V.S. Gaudio  SIGMAPOST



QUELLE DI “LUNARIONUOVO” 
CHE RESISTONO NELL’AORISTO SIGMATICO

#V.S. Gaudio scrive alle statue di sale
ED
DS
IT
SIGMAPOST
Lo spirito aspro del Dasein

Il comportamento del Sigma, era la sibilante nella flessione nominale e verbale della IV Ginnasio, a seconda della posizione occupata nella parola e a seconda delle consonanti davanti alle quali veniva a trovarsi, sembra che abbia anticipato l’algoritmo del codice fiscale.
Stavo lì il pomeriggio a casa a Cervia, il Ginnasio era a Cesena.
Posizione : se è all’inizio della parola davanti a vocale, che fa il sigma?
1.      Scompare. Però, attenzione: lascia traccia nello spirito aspro!
Per cui, la mia grammatica di greco, che doveva per forza di cose essere stata redatta da due che erano di sicuro usciti se non dal Mondragone almeno da un protocollegio dei Gesuiti: mi faceva l’esempio del “sale”, cazzo se ce n’era sale a Cervia, è quella dei Magazzini del Sale, le saline di Cervia, poi, già da ragazzo, ci passavo ogni mattina a lato sulla salaria che mi portava da Castiglione di Cervia a Cervia, e tra nebbia e sale la mia anima dov’era finita? Come il sigma. Scomparsa.
σαλς άλς, sale (lat. sal,-is)
2.      Talora(legge di Grassmann) lo spirito aspro non c’è
σεχω→έχω, io ho

Che cosa? Con tutto quel sale, che cazzo avrei mai potuto avere?

Cambia posizione, il sigma è intervocalico. Cavolo, è una faccenda seria. Che fa?
1.cade senza lasciare traccia, e l’esempio era, indovinate un po’?, sul “genere”, che, se cade, lo sanno tutti no?, non lascia traccia!
γενεσος→ l’avete visto il sigma dov’è? Tra le due vocali: épsilon e omicron, che poi son tutte e due brevi, e si fa presto, cade e via, in mezzo alle saline scompare, non c’è traccia→γένεος, del genere
2.      Talora si riduce σσ→σ: l’esempio: γένεσσι→γένεσι, ai generi
3.      Resiste nella declinazione, nel senso che stavamo in città, eravamo a Cervia, mica in campagna a Castiglione di Cervia, e allora: πόλεσι, alle città
4.      Resiste nell’aoristo sigmatico, e qui il senso era davvero elusivo: ma ci pensate?
Il sigma, la sibilante che resiste nell’aoristo sigmatico?!
Una cosa incredibile: e come faceva? Indovinate….
Il sigma si scioglieva nel sale e così resisteva, lì nelle saline a Cervia: l’esempio nella mia grammatica: έλυσα, io sciolsi
E di questo sostanzialmente non ricordo niente.
5.      resiste nel piuccheperfetto passivo, roba che uno di sicuro guarda dalla finestra giù in via Mazzini a Cervia e, sotto, c’era la figlia del tabaccaio, che vendeva anche il sale, e che fa Enzuccio?
La chiama, la fanciulla, e le fa l’esempio che c’è nella sua grammatica: λέλυσο, tu eri stato sciolto; non vi dico che cosa fece lei, però di sicuro era una che non si scioglieva facilmente.

Allora cambiamo ancora posizione, il sigma è interconsonantico: che fa?
Che potrebbe fare, d’inverno a Cervia?
Scompare. Volete l’esempio?
Eccolo: γεγραφ-σθαι→ γεγράφ-θαι, essere stato scritto.
Difatti, la ragazza del tabaccaio, il giorno dopo…me lo scrisse. Con molte sibilanti, però.

Gli inverni sono ancora lunghi, anche se oggi saremmo all’ultimo giorno, alle 23 è già primavera; a Lisboa, a Madrid, a London un’ora prima.
E quindi vi risparmio la posizione con σρ- all’inizio, con σλ-, che, poi, se vanno all’interno della parola, peggio che andar d’inverno tra le saline; e anche sul doppio σσ, anche se non si può tacere di σσι→che prima perde un sigma: σι… e poi: →ε : Tu sei. Che è carino, no? Hei, chiami quella, come per dirle: tu sei!

E allora perché tutta questa storia del comportamento del sigma?
Niente. Mi ricorda un po’ il vostro comportamento: questo scrissi a quelle del “Lunarionuovo” di qualche anno fa o forse un lustro:
nella prima posizione DS scompare lasciando traccia nello spirito aspro;
talora lo spirito aspro non c’è: non gliene frega niente; che, mi pare che sia anche il caso di ED.
IT è nel sigma interconsonantico: scompare, ma pure lei lascia traccia nello spirito aspro,
come se davanti al cognome, vedi l’esempio del sale, il sigma è scomparso,
come a dire che lo spirito aspro è nello schema verbale allungato di “s-tira”[i], commutato il sigma nella “s” ,
per come se la tira in lungo e in largo stira tra sale e amido, da primavera a primavera, che sigma ilare è quella!
Poi se diamo un’occhiata all’intervocalico, ogni tanto il poeta può pensare che una di voi è “caduta”;
talora si è ridotta; oppure sta lì che resiste nella declinazione; e tutte quante,questo è un bel gaudio per voi,
resistete nell’aoristo sigmatico: fossimo stati a Cervia o a Cesena, in quegli inverni,
ve l’avrei dato io l’aoristo sigmatico a palle di neve!
Una in particolare resiste nel piuccheperfetto passivo; e non è detto che debba per forza essere quella di-avola
e tutte, ancora, scomparse, tra le vostre consonanti o dritte, calate nell’Etna:
l’esempio non a caso nella mia grammatica era quello dell’essere stato scritto, via:
sale, come la moglie di Lot nel secondo gioco col passato di cui a Paul Watzlawick
nelle istruzioni per rendersi infelici,  e silenzio
solo che sarei solo io a guardare indietro
e voi a farvi statue di sale[ii]!

P.S. E non avendo , ognuna per sé, risposto alla mia email del 20 marzo(2019), ognuna per sé si è fatta statua di sale, perciò quelle ragazze di Lunarionuovo chi volete che siano a svelarne l’identità?
IT, una volta è Ida Torino, 
o Idda Torìno, 
se non Isabella Tornatore, che è un cognome che sta nel mio corredo genealogico artefatto per via di un’ava di Sant’Arcangelo; 
non è Idola Tria 
e nemmeno Ida Torralta, 
Ilona Torrelonga,  
Irma Tavola;
Veramente Heimlich:
IT,
nella wordle,
scompare o cade
senza lasciare traccia...
e neanche Ilenia Trebisacce, 
Qui: IT che è stato messo come
intervocalico,
interconsonantico,
o all'inizio, insomma :
IT + Idda Torìno, Ida Torino...
e oplà:
come il sigma, non c'è,
è scomparsa IT!
per quella storia che lega, tra una strada nazionale e una medaglia, gli scalzacani di qua ai camminanti di là; 
forse: Ippolita Torino, 
Ippolita Taranta 
o Ippolita Tirana,
Illùna Tica. 
Isola Termica?
ED, una volta è Edda Dondi, 
anche: Donde Está, 
Definitiva Estatua, 
Elimma Donato, 
Emma Dato, 
Enna Dito 
o Elementare Detto; 
e poi: Elena Donna; 
Eleonora Dora; 
Effimera Desinenza; 
non certo: Esimia Dentista; 
forse: Elettra Dada, 
o Elettra Dido, 
oppure: Elettra Diodo, 
se non Elettra Diodato, 
che sarebbe il cognome di mia suocera, e quindi ED, vai a vedere, sarebbe anche qualche mia nipote alla seconda?
DS, una volta è Diritto e Sapere, 
poi fa: Diamoci una Spinta, perché almeno con lei si può scherzare, 
o almeno si poteva, ah, se fosse stata Donna Sabato, 
Domenica Svengo 
se non Domenica Sola
addirittura Diletta Stava
o Dinamite Subito, 
Dada Scendi, 
Dido Sali, 
o Delizia Solubile? 
Dannato Sigma, che ve ne pare? 
Però quelle altre due di sale e di sigma che direbbero? 
Ippolita Turista, dovreste vederla quando s’im-penna… 
Ennesima Diciamolo…manco con le cannonate…di sale!





[i]
 Fosse stata qualcuna dentro il paradigma del ferro da stiro che è “plancha” nella lingua della pittrice Ana Teresa Fernández, “planchado” è la “stiratura”. La stiratura della figura è quasi un tuffo, che non è la zambullida che si fa in piscina ( e la Fernández ha anche di queste performances nei suoi dipinti) ma è la plancha, il tuffo che si fa nel fútbol, fino a che la figura fa lo schema verbale del planchazo, la “figuraccia” o, per ritornare al tuffo, il tuffo di pancia, la spanciata. La figura di Ana Teresa Fernández  deve “planchar  la roba”, stirare la biancheria,  invece “se tira un planchazo”, fa una figuraccia. O meglio: da figura si fa figuraccia, figura vs planchazo, ma anche vs papelón, come se fosse sulla carta, o un cartone, sobre el papel, sulla carta, in teoria; sobre el papelón, sulla carta sarebbe sul cartone, in teoria una figuraccia che stira la figura sobre la tabla de plancia, che da asse da stiro si fa meridiano, se non asse terrestre,  per l’oggetto “a” del visionatore, che pone l’occhio sulla figuraccia, che è sobre el eje de la esfera terrestre, come se fosse sulla barra dell’oggetto “a”. Deve essere così: difatti la figura, sobre el eje, l’asse, sta facendo una ejecución, una esecuzione, l’attuazione del suo farsi figuraccia, una stirata come se fosse la ejecución del suo farsi imbragallare, che, va da sé, nella lingua della pittrice si fa pulsione del  hacerse planchado, la pulsione del farsi la stiratura. Quel suo farsi figuraccia. Hacerse planchazo.
[ii] Che mai e poi mai potrebbero avere connessioni con  “La regina zoofila”, e il conseguente  uso marittimo del fallo(inabissamenti dei fallaci sburratori nel Mar Tirreno) ad opera di Giovanna I d’Angiò, da cui  la voce volgare quattrocentesca Angioa o Angioma. L’angioa (proprio così nel calabro-siciliano, rilevano i linguisti, e angioma nel mantovano) è l’acciuga, che, è risaputo, è conservata sotto sale in tutta la Calabria, non solo ad Amantea, dove, delle alici appena schiuse, fanno la mustica, cosa che, nei paesi jonici, è, invece, rifiutata in quanto tende ad annerirsi, alterazione(dovuta all’eccesso di Sali di ferro?) che, al contrario, non si ha con la “sardicella”, le sardine appena schiuse, cosparsa con peperoncino rosso piccante pestato nel mortaio. Dice il linguista Vignali che il secondo interpretatum alice è registrato dal GDLI già nel poeta duecentesco Chiaro Davanzati ed è qualificato come voce d’area meridionale; e dal LEI, sotto voce allec, che cita alec in Niccolò de’ Rossi, sec. XIV.