Piazza Bufalini |
SIGMAPOST 13
Lo spirito aspro del Dasein
IL MIO AORISTO DI CESENA
13 | → F., mio aoristo,
oh fremito tremi,
menamelo ancora
Su,
la vita tardi è passata,
laggiù finita inespressa e di nuovo sei comparsa,
questo s’aspettava che le cantassi,
con quanto da dire, avanti, ancora ridìlla,
e testa, oh mani, il naso e la bocca,
le tue mani, tenetemi,
accarezzatemi, disgiungete
le mie mani, lungo tutta la piazza
fino alla fine del giorno, i passi,
i tuoi passi fin quando si fermano,
allora nessun luogo lungo tutta la piazza
fin tanto che io arrivo da via Zeffirino Re
a lungo nessun suono, poi i tuoi passi ,
le gambe, riprendono unico suono lungo tutta
la piazza fino alla fine del giorno, allora là,
allora là, allora sei di nuovo là, di nuovo
quell’autunno e quell’inverno per così tanto poco
qualcosa lì, lì fuori, fuori che cosa, qualcosa ,
la testa, le mani, le gambe finché infine
giungendo più nulla nuovamente lo serri,
così talvolta, è questo che vuoi sentirti dire,
da qualche parte lì fuori proprio come se
qualcosa che afferri, di fuori, è così tenero
ed è il mio oggetto “a” venuto da Brescia
che nuovamente lo serra
da qualche parte lì in piazza,
qualcosa, qualche volta, come un qualcosa,
ti ricordi?, la lunga trascorsa adolescenza
tutta nel buio del cielo di Cesena,
scintillante scissura,
fremito di tremore fino a quando quante
volte irruppe a lungo sigillato così prima
che a lungo quiete a lungo niente una scissura,
oh fremito tremi, menamelo ancora F.,
fremi così sulla superficie di fuori si spanda
vasto unica macchia nel cielo d’inverno
che c’è a Cesena, testa, sfera, oh mani,
un fievole fremito, finché di nuovo
in quiete l’occhio risigìlli subitanea
e liscia scintillante scissura, meno chiacchiere,
fanciulla, ὡς quando ha l’accento (=ὤς )
è avverbio dimostrativo e significa così
(ripetuto aggiunge "come"), andiamoglielo a dire
a quella strega che ci fa greco ed è stata mandata
qui per così tanto poco marzo allora non ci sarò
più a scuola né in piazza Bufalini,
per così tanto poco ho imparato prima di tutti
tutta la grammatica greca anche quella dell’anno
che verrà e io non verrò allora là con questa
vecchia megera che viene da Mantova e,
ti ricordi F., voi tutte le ragazze, mi avevate fatto
capoclasse e lei mi impose di dimettermi per così
tanto poco, laggiù la vita del fanciullo finita
inespressa per la vecchia strega di Mantova
che era venuta a farci il greco e io venivo
dalla Magna Grecia, e, oh, testa, oh mani,
e tue, tenetemi, disgiungetemi, dai,
mio aoristo, fammi venire meglio sul tuo
culo avrei voluto che sui piedi né floscio
sul dorso che sull’uno e sugli altri,
chiedi al pensiero quante volte hai
pensato al tuo ragazzo così triste
per inciderlo in cielo sulla soglia
fin tanto lo rinserri al meridiano finché,
a volte, ammettilo, ti viene
il gaudio in faccia!
! V.S. Gaudio
laggiù finita inespressa e di nuovo sei comparsa,
questo s’aspettava che le cantassi,
con quanto da dire, avanti, ancora ridìlla,
e testa, oh mani, il naso e la bocca,
le tue mani, tenetemi,
accarezzatemi, disgiungete
le mie mani, lungo tutta la piazza
fino alla fine del giorno, i passi,
i tuoi passi fin quando si fermano,
allora nessun luogo lungo tutta la piazza
fin tanto che io arrivo da via Zeffirino Re
a lungo nessun suono, poi i tuoi passi ,
le gambe, riprendono unico suono lungo tutta
la piazza fino alla fine del giorno, allora là,
allora là, allora sei di nuovo là, di nuovo
quell’autunno e quell’inverno per così tanto poco
qualcosa lì, lì fuori, fuori che cosa, qualcosa ,
la testa, le mani, le gambe finché infine
giungendo più nulla nuovamente lo serri,
così talvolta, è questo che vuoi sentirti dire,
da qualche parte lì fuori proprio come se
qualcosa che afferri, di fuori, è così tenero
ed è il mio oggetto “a” venuto da Brescia
che nuovamente lo serra
da qualche parte lì in piazza,
qualcosa, qualche volta, come un qualcosa,
ti ricordi?, la lunga trascorsa adolescenza
tutta nel buio del cielo di Cesena,
scintillante scissura,
fremito di tremore fino a quando quante
volte irruppe a lungo sigillato così prima
che a lungo quiete a lungo niente una scissura,
oh fremito tremi, menamelo ancora F.,
fremi così sulla superficie di fuori si spanda
vasto unica macchia nel cielo d’inverno
che c’è a Cesena, testa, sfera, oh mani,
un fievole fremito, finché di nuovo
in quiete l’occhio risigìlli subitanea
e liscia scintillante scissura, meno chiacchiere,
fanciulla, ὡς quando ha l’accento (=ὤς )
è avverbio dimostrativo e significa così
(ripetuto aggiunge "come"), andiamoglielo a dire
a quella strega che ci fa greco ed è stata mandata
qui per così tanto poco marzo allora non ci sarò
più a scuola né in piazza Bufalini,
per così tanto poco ho imparato prima di tutti
tutta la grammatica greca anche quella dell’anno
che verrà e io non verrò allora là con questa
vecchia megera che viene da Mantova e,
ti ricordi F., voi tutte le ragazze, mi avevate fatto
capoclasse e lei mi impose di dimettermi per così
tanto poco, laggiù la vita del fanciullo finita
inespressa per la vecchia strega di Mantova
che era venuta a farci il greco e io venivo
dalla Magna Grecia, e, oh, testa, oh mani,
e tue, tenetemi, disgiungetemi, dai,
mio aoristo, fammi venire meglio sul tuo
culo avrei voluto che sui piedi né floscio
sul dorso che sull’uno e sugli altri,
chiedi al pensiero quante volte hai
pensato al tuo ragazzo così triste
per inciderlo in cielo sulla soglia
fin tanto lo rinserri al meridiano finché,
a volte, ammettilo, ti viene
il gaudio in faccia!
! V.S. Gaudio
Via Zeffirino Re |
▌L' imperativo di
concessione e Lucrezia Borgia adolescente