bordo un compagno di branco.
CAP.2
I
NOMI DEL MARE
U
Mari ‘i Papiceddi, erano una famiglia di trapanesi, ritrovarono fermate da
queste chianche le nasse perdute.
U
Mari ‘i Greci, che ci venivano a spugne.
Nomi
che dico a rosario.
‘A
Ntorcia.
‘A
Scarpa.
‘A
Carina che è una secca a forma di carena, sarà lunga cinquecento metri.
U
Firniolo.
L’Orlo
dell’Acqua.
Più
lontano da terra è la Campana davanti a Punta Libeccio.
La luce picchiusa che s'è accesa è il faro, una pena. Era la spada di luce dell'Arcangelo Gabriele, lo vedevamo dai banchi, dalla Seccanova.
La luce picchiusa che s'è accesa è il faro, una pena. Era la spada di luce dell'Arcangelo Gabriele, lo vedevamo dai banchi, dalla Seccanova.
CAP.3
Faro
di prima, luce potentissima a guardia del Canale fino ai banchi tunisini:
millecinquecento Watt di fulgore, trentasette miglia di portata luminosa, uno
in più della Lanterna di Genova, ventidue di portata reale.
Si chiama Punta Libeccio.
-Anno di costruzione: 1853.
-Torre:ottagonale in muratura.
-Altezza dalla cima alla base: m.24,40.
-Altezza sul livello del mare: m.73,20.
-Colorazione esterna: bianca con fascia centrale nera.
-Settori occultati: visibile fra 298° e 151°(213°)
Il faro assorbe le anime degli uomini suoi custodi prigionieri.
Si chiama Punta Libeccio.
-Anno di costruzione: 1853.
-Torre:ottagonale in muratura.
-Altezza dalla cima alla base: m.24,40.
-Altezza sul livello del mare: m.73,20.
-Colorazione esterna: bianca con fascia centrale nera.
-Settori occultati: visibile fra 298° e 151°(213°)
Il faro assorbe le anime degli uomini suoi custodi prigionieri.
L’asina Rosella che apparteneva al ruolo
ordinario del Comando della Zona dei Fari e del Segnalamento Marittimo di
Messina, da cui l’impianto di Punta Libeccio dipendeva, era l’asina assegnata
in servizio al faro; a quei tempi, ogni faro particolarmente disagiato aveva in
forza un’asina.(…)Il tempo passò. Rosella invecchiava beata e sfaticata. Un
giorno d’estate, sul finire degli anni sessanta, (…)non videro l’asina. La
cercarono prima con gli occhi, perlustrarono poi i sentieri appena visibili fra
le macchie di erica e di lentisco, in motocicletta fecero la trazzera fino al
paese e lì chiesero di Rosella, non l’aveva vista nessuno, tornarono a battere
gli anfratti scagliosi della costa e scrutarono con il binocolo l’ampio mare
dal culmine della torre del faro. Nessuno vide più Rosella del faro, né morta
né viva.
Si pensò di osservare, badando al
reticolato rapportatore Aquino, fra 298° e 151° , se l’asina fosse volata in
cielo ed essendo in servizio al faro da lì servisse alla navigazione
astronomica, e più notti ci mettemmo col nostro Seben, ma niente, visibile fra
298° e 151° un buco nero o era nero l’occhio del telescopio stesso. Anche
perché a est sul punto più alto, che è il mezzopunto Sole/Venere di Marisa
Aino, faceva luce il sole stesso del poeta e all’altro vertice, a nord-ovest,
pensa tu, faceva luce, a scandaglio, la luna stessa del poeta-osservatore, ed
era quello anche il mezzopunto Marte/Giove della sua consorte, essa stessa
osservatrice e navigatrice.
CAP.4
I NOMI DELLA COSTA
Scugghiazzu/Sutta u Canaleddu/Punta du Canaleddu/Punta San Giuseppuzzu/
Sutta a casa di l’avvocato/
Bagnu i masculi/Bagni i fimmini/Zotta u parrino a chianca/
(…)
A macchia di chiappara/
(…)
U Libànu/A praja du Libànu/Tutta ‘a chiana ruta/
U scogghiu niuru/ I du’ frati/
(…)
CAP.4
I NOMI DELLA COSTA
Scugghiazzu/Sutta u Canaleddu/Punta du Canaleddu/Punta San Giuseppuzzu/
Sutta a casa di l’avvocato/
Bagnu i masculi/Bagni i fimmini/Zotta u parrino a chianca/
(…)
A macchia di chiappara/
(…)
U Libànu/A praja du Libànu/Tutta ‘a chiana ruta/
U scogghiu niuru/ I du’ frati/
(…)
CAP.5
Ci
sono due numeri nel conto racconto: il “31” a forma di pero, il “37” davanti al
Camposanto. Fu buco, improvvisa avaria della memoria scandaglio? O pigrizia, o lunatica
di rete afferrata per la prima volta.
CAP.6
Situazione
Antropica nella lingua delle parole
lunghe significa: chi è e come vive l’uomo in un certo punto della terra.
RELAZIONE:
“Per
quanto concerne l’iola, la flotta è ridotta a poche piccole barche.(…)”
CONTRORELAZIONE:
“La
flotta peschereccia dell’isola conta nove unità adibite alla pesca del
cianciòlo e dieci adibite alla pesca a strascico. Sono inoltre presenti unità
di modeste dimensioni che esercitano entro poche miglia dalla costa, in numero
di quattro nel periodo estivo e di dieci nel periodo invernale.(…)”.
CAP.7
“Ho
fatto un sogno, no, non ve lo racconto, più tardi.”
TRIGLIA.
Nomi. Latino, Mullus barbatus. Italiano, Balbone & Triglia.
SARDA.Nomi.Latino, Sardina e Sarda. Italiano, Sarda, e quando è Sardina si
sala e chiamasi Alice, e quando è Sarda si sala parimenti, e chiamasi Sardella.
Scelta.
Giovamenti.
Nocumenti.
Rimedi.
CAP.8
“Quei
tempi che io li chiamo i tempi primitivi, sono contento di esserci stato e che
prima di me c’era stato mio padre e che me li raccontava.”
Una barca peschereccia con
sette marinari, oltre del padron d’essa Benedetto Bruno, partiva negli ultimi
mesi del valicato mese dall’Isola delle Femmine, presso Capaci, per alla volta
di Maretimo, da dove faceva vela più tardi, carica di pesci, diretta per
Palermo.
Due
lapidi ricordano i pescatori che sparirono nel naufragio eterno delle guerre.
CAP.9
Nell’altra
isola, nello sprofondo del canale, ci fu l’Ospedale da Campo N°870.
CAP.10
“Passò
la guerra, che non si fa scordare. Dall’isola cominciava un canale stretto
ritagliato a misura fra i campi di mine fino alla Tunisia, era pieno di navi
nostre che cercavano di passare in quella specie di trappola, mentre le navi
dei nemici stavano alla posta e il cielo bombardava ogni ombra che galleggiava.”
-Istruzioni che debbono tenere presenti gli
agenti semaforici, il personale delle Capitanerie ed Uffizi di porto, i
sorveglianti delle opere idrauliche, i reali carabinieri, le guardie di pubblica
sicurezza, quelle di finanza, forestali, comunali, campestri ed in generale
tutti gli agenti di pulizia giudiziaria per la vigilanza sulla pesca:
-Art.22, La pesca delle
aragoste è vietata dal 1° febbraio al 1° maggio di ciascun anno.
(…)
-I cappotti ai marinai
della Kalsa.-
CAP.11
I
nomi di razza vecchia sanno di terra, che arrivarono dai paesi del Regno,
coloni mezzo coatti e mezzo pionieri messi lì dal re Borbone a salare le sarde,
qualcuno a dimenticare e farsi dimenticare. Secoli e secoli di pescatorìa non
hanno potuto tramutare quei nomi nati in terrazzati.
CAP.12
Qui
abitò il nome Milletari. Proprio e unicamente il nome, l’uomo che lo portava
per molti anni volle conoscere del mondo quanto gliene mostrava la porta
finestra della sua locanda, miserrima ma senza concorrenza nel paese.
CAP.13
“Mi
vergogno un po’ ma ormai l’ho detto e come va, va…
Vi
conto il sogno.
Parlata
tra P, io pescatore e M.,mammarina monachus.
CAP.14
La
polvere delle onde scavalca le case fino alle ali dei gabbiani in bilico sul
controvento e da occidente i venti alti spingono a perdere ricordi e odori di
rosmarino e di timo.
(…)
Onda
lunga cammina cammina malotempo si avvicna.
Onda
lunga annaculìa malotempo a poppavia.
(…)
“Il
pescespada è mestiere, se uno non c’è nato, di fortuna e di noia e di spesata
forte, l’esca di sgombri congelati norvegesi costa ogni anno dippiù e Iddu Lui
non ti scrive oggi tot, ci sono giorni che il conzo torna a bordo pulito
pulito, un rosario.”
TESTUDINE.Nomi. Latino, Testudo. Italiano, Testudine & Tartaruga.
Sono animali di mezzana natura tra gli animali & i pesci, come le lumache.
Scelta.
Giovamenti
Nocumenti.
Rimedi.
ORATA.Nomi. Latino, Aurata.Italiano, Orata.
Scelta. La megliore è quella che è presa d’inverno
in alto mare, & non in mare morto & il principato hanno quelle che son
prese nei mari di Levante.
Giovamenti.
Nocumenti.
Rimedi.
25 marzo 1936. Un
promemoria intitolato “Mare Nostrum” del commissario governativo di Porticello,
paese di pescatori a levante di Palermo, al prefetto, sull’uso della lampara
nella pesca del pesce azzurro.
CAP.15
Un
giorno il giorno nacque bianco sull’isola e Pietro U Baracchiere che da giovane
era capace di tenere su con l’arnese naturale un bugliolo raso raso di sarde
vive, e ora da vecchio era fra i primi a scendere verso gli scali, strinse le
sue cento e mille rughe a gomitolo ma non vide il mare.
CAP.16
“Tutti
i pescatori, basta che sono poco poco valenti, sanno pigliare tutti i pesci:
con l’amo e la canna, con la rete a strascico e il cianciòlo, la palamitara, la
‘mposta e l’acciara alacciara per le alacce, il tartarone; con la rete lampara,
che forma una specie di vasca chiusa in fondo e dentro ci si raccoglie il pesce
di minutaglia, quello che serve per le esche; con le nasse e la traina, col
rizzaglio; con le tre maglie per i pesci di pietra scorfani e lappanazze, la
pavonessa e la capra punta polpi insieme con i luvari i praj i saraghi, non
perdonano nullo pesce; con le trappole di cannizzi per caponi e nfanfari d’ottobre,
invitati a morte dal loro piacere d’ombra sotto quelle tettoie di tavola e
frasche di palma; con il conzo summo o di fondo: ma ognuno ha la sua
specialità, il suo mestiere.”
CAP.17
La
draunara è tromba marina, regina di bufera.
Cinque
sono le chiaghe di Nostro Signore Gesù Cristo/
Tu
che a mare sei/Io che in barca ho stato/
Abbassa
il mamarino/che Dio l’ha comandato.
(…)
Nella
lingua del mare parlato il morire si dice, si può dire, tirarsi il ferro oppure
dare fondo. Salpare dalla vita, ancorarsi alla morte.
Sinistri
marittimi.
Disastri
marittimi.
I
drammi del mare.
Naufragi.
L’isola
è popolata stabilmente da meno di tre secoli, che non sono molti…
EPILOGO
La
particolare specie di homo piscatorius maretimensis si è virtualmente estinta
nel Mediterraneo la sera di sabato 2 febbraio: alla soglia dei novant’anni è
morto Vincenzo Ricevuto. Era l’ultimo della sua generazione – il conto dei
patriarchi superstiti si fa presto, sulle dita di due mani ti dà il resto- e il
solo a trasmettere memoria scritta della comunità marinara diu cui da un secolo
all’altro è stato protagonista e testimone.
APPENDICE
V.S. Gaudio sta leggendo U LIBRU: pagina 109 del Nuovo Trattato Generale dei Pesci e dei Cristiani |
Dicono
che nell’isola c’è una biblioteca e nella biblioteca un unico libro senza
titolo, né data né indicazioni d’autore e stampatore. Dicono che il libro ha
trecentosessantasei pagine, è rilegato con pelle di foca e ha sul dorso e sulla
coperta intarsi d’avorio marino.
‘U
LIBRU-LA CONGIURA
Conversazione
telefonica intercettata alle ore...
sul Mammarino o il Mammadrau. C’era una
volta, quasi cinquecento anni fa, un feroce pirata turco che si chiamava
Mohammed al Dragut, Vicerè di Algeri, Signore di Tripoli e di Mehedia. Era il
terrore di tutti coloro navigavano nel Mediterraneo e abitavano sulle sue coste
e isole. Arrembava vascelli, incendiava paesi e città, passava a fil di spada
chi non si arrendeva e vendeva schiavi i prigionieri, a centinaia, sui mercati
di Algeri e di Tunisi. Intere flotte cristiane gli davano la caccia e
altrettanto faceva lui nei loro confronti. Aveva ottant’anni quando morì,
colpito in fronte da una scheggia di pietra staccata da una palla di cannone,
mentre assediava il castello di Gozo, nel 1565.(…) Tanto terribili erano state
le sue scorrerie, e tanta spaventevole e sinistra fama gli avevano ingigantito
attorno i racconti tramandati da generazioni, che in tutte le isole della
Sicilia, dalle Eolie alle Egadi, il suo nome fu usato dalle madri come
spauracchio per tenere buoni i bambini. Il nome(…)era diventato Mammadrau.
‘U
LIBRU- VAMPATA ROSSA
Il
“postale” era un bastimento a vela, probabilmente uno schifazzo che prima di
dare fondo a Marettimo faceva scalo merci e passeggeri a Favignana e Levanzo.
‘U
LIBRU- IL VISITATORE INGLESE
La
notte della festa della Madonna di Trapani dell’anno 1894, lo scrittore inglese
Samuel Butler sbarcò sull’isola rocciosa.
‘U
LIBRU- IL PRIGIONIERO
…fui ricondotto prigioniero nel palazzo della capitale del Regno.La prigione…mi calarono con una corda da una piccola porta a sbarre di ferro…cella costruita da poco…
‘U LIBRU- UPSETTING OSBORNE.
In primo piano nella foto, una lapide trasmette dall’ombra e dalla corrosione del tempo il suo messaggio di remota pietà: “Sacred/to the memory of/Peter Osborne”.
‘U LIBRU- IL CAPITANO
…fui ricondotto prigioniero nel palazzo della capitale del Regno.La prigione…mi calarono con una corda da una piccola porta a sbarre di ferro…cella costruita da poco…
‘U LIBRU- UPSETTING OSBORNE.
In primo piano nella foto, una lapide trasmette dall’ombra e dalla corrosione del tempo il suo messaggio di remota pietà: “Sacred/to the memory of/Peter Osborne”.
‘U LIBRU- IL CAPITANO
Il
capitano Charles R.Webb della marina mercantile degli Stati Uniti appena arrivò
a Palermo copn lo schooner Alice L.Webb, di 111 tonnellate, decise di vendere
al migliore offerente la sua vita di marinaio insieme con il suo bastimento.
'U LIBRU- PITONZO BAR pagina 130 |
‘U
LIBRU- PITONZO BAR
Il
bar riaprì il giorno che la nave fece naufragio, erano trascorsi molti anni. L’insegna
era al suo posto sulla porta vetrata, c’era e basta. E il bar era al suo posto.
E le quattro donne, la madre e le tre figlie Prima, Seconda e Terza: vecchia la
madre e le figlie di identità incerta, né vecchie né giovani, né belle né
brutte, né alte né basse.La famiglia di Pitonzo. Parentela che non dichiararono
spontaneamente mai, né interrogate confermarono o smentirono.
‘U
LIBRU- UNA FAVOLA PICCOLA
Il
gabbiano vecchio rimproverava i gabbiani giovani che non avevano neppure
imparato a pescare e a stormi sempre più gremiti svolacchiavano attorno ai
grandi depositi di immondizie, da cui si alimentavano scialando senza
affaticare le ali e gli occhi.
‘U
LIBRU- BALENE E DINTORNI
Vecchio
capodoglio è una pellaccia, invece che di seppie e calamari, forse sta facendo
scorpacciate di gronghi, anguille, spigole e cefali, che nelle acque inquinate
e limacciose sguazzano e prosperano.
‘U
LIBRU- LA BARCA ARIA
Era
stata costruita e armata per correre sul mare a catturare i venti gagliardi.
‘U
LIBRU- FRAMMENTI
PESCE
MOSTRUOSO.
PESCIOLINO
OMICIDA.
LA
PESCA DELLA FOCA.
PESCA
DI UN CETACEO.
LA
LOTTA AL DELFINO.
UN
CETACEO DI 12 METRI.
‘U
LIBRU- A PROPOSITO DI MATTANZA
Nella
“storica” tonnara di Favignana
il
rais – parola che una volta si scriveva con l’iniziale maiuscola – ha rinviato
la prima mattanza della stagione 2002 in segno di protesta contro i proprietari
dell’impianto, che non avevano voluto prestare i loro barconi per trasportare i
turisti sul luogo del mattatoio liquido chiamato “camera della morte”.
!a
Daniela Saitta, l'Art-Director di "Lunarionuovo", che ha nome di aria e non di mare, a cui chiesi di chiedere a
Genco se aveva il file di un paragrafo d’u libru, quello del Pitonzo Bar, che
volevamo mettere quest’estate su “Uh Magazine”, e che, poi, lei, che ha una
memoria di balena e non è sarda né alice e nemmeno sardella, come la barca Aria
era stata costruita e armata per correre sul mare a catturare i venti gagliardi può darsi che sia andata al mare e
Pitonzo, con
tutto il Bar la moglie e le figlie Prima Seconda e Terza, sia naufragato. O fu improvvisa avaria della
memoria scandaglio di cui al Cap.5?