V.S.GAUDIO
L’ARMURE
DI MISS
1La linea
au point de soie
La
linea porta la pietra al punto
in cui
si curva verso la rete
e
sotto, nell’angolo più stretto in cui non passa il blu,
prima
dell’inflessione dei giunti, entre les rectangles droits
come
se alla giuntura delle maglie che il muro
alla
spalla che gira come un legno un po’
morbido
e piegato,dal peso
di
questo pondus che fibre à fibre
getta
oltre la rete
dove
cessano le siepi
la
linea di un suono che non è vento
a caso
né picchia contro l’altro versante
di
fronte come se fossero sospese sopra l’acqua
cola
sul luogo, o sul corpo, immergendosi
nell’azzurro
dei calzoncini
ce
trou qui laisse voir sulla superficie che ha
l’ombra
rossa della maglietta e nella linea del
tramonto
il numero nel momento in cui le forme
mischiano
deretani e braccia, e si toccano le mani
e si
somigliano le gambe che lasciano
vedere un seul à fois
ce dos d’un jour jusqu’au gris, e il fondo
della
sera più alta della linea
che la
palla contro il muro delle mani
traccia longeant le soir d’air et de soie
2C’est voir
le corps de l’amour
c’est le corps qui
fait voir
les jointures des jambes, l’épaule et le méridien
du dos, la surface du ventre
quand elle allant du bleu vers le bleu
reprenant le même commencement
une peau recouvre
le plus grand bonheur
est cette élasticité
de ses shorts
qualité du bois et du mouvement le long
du gnomon dedans
le cheval écumant de l’amour
3Au
caresser la base du monde
au retour si je dois la caresser
une récolte qui tourne au jeu
qui manie à moitié chemin
le bateau, une envie d’accoster
au moment le plus utile
qui joyeusement dans la calme du soir
elle lance le ballon chaque fois que je vois
son image, les choses de grâce que
je vous les énumère si vous
eteindez la lumière
la tache même arrondit
les hachures, et le moite repoussant les formes
vers le gnomon et contre
le kama-salila même se tient
élargi, s’étale ou suinte
sur la base du monde
4Sotto
i giunti dei suoi calzoncini
sotto
l’inflessione dei giunti
tra i
rettangoli dritti alla giuntura
delle
natiche o delle pietre di legno dove
il
muro gira e lei si innalza verso il cielo,
la
linea della rete con il peso
che
fibra per fibra nell’incrocio
delle
ginocchia quest’incavo aperto
sul pendio,
in cui il muro è gettato al recinto
dove
la siepe non ha più una linea continua
la
ligne des biens nel punto in cui si curva
e
lascia vedere il giorno che sul sentiero dell’
acqua
costeggia la sera
nell’aria
elastica dei suoi calzoncini
5Dans l’eau
le cadrain solaire de Miss Martinguhing
dans les compartiments d’eau
et de muqueuse, presso lingue e salive,
pagine di sperma
elle plonge et revient et ploie le scintillement
tout au travers de l’échafaudage du bleu au bleu
dans le corps s’étend, dans la bouche dans l’éclair
du moment où je touche l’humide corps
che
ancora e di più lungo il solco
del
meridiano è densa piega del luccichio
son département du Bas-Rhin
le cadran solaire et lunaire di Miss Martinguhing
6Si
trova nella primavera son Dab
si
trova nelle vicinanze della primavera
in un
bosco una potenza stupefatta
nello
splendore del movimento in cui
il
fiancale elastico è sotto la trasparenza
da cui
non posso che a lungo ammirare
tant de gracieuse beauté
elle monte légèrment l’escalier du filet
le vent tourne quand il change soudain
et cette fille jolie qui réunit
ces instants d’élégance alors qu’en
pleine après-midi s’allonge l’ombre
du méridien
dans ce temps chaude quelle soie n’éveille
en moi d’érections que je ne sache
rapides et définitives ?
en dessous cette perfection des shorts
élastiques ce délice pataphysique
cette beauté surprise au mur du filet
renouvelle constamment dans diverses tonalités
les organes des sens arrosés
qui glissent à une vitesse
que est la vitesse,la plénitude du Martinguhing
che si
lascia guardare ancora per alcune ore
nella sua elasticità bionda
cet esprit de femme déployant son dab[1]
7Quand
se tourne l’elasticità dei calzoncini
quand elle vient et se tourne
ou se dresse, ou saute
et ce n’est pas le saut du Kangourou[2],
che di
seguito è rosso sotto l’ascella
e il
tatto ha l’odore di sperma e sudore e kama-salila
che
viene per di più e di già
senza
un intervallo di misura
che a
distanza così pieno di suoni e di alberi
sotto
la nera frescura épongée
rende
più lucente l’elasticità dei calzoncini
8L’armure
la pierre autant d’obscurité
l’armure comme le bois porte la pierre
au point où elle se recourbe
et, dessous, juste avant
l’inflexion des joints,
fibre à fibre imprégnée
élasticité du kama-salila
entre les fesses, dans le méridien
du monde qui saute, qui écrase, qui lance,
et qu’il s’y trouve toujours
autant d’obscurité
9E
anche lentamente nell’azzurro teso
e
anche sulle gambe lentamente
stringendo
tutt’intorno lo sguardo
come
se tutto ciò che resta riconosciuto
cambia,
la lucentezza taglia il suono
si
vede con la punta delle dita questa trasparenza
che
tiene unito il tempo, questo confluire
della
pietra e del cuoio, della guiggia e dello scudo,
questo
scarsellone blu che fascia la puledra
che
raccoglie il rosso e il numero della shirt
con il
sapore d’ascella, il pelo biondo e l’odore
bagnato
del kama-salila che versandosi doppia
la via
e si tiene mischiato tra le linee
e il
paesaggio, il colore e la pianta,
interrompe
grida o parole, le voci del pubblico
e
dell’arbitro di linea, aggira tutto un popolo
fino a
bere cose,facce,buchi,pieghe
lungo
un prato che è fatto di legno
e di
acqua che si immerge nell’azzurro teso
del
suo gnomone
10Un
sentiero il muro e la bocca del gaudio
un
sentiero che tra l’acqua e il muro
questa
rete che s’innalza un po’ all’orizzonte
e un
po’ prima in mezzo al cielo
questo
vedere il giorno fino al blu del suo
fiancale,
e poi il genuale che dalle ginocchia
alza
la linea e passa al meridiano
perché
si fa genus, dal suo ginocchio
è il
suo genus di femmina che lascia vedere
il
giorno fino al blu dello scarsellone
che è
come se fosse rosso di sesso e di gemiti
cerniera
che sutura la cavalcata di confine
piega
della linea senza fine
quasi
orizzontale se la si percorre cavalcando
stretto
tra il bianco e il denso, il cavo del dosso
quasi
verticale sul vuoto in cui esattamente
all’altra
estremità è visibile la vertigine
che
saliva o sperma sta bagnando l’impalcatura
e
varca in un lampo la bocca del gaudio
11De largeur
on vient sui calzoncini
de largeur en longueur,on vient
et on
va,tra voci e suoni e rami e mani
qui a monté descend
et tout se referme
mani
che toccano mani e corpi che pervengono
obliquamente
fino a posarsi
sulla
pelle e le dita
l’aria
si volta e il rosso spegne la linea
allo
stesso tempo lasciando appena il suono
della
puledra dal collo biondo piegato
a cui
con l’occhio la groppa liscio
per
gradi intorno alla spalla premendo
e
poggiando poi più il suono della notte
che
cola da tutte le parti in fondo al dorso
l’aria
e l’acqua con quel po’ di legno
e di
cuoio fin sulle gambe che sa di sudore
e di
lingua o di terriccio che l’ombra cambia
tra
solco delle natiche e ventre dritto
dove
le linee sono chiare
come
se il vento troppo largo balzasse tra pelle
e
palla, scudo e glande, guiggia e macchia più
azzurra
del rumore sui calzoncini
12Più
bagnata è la guiggia amara di kama-salila
più
bagnata del legno è la guiggia
con
cui lei artiglia la visione
succo
schiacciato e colata o macchia azzurra
del
tessuto quando il suono tira tra bocca
e
solco delle natiche, tra parlare e bere
nuotando
tutta la sera come se
la
barda della puledra fosse questa groppiera
la
fibra della sera
amara
di succo e muschio, sole e sperma,
sabbia
e kama-salila
13Se
devo tenerlo il fiancale madido
se
devo accarezzare Guh, e tenerlo
segreto
questo raccolto che volge in gioco
che
può benissimo essere il mio battello
oppure
se uno abbia voglia di andare,ing,
muovendosi
tra il desiderio,iccha, e il gesto di
inga o ingita, con tante delicate attenzioni,
la sua
pelle fissa con il blu e il rosso,
e in
questo muoversi gridare Gu,
con la
gioia di precedere il silenzio
la
copertura del mistero,
e
questo è Guhya,
in
questa trasparenza del nome nel quale
non
posso che a lungo ammirare la graziosa potenza
splendida
e tesa del nome comune, e questo che
colora
una jolie fille, il suo Martinguhing
che
riunisce in pieno pomeriggio
tutta
l’ombra lunga del suo passaggio al meridiano
tra
gesti e sussulti e coperture
misteri,Guhya,da tenere dentro,Guh, in questa
atletica,ing,del culo
questo
Martinguhing, patagonico muoversi del
bonheur
perfettamente
visibile sotto rete
pronta
a ricevere Miss Martinguhing[3]
il
fiancale madido del bonheur che sussulta
14Nella
forma eclittica appare doppia la linea
nella
forma eclittica in cui lei appare
nella
discontinuità del tratto che taglia corto
con
ogni affetto, questa parure
con le
pezze d’arme, la sua armure
così
concatenata e reversibile, così ciclica
che
non ha più un codice,
sconnessa
e frantumata, dépense
che ha
l’alterità radicale e assoluta
di un
altrove che ha l’eccesso dell’irriducibile
artificio
di una sottigliezza agonistica dell’apparire
patafisica
armure questo pondus biondo
che
nella banale esattezza del suo essere sotto rete
in
attesa sta aspettando di pervenire all’incanto
di
farsi macchina, oggetto, del segreto,
non un
aggettivo che non si impone,
come
la puledra con la barda di sella o di fiancale o di questa
inumana
ginocchiera-staffa,
armure
del fallo, esponenziale analemma
che si
spoglia dei suoi nomi quando è cuoio
o
entrando nella fresca elasticità che bagna la pelle
e la
tende, fa ruotare ciò che di traverso
è
tagliato dal rosso e dal blu, semplice gesto
che
sta muovendosi e rimane, sta andando
e non
si sposta, da una parte all’altra
facendo
crepitare nella polpa inumidita
la
fibra del vento più sottile e solida
inarcata
e piegata alla tenerezza
muscolatura
che la linea fissa dalla spalla
al
dosso, terreno morbido e foncé,
dove
la terra talismano ha i fiori del pesco,
alle
gambe di faccia al vento
che
getta i colori più su e lasciando la mano
o la
bocca che si bagna e la lingua che percorre
tutto
il corpo che vede in un solo tratto
così
artificiale come se le giunture, le ginocchia,
l’articolazione
delle gambe, l’incavo del culo che
sotto
il blu elastico rende più alta la sera
e fa
vedere il giorno fino al rosso,
fossero
la rete che raccoglie in lungo e in largo
la
macchia larga e soffocata di kama-salila, l’odore
di
acqua e di sudore, di limo e di sperma
che in
segreto viene sulla pelle e si gira
o si
alza, salta e doppia la linea
troppo
larga per non doverla sempre frantumare
o
bagnare
│!v.s.gaudio © 2006
[1] In argot sta per
“Père”,”Patron”,”Maître” ma anche per “Roi”, ”Dieu”, le suprême architect,
questo Dab del Martinguhing è chi, avendo generato o costruito cet esprit somatisé
de femme, con questo si pone, si realizza come Heimlich o, appunto, Dab;
le Dab Martinguhing che, come si
vede alla 13, è la patagonistica, a
dirla con Jean Baudrillard, di un oggetto radicale, questo “manifestare il
muoversi, l’andare”, e renderlo assolutamente immobile nella devoluzione del
suo apparire declinando l’ Heimlich, ovvero il suo essere “patafisica dagli
effetti incommensurabili”. Il patagonismo di Miss Martinguhing. Fosse stato son
dab d’argent, per il
rinvio argotier allo “speculum”, lo specolo, che ispeziona le cavità naturali, lo
sfoggiamento del suo dab sarebbe
stato speculare a questa trasparenza piena e liquida, patente e patagonistica,
del suo esprit de femme.
[2] Il “salto del canguro”, che è
particolarmente benefico per la pallavolo, può costituire, se eseguito a
lungo, un magnifico allenamento cardiorespiratorio.
E’ inserito, da Morehouse e Gross, tra gli esercizi
per la resistenza muscolare: aumentando il circuito di allenamento,cercando di
arrivare un po’ più in alto con ogni salto, si fa salire la frequenza delle
pulsazioni fino al 90% del proprio massimo, se è Miss Martinguhing che si sta
allenando per il suo sport che richiede una resistenza muscolare straordinaria.
[3] E questo che si vede, come è
stato detto alla nota 1, questa patagonistica del nome proprio che si è fatto Dab, e quindi ha la proprietà splendida
e tesa del nome comune. Pertanto, questo nome è come se fosse scelto o
determinato con tutti e quattro i modi di cui dice Bruno Migliorini in merito
all’ onomastica tradizionale, per allusione, a
un’ individualità determinata, per evocazione,simbolismo fonetico e trasparenza, che condensa,quest’ultimo
modo, ”quella congruenza magica fra il nome e la persona che lo porta”(cfr. Migliorini, Dal nome proprio al nome comune, Casa editrice
Olschki, Firenze 1927,p.28): ”Tu es Petrus
et super hanc petram aedificabo
ecclesiam meam”vs “Tu es Martinguhing
et…”.