Aurélia Steiner C.K.
Aurélia Steiner von Innsbruck
Je
suis dans cette chambre où chaque jour je vous écris.
C’est le milieu du jour.
Le ciel est sombre.
Devant
moi il n’y a pas la mer.
Non c’è niente, nessun
tratto nero tra cielo e acqua.
Dans
la glace de ma chambre, droite, voilée par la lumière sombre je regarde vers le
dehors.
L’image
de la femme rencontrée dans le train.
Est-ce
que cette place est libre ?
Ist dieser Platz frei ?[i]
E quando mi guardò con
quel muso, lo sguardo, la linea delle gote, la faccia incazzata e docile.
Oh, feci: ma lei, lei
è C.K. la campionessa!
Per questo aveva
mostrato al controllore un tesserino; avevo pensato che fosse per uno sconto
per studenti.
Non mi rispose
nemmeno.
Anzi: in italiano, quasi come se fosse davvero C.K. in persona a parlare:
“Chiuda il finestrino per favore!”
Il finestrino aperto
era quello del corridoio.
E: “Türen schliessen”, nein?[ii]
Ecco, ricomincio a
vederla.
E mi siedo.
E: “Non sono C.K. la
campionessa. Mi chiamo Aurélia Steiner. E lei non è informata della mia
esistenza.”
E mi guardò con quel
muso che solo C.K. ha, specie quando mette la fascia di lana con l’asterisco.
Lei, chi, feci
perplesso, C.K. o io ?
Tornò a guardarmi con
quel muso, incazzata e docile, come se volesse mordermi.
Dans un monde où vous
n’êtes pas C.K., dans ce train vous êtes…, ma non lo dissi : a me
stesso : par la longuer et la gracilité adolescente du corps que je vous
vois, par la maladresse de l’approche, questa irritazione sul bordo del
piacere, qui su questo treno[iii] che mi porta in Austria
dovrò tener conto di aver incontrato Aurélia Steiner ?
Che è la copia
esatta di C.K., e del suo muso, quello sguardo plutonico e anche da (-phi)marziano e briccone, e che ha lo
stesso corpo che in tutte queste immagini[iv] ha C.K. dentro la sua
aura patagonica (e sudtirolese), ancora con quel muso:
“ E lei che campione
sarebbe? Io sarei C.K. e lei…chi?”
Forse un
poeta-visionatore, e non un marinaio che qui il mare dove l’andiamo a prendere?
“Ah, un poeta…un
poeta…visionatore?”
De l'image de C.K. sul ghiaccio e quella con la fascia che portate in testa con l'asterisco e fate la deissi con l'indice della mano destra e la vostra bocca, Dio mio, Aurélia che cosa siete! |
De l’image de C.K sul
ghiaccio e quella con la fascia che portate in testa con l’asterisco e fate la
deissi con l’indice della mano destra e la vostra bocca, Dio mio, Aurélia che
cosa siete!
E lei a ridere, con
quel muso e le sue zanne, dentro la pulsione orale “m” di Szondi che però, questo
non bisogna dirlo, ha una sorta di punctum
dell’Heimlich che fa fremere la pulsione
“s”,
un po’ sadica e un po’ feticista, tra dono di sé e freddezza, faccia tosta e
spirito di sacrificio. Una briccona. Dovrei dirglielo, in tedesco: Schurkin, che, in confronto, il briccone degli indiani d’America, per
quanto C.K. è maestra di metamorfosi,
da pellerossa impallidisce[v].
Un campione, nel mio
piccolo Dasein, potrei esserlo anche
stato – le dissi alla deliziosa Schurkin:
avrà pur letto bambina il mio nome sui periodici della Walt Disney, da “Topolino” a “Minni”…arrivavano in Austria…e anche, presumo, nel Sud Tirolo.
“Mein Gott…lei è quel VueSse lì?...(Ist) Erstaunlich!”[vi]
E poi la dislocazione
che si produce tra la stazione e la città, che non ha acque verdi e nere del
mare nordico.
Unter der Báhnhof und die Stadt[vii].
Non c’era nemmeno vento andando in albergo.
Unter der Báhnhof und die Stadt[vii].
Non c’era nemmeno vento andando in albergo.
Ho aperto le porte e le finestre della mia camera
et une douce lumière est entrée.
L’orizzonte come se
fosse quello di sempre, un’abitudine, liscia e sgombra. Nemmeno un tratto
esoterico.
Adesso, che cazzo
scrivo?
Toute la mer est redevenue bleue.
Comme toujours à cette heure-ci surgit une forte clarté,
juste avant l’obscurcissement général
que répond le rougeoiement de la nuit ?
Quando vedevo C.K. pattinare sul giaccio piangevo per la tristezza.
Là dentro è come la sera che cade sull’assenza, tu la guardi, sempre.
E non c’è niente, nemmeno l’ultima frontiera del giorno,
e non puoi nulla contro quest’eternità che sta tra il bianco assoluto e il grigio,
quel rettangolo bianco nel cortile di quel campo di concentramento.
Non conta la stagione.
Anche
d’estate, non c’è alcuna potenza del sole,
devant vous, le rectangle blanc dans lequel
la tempête est arrivée dans la nuit.
devant vous, le rectangle blanc dans lequel
la tempête est arrivée dans la nuit.
Verso le tre , che
giorno era, il secondo, il terzo ?
Il vento.
Der Wind.
Eccolo.
E poi? La mer…Il n’ y a pas la mer.
Dov’è il mare adesso che si sta piegando
a questo vento, la mer l’ha seguito?
Dov’è il mare adesso che si sta piegando
a questo vento, la mer l’ha seguito?
Ça
a commencé par une clameur bestiale.
La sua violenza è stata tale che nella memoria
dei cittadini di Innsbruck non era mai stata così terribile.
La sua violenza è stata tale che nella memoria
dei cittadini di Innsbruck non era mai stata così terribile.
Dal fondo del cielo di
colpo, eccola.
Come la guerra, un uragano che corre lungo il fiume,
il rumore aumenta, ordinato, lungo, un fiotto continuo,
il rumore intero attraversa il volume della notte,
la notte inondata dall’Inn.
Come la guerra, un uragano che corre lungo il fiume,
il rumore aumenta, ordinato, lungo, un fiotto continuo,
il rumore intero attraversa il volume della notte,
la notte inondata dall’Inn.
Der Fluss[viii].
Aurélia Steiner di Innsbruck che è la copia esatta di C.K. come il poeta-visionatore la vede adesso, con il piede sx in alto sul grafico Ebertin tra i gradi 80 e 84 e la mano sx(...) |
Qui, c’è Aurélia
Steiner di Innsbruck che è la copia esatta di C.K. come il poeta-visionatore la vede adesso, con il piede sinistro in alto sul
grafico Ebertin tra i gradi 80 e 84 e la mano sinistra che stringe la caviglia,
e l’altro piede come se fosse dall’altra parte dell’angolo piatto, e quel che è
il solco profondo dello shummulo,il
fondo da cui si sprigiona il bagliore
ainico nell’occhio fallico di Marte a 21 gradi di questo schema ridotto a
90 gradi: lei si trova qui e dappertutto.
Non c’è il mare, ma è
come se l’Inn stesse cavalcando
all’assalto della città,
la sta scalando,
la
sta invadendo.
L’Inn ha rotto i vetri, ha fracassato le porte e le finestre,
ha
crepato i muri, ha asportato i tetti e la città è rimasta così, aperta,
come C.K.
nell’esercizio dell’angolo piatto da un piede all’altro
e il meridiano del (-phi) nella beanza del vento di Marte.
Nella calma improvvisa che si produce,
la ripresa delle forze e del soffio,
come se fosse la soufflé de la bouche, ou de la bobine,
de C.K. adesso che si sta aspettando che
arrivi
l’altro versante della tempesta.
Un po’ prima dell’aurora, nel biancore
livido
come se fosse una pista di pattinaggio all’inizio del giorno,
e i grandi
magazzini del sale fossero scoppiati
sotto i colpi di un tempestoso meridiano.
Jene
stürmiche Mittagslinie[ix].
Il sale s’è diffuso lungo il fiume,
e la sua salinità
si è fatta mortale per la città.
Il giorno si è alzato.
Der Himmel hellt sich auf.[x]
Allora, appesantito,
l’Inn, avvelenato, si è calmato.
Qui, questo è il luogo
del mondo in cui si trova Aurélia Steiner.
Si trova qui, dov’è arrivata col
treno con il poeta-visionatore:
il
centro della paura, lei vuole che ciò che passa dal suo meridiano
si diffonda
sul mondo, tra angoscia e desiderio
il centro o il buco della paura si sposti.
E che giri attorno a lei.
Vuole che il mondo intero sia nel rombo di Lacan,
come il poeta-visionatore che l’indomani mattina
nel cielo ghiacciato di Innsbruck vede il sole crudo e pieno.
Il fiume è là, al
suo posto, come il meridiano del poeta
che est rangé dans le trou d’Aurélia
Steiner,
il mezzopunto dell’angolo piatto di C.K.
La città è bianca di
sale,
è pietrificata nel caos
in cui la tempesta dell’Inn
l’ha lasciata.
Io cammino.
A poco a poco, senza
che io senta nessuno arrivare,
vous me revenez de l’exil de la nuit,
de
l’envers du monde,
con la fascia di lana in testa, quella con l’asterisco.
Vous
traversez la ville.
Vi siete girata, avete esitato e poi, via, vi siete
allontanata.
So che la notte che
verrà andrete in stazione
e chi dovrò
cercare allora,
chi ho incontrato in treno
o quest’altra che ho incontrato
lungo il fiume dopo la tempesta,
e che voi avete guardato.
Per gli skinny jeans
della Nordstrom,
e lo sguardo plutonico di chi vive
lungo i ghiacciai o in
città a ridosso del fiume,
che aveva sotto la fascia di lana con l’asterisco,
il suo muso in faccia al cielo di ghiaccio,
son dos dentro l’occhio fallico di
Marte
nel mezzo del cielo del poeta-visionatore.
O forse avrei potuto non
averla incontrata in treno.
O non averla vista.
Nella giovinezza così
affamata del suo pondus
e della sua faccia.
E che non avrei dovuto guardare.
Per come stava dentro quei jeans di CK[xi],
quello sguardo in faccia
al cielo di ghiaccio,
nella profondità e nel sole del suo stesso nome,
che
storia porta questo suo pondus 17x54 ?
E adesso che è nel mio
piacere singolare,
anche su quel treno,
o qui in questa camera ad Innsbruck,
la
pelle non sento che il suo muso, il viso,
e poi, lassù, verso il meridiano al
Medio Cielo
nel grafico Ebertin a 90 gradi,
la déchirure ouverte a 180°,
col
doppio punctum:
uno fa Aurélia
Steiner;
l’altro fa C.K.
E viceversa.
Come dovrò chiamarti?
Di volta in volta,
un giorno Aurélia?
Un altro giorno C. ?
O K.?
C.Steiner?
O
Aurélia K.?
Facciamo che ti tiro
giù i jeans
che avevi sul treno del Brennero
e io pensavo ancora che eri C.K.
e
che saresti scesa un’ora e mezzo dopo
a
Bozen e anch’io allora sarei sceso a Bolzano.
Ti dico il nome
intero: C.K.
Ti dico solo il nome:
C.
Ti dico solo il
cognome: K.
Non riesco a dirti
altro.
Può darsi che tu dica
qualcosa di forte in tedesco,
ma non me ne frega, non voglio sentirti tedesca.
Faccio conto che tu sia C.K.
E te lo dico nei baci, nello schema verbale del
baciare,
il tuo muso, Dio, C., i tuoi denti, le labbra contro la pelle,
ti
chiamo piano, ti dico il nome gridando,
te li ripeto i tuoi nomi dentro,
all’interno del tuo corpo,
contro la bocca, quel muso, sul viso da briccona che
hai,
contro il muro, sugli occhi, tengo testa alla tua insolenza,
entre bobine et nez[xii],
ti immobilizzi con i jeans calati,
in un contenimento che ti fa gemere,
e non
sei ancora caduta, anche se per come pattini tu,
e le gambe al Medio Cielo,
e
il tergo che sorge come se fosse il tuo Ascendente,
e la faccia, quella faccia che hai da briccona
avanzata e docile, il muso, der Maul,
dov’è che mi tengo,
all’entrata del corpo di Aurélia Steiner,
resto là, toujours dans le soin
extrême
de mener le supplice jusq’à son terme
e poi entro nel corpo?
Dans un mouvement très
lent,
inverse de celui de son emportement,
il poeta-visionatore entra in quale punctum,
quello d’Aurélia Steiner o quello di C.K. ?
La lentezza non ci fa
gridare tutti e tre?
E di nuovo, tu dici il
mio nome VS,
lei dice il tuo,
io ripeto il suo nome con il tuo cognome,
tous
les répètons tout bas, encore.
Tu o il Maul, il muso, la bobine d’Aurélia:
chi
morde il mio nome,
chi me lo stringe di più
e più ancora del (-phi),
cosa stai rinserrando di me nel
tuo nome,
labbra contro pelle,
pelle di quale tergo nel mio nome,
muso di C.K
dillo,
dimmelo, senza voce,
con l’accento inconnu
del tuo Schurkinmaul[xiii],
Steiner von Innsbruck.
Il
a encore dit les noms, il les a encore répétés,
ma senza voce, dans une
brutalité qui s’ignorait,
avec un accent inconnu.
Fino a che la
ripetizione dei nomi
fa addormentare gli amanti.
Quando mi sveglio, il
treno è ripartito.
C.K. mi ha lasciato un
biglietto.
C’è scritto:
Mi chiamo davvero
C.K.?
Ich bin wirklich C.K. ?[xiv]
Non abito a Innsbruck.
Ich lebe nicht in Innsbruck, und in Ö’sterreich nicht
einmal.[xv]
Non ho più diciott’anni, anzi sono o potrei essere la Schurkin 17 x 54.
Scrivimi ancora su di me.
O su Aurélia Steiner di Innsbruck.
A.S. von Bozen: a deissi del muso come starebbe?
Deixis-Maul oder Maul-Anzeiger[xix]…
[i] E’ libero questo posto?
[ii] “Chiudere gli sportelli”
no?
[iii] Come se fosse l’EC di
una volta, il “Garda”, preso a Verona Porta Nuova alle 17 per andare, in 40
minuti, a Rovereto alla volta di Riva del Garda. Il Garda, superata Brenner,
passa per Innsbruck Hbf, diretto a München.
Il poeta-visionatore finisce a Innsbruck preso come fu da quella Aurélia
Steiner che faceva scalo a Innsbruck.
[iv] Costituite anche come pin nella bacheca “patagonistica” o “somatologia
dello shummulo” nel profilo Pinterest del poeta-visionatore.
[v] Il Trickster è un maestro di
metamorfosi, che può assumere a suo piacimento ogni forma:lo scrisse anche
Elias Canetti in Divieti di metamorfosi:
abbindola tutti gli altri, e il suo potere si fonda sulle innumerevoli forme
che può assumere. Trasformandosi, coglie di sorpresa, e afferra in modo
inatteso, lasciando afferrare di sé solo il fatto che se la svigna. C.K. come
se fosse in uno dei suoi accessi estatici aduna presso di sé spiriti e
poeti-visionatori che sottomette, parla la loro lingua e non il tedesco, diviene
un loro pari e può infatuarli al loro modo, dentro i piaceri singolari che
fanno. C.K, come Schurkin, può tutto,
anche trasformarsi in Aurélia Steiner di Innsbruck quando viaggia in treno sul
Garda preso a Verona insieme al poeta-visionatore, che sta andando a Riva del
Garda e dovrebbe scendere a Rovereto; e poi svignarsela, facendo credere al
poeta di non abitare a Innsbruck e nemmeno nel Sud Tirolo. E’insomma la campionessa K., Meisterin vs Schurkin ?
Ovvero: Schurkinmeisterin.
[vi] Mio Dio(…) E’ sorprendente!
Qui ero stato tentato: per verificare se effettivamente potesse essere C.K.
L’avevo già formulata: “Ich möchte
auch gern schlittschuhláufen
Iernen, aber ich habe Angst zu fallen”[=”Vorrei
imparare anch’io a pattinare, ma temo di cadere”]. La stavo per dire,
così, mi dissi, se s’incazza o mi guarda con quel muso di briccona incazzata e
mi lancia un’occhiata di ghiaccio, di sicuro è lei C.K! Invece il treno si
fermò, eravamo a Innsbruck.
[vii] Tra la stazione e la
città.
[viii] Il fiume.
[ix] Quel tempestoso meridiano.
[x] “Il cielo si rischiara”.
[xi] In realtà, non erano
jeans Calvin Klein, ma skinny jeans di quelli che vende la Nordstrom; se non skinny
jeans a vita alta di Abercrombie.
[xii] “Tra muso(becco) e
naso”, o anche: nez=faccia: “tra becco e faccia”
[xiii] Lo Schurkinmaul, si fa presto, sarebbe il Muso della Briccona.
[xiv] C: leggi “tse”.
[xv] Non abito a Innsbruck. E
nemmeno in Austria.
[xvi] “Sono stata”.
[xvii] “come mia cugina”.
[xviii] “avrà presto diciotto
anni”.
[xix] Deissi del muso(becco) o Indicatore
del muso (muso-indicatore).