Corpo statico d’
Aurélia Steiner Ä
I
Se
cammini, se sosti: siediti o chinati
Questo
tuo corpo che nei sutta della vittoria
Ha nove
aperture e la cavità del capo è riempita
Del
cervello e lo stolto, schiavo dell’ignoranza
Prende
questo corpo come una bella cosa
Se
cammini tu, se ti fermi, se ti siedi
tu
determini una muta o cristalli di massa ,
non più
una massa in fuga, una massa lenta
com'è questo che sta qui, così è quello che sta lì
questo
corpo che tieni in grande considerazione
quantunque
sia ripieno degl’intestini
e di
liquido sinoviale se cammini allora
a vederti
camminare sembri una muta di guerra
o forse
del lamento, se ti rialzi dopo
che ti
sei chinata e non c’è un poeta-visionatore
a fare l’inseguimento
di Baudrillard
o un
giapponese a farti un’istantanea zoomata
non sei nella
muta dell’accrescimento o della copia
Se
cammini tu , se ti fermi
Se ti
siedi vuoi essere un gran numero
Nello
schema verbale del cavalcare
Il tuo
pondus allora te ne avvedi
Che è nel
paradigma del poeta
E nella
postura della durata
Cedevole
ed elastica quasi nel fondo
Mistico
della pelle e della carne
Del tergo
e del culo tra sebo e cute
È
considerato dal (-phi) del poeta
Una bella
cosa questo corpo della muta così seduta
II
La massa
quanto più è concentrata
Tanti più
(-phi) attrae e sulla propria
Seduta
essa misura la grandezza
Tanto che
così seduta cresce nel modo
Più
rapido se rimane statica
Si
accumula e ci si tocca e tanti
(-phi) di quelli attratti si stringe
Il più a
lungo possibile fin quando
Un grido
improvviso o un’esclamazione
È la voce
della massa una reazione
Affettiva
la cui efficacia equivale
Al suo
spazio psichico anche a teatro
O in un
cinema, in treno stai seduta
Al tuo
posto nella singola esistenza
Seduta
tranquilla per il posto che
Hai
pagato stando a fianco di chi
Lo stesso
ha pagato anche per
Applaudire
durante l’attesa infinita
O
semplicemente delimitata un tratto
Lungo
quanto una determinata lunghezza
Una
pazienza seduta anche per un concerto
La musica
che viene così immobile
Tanto che
non si riesce a non sentire
Nulla che
non sia una naturale staticità
Intanto
che la scarica ti faccia sollevare
Lieve o
intensa la massa statica che
Nel
cerchio lento si era seduta
Su un
sedile una seggiola per starci
Comoda e
in modo che da dietro
Non ci si
spinga troppo verso l’esterno
Stando
così voltata la schiena
Alla
città, alle sue mura, alle sue strade
III
Quanti
demoni stanno lì seduti
Dove sei
seduta tra l’anima
Del
poeta-visionatore e quel tuo largo
E
possente (-phi) che va di longitudine
In
longitudine radunando demoni
Attorno
al tuo animus o al tergo seduto
Che è lo
stesso saranno più dei granelli
Di sabbia
sulla spiaggia del mare
L’altra
estate o quanti milioni come
I
cristalli di massa un numero incalcolabile
Forse
undici bilioni se non 23 tra
La lode e
la beatitudine vicini alla
Massa seduta
o dentro il tuo animus
Accolti
per sempre presso questa
Sostanza
del corpo e immersi nella
Stessa
visione e nella lode medesima
Fanno
soltanto ciò, e lo fanno tutti insieme
Fino a
notte inoltrata con la posizione
Che varia
di giorno in giorno, di mese in
Mese, di
stagione in stagione, di desiderio
In
desiderio secondo la massa invisibile
Di ogni
demone e il suo numero smisurato
Così
minuscolo e così incalcolabile
In linea
senza fine un esercito innumerevole
Una sola
cosa che moltiplica la densità
Del (-phi) attraverso il tempo, forse
Lo sperma
del tempo e del tuo animus
Ä
Stimmung di V.S. Gaudio con Elias Canetti