Chi è l’attante
dell’ “oh, gaudio!”?
Il test inedito per “Blue” e il gaudio nel residuo del neutro garibaldino!
Per
“Blue”, penso nel 98, come anno, feci
un test riadattato da uno identico, sulla astinenza sessuale, fatto per “La Stampa”[i] un lustro prima: non tutte
le omissioni e le aggiunte di quell’abbozzo erano volontarie: i personaggi
menzionati furono in buona parte delle domande cambiati. Il mondo può essere
diviso all’infinito, oppure combinando parole, domande e attanti posso cambiare
target, è la produzione sintagmatica, che ha una sottigliezza estrema: a un
certo momento di quella rielaborazione, ho deposto il linguaggio e ho sollevato il correale:
per “La Stampa” un certo linguaggio
per via di un certo correale, e anche
del reale in quel modo suddiviso; per “Blue”
un altro linguaggio conseguente a un altro correale,
per cui si potesse sollevare un altro tipo di reale, e attanti connessi. C’è in
questo la naturalità del gaudio, e il
sollevamento metrico, il satori di
una forma scoperta che, in ognuno di quei test, crea il reale arrestandone la
divisione o se preferite, sia per “Blue”
che per “La Stampa”, in questi casi,
lo formula.
Vennero
dentro il test per “Blue” determinati
attanti del mondo dello spettacolo e anche della storia, tanto che furono così
patagonici che, una volta non trovato il giusto compenso per poterlo
pubblicare, il test, visto dall’editore
e redattori, non fu mai pubblicato su quel mensile del fumetto per adulti.
Avvenne
poi che, in un numero di quel mensile successivo alla creazione del test, i
disegni espressamente preparati per quel mio test apparvero sullo stesso
rotocalco a illustrare un qualsiasi testo, dentro quel mensile per adulti:
erano disegni che erano stati abbinati agli attanti usati nelle domande, per
cui, ne ricordo uno in particolare, c’era una nota attante dello spettacolo,
romanticamente maritata, che mentre interagiva sessualmente, metti, con
Garibaldi e poi, forse, a seguire, qualche altra decina tra i cosiddetti 1000, l’autore del disegno-fumetto le mise in bocca: “Oh,
Gaudio!”.
La
co-presenza, tra disegno e test, e
gli stessi attanti dell’autore del test, e il suo nome proferito dall’attante
femmina in godimento con Garibaldi,
che, oltretutto, fu, nella sua giovane età, uno degli attanti più patagonici
per farsi costante analemma esponenziale
del mio oggetto “a”,
a dirla con Lacan, è il legame istantaneo, e tuttavia separato, tra il mio fantasma e forse anche di quello di
quella “cantante”, del disegnatore, non certo di Garibaldi, se non di un suo
discendente o discendente da qualcuno di quei 1000,
fu allora che la non pubblicazione di quel test, con quei disegni appositamente
fatti per esso, si risolse in una sorta di pesce
tipografico invertito: come se fosse quel disegno stesso la raffigurazione
del tilt, lo svelamento dell’ E’ questo! che portava al godimento ,
come co-presenza, e a distanza, sia
quella cosiddetta cantante che questo cosiddetto autore deprivato del test non
pubblicato.
Viene
accostato, con la co-presenza del pesce tipografico invertito, il nome
della cantante a quello del poeta, ed esprime una quasi incoerente ma titanica
vocazione di gaudio, per via anche dei mille relati dal nome Garibaldi. Siamo
nel labirinto del (-phi) e dello spirito, della storia e dello
spettacolo, le interiezioni del corpo e quel gaudio cantato anche col nome
della felicità.
L’opera
in questa co-presenza, dell’autore
del test, dell’attante che coniuga nel gaudio il vocativo del suo (-phi),
che, una volta disegnato, e, tolto dalla frase sintagmatica, è come un haiku,
un contro-haiku anzi: ingrandisce lo stato
patagonico dell’attante che è analemma
esponenziale dell’oggetto “a” del poeta autore del test; rende pubblica la
vocazione del gaudio, in quel modo, è ipertrofico il dettaglio, il pesce
tipografico del disegno spostato e usato in un altro Dasein e comunica, certo
in modo enigmatico, ma anche gergale, la relazione tra quell’attante, quel poeta cosiddetto con quel nome che lei urla nel farsi fottere alla
garibaldina, altro che Foutre du Clergé
de France, un neutro deittico, il
neutro garibaldino per il gaudio di
quell’attante[ii],→ tale e quale, precisamente così, come se fossero nel piacere singolare in co-presenza:
è il contrario di ogni reale e di ogni storia, disegnato esattamente, svela la
donazione folle di senso, ma è la naturalità
del gaudio, cantato da chi quando cantava non fu mai nel paradigma di una
illimitata e negligente felicità. Nel test inedito, è nel residuo del neutro
garibaldino, oggetto fantasmizzato, in virtù del gaudio, a mille!
[i] Cfr. il test di Vuesse
Gaudio, Forzati del sesso o casti e puri, “La Stampa”, 20 luglio 1993, qui
riprodotto dall’uso fattone nell’intersviste con →Dago
e →Tex
in gaudia 2.0. In questo test, da cui
ha avuto origine il citato test mai pubblicato per “Blue”, naturalmente non c’è nessuno degli attanti usati nel test
commutato. Né Garibaldi e nemmeno la patagonica vocalizzatrice dell’”Oh, Gaudio!” nella minivignetta del
disegnatore.
[ii] Non si potrebbe dire ma,
usando l’alfabeto Rosa+Croce,come si
usa fare nell’astrologia onomantica, il
numero complessivo del suo nome(e cognome) sarebbe il 31,
che, nel citato Foutre du Clergé, è
quello della cosiddetta posizione “Bock
prodigieux”, che, così svelandosi all’anima
del poeta, questi non può non esclamare: È
questo!Assolutamente così! Il fatto clamoroso è che l’arcano XXXI nei
Tarocchi è il 5 di Bastoni, la carta della “Gioia”…Non è lei che,
nel test inedito di Vuesse Gaudio per “Blue”,
per mano del disegnatore designato, esclama, nell’interazione o posizione
garibaldina: “Oh,Gaudio!”?
Stando
sempre alle regole numeriche dell’astrologia onomantica, la somma del nome e
cognome dell’attante, svelato fuori test dal disegnatore, sarebbe 175: per calcolare l’arcano maggiore
attinente si sottrae dallla somma il multiplo di 22(tanti sono gli arcani
maggiori)→ 175 – (22x7=)154=
21 → Il Matto→
Il senso, la carne, l’aberrazione, la bestialità, la vita materiale. Per questo
si fa attante irredento in uno dei piaceri
singolari più ripetuto del poeta?
Per il Bock,
come “verre de bière”, è eclatante quanto riporta il Dictionnaire di Argot di Delesalle: “Vers 1840, deux brasseurs de
Munich avaient le monopole de la fabrication de la bière forte; l’un d’eux
donna à sa brasserie le nom de Salvator(sauveur);
l’autre, fit peindre sur son enseigne un buveur terrassé par un bouc, en all. Bock. Ce mot, après avoir désigné le
contenu, désigna ensuite le contenant, il se trouve dans le supp. Du Dict. de
Littré avec cette désignation : « Contenu d’un grand verre ».
Aujourd’hui le bock est un verre très épais avec une anse. » :→ Georges Delesalle, Dictionnaire Argot-Français & Français-Argot, Paul Ollendorff
éditeur, Paris 1896 : pag.39. Insomma il « Bock prodigieux »,che è speculare
allo schema verbale del « bere alla tedesca », ha in sè, come
brasserie, uno dei nomi resi in acronimo del poeta , e l’attante, che per il
nome, ha l’arcano 31, che è il numero della posizione del Bock prodigieux…e, in più, se a questo numero si aggiungono il
numero del grado solare e del segno zodiacale, avremmo il cosiddetto “numero
fatidico”pari a 38...che
è la pagina che anticipa la pagina del citato Dict. di Argot in cui c’è l’etimologia
del Bock di Salvator, e che in quel cosiddetto “Foutre du Clergé de France” sarebbe
la posizione denominata “L’enverse de la
bête
à deux têtes” [il poeta si stende sul dorso e la giovane attante
si sistema su di lui a rovescio, con la testa dalla parte dei piedi, quei
piedi così patagonici in quella immagine
proiettata sul test de “La Stampa”], che, è evidente, condensa più varianti
delle varianti di Padm-asana, indicate qui sotto.
□Questa
posizione, nella foto dell’attante proiettata sul test di Vuesse Gaudio per “La
Stampa”, è quella denominata Padm-asana
e può essere vista come una variante
della Giocosa, la 32, e la Misteriosa,la 33, in cui l’attante è,
nel piacere singolare del poeta, a
cavalcioni sul poeta seduto: nella prima rinvia, già dalla denominazione, allo
stesso nome del poeta; nella seconda, l’attante è di spalle, l’identità
misteriosa dell’attante viene raddoppiata.
L’Upavistha, la posizione seduta, ha dieci
sottodivisioni:
Padm-asana: il poeta è seduto a gambe incrociate
sul letto o sul tappeto, prende l’attante sulle ginocchia e le posa le mani sul
trapezio;
Upapad-asana: stanno seduti mentre l’attante
solleva leggermente una gamba mettendovi
sotto una mano;
Vaidhurit-asana: il poeta abbraccia molto stretto il
collo dell’attante, che fa altrettanto con lui;
Phanipash-asana: il poeta prende i piedi dell’attante e
l’attante i piedi del poeta;
Sanyaman-asana: il poeta prende le due gambe dell’attante
sotto le braccia, nella piega del gomito;
Kaurmak-asana(o posizione della tartaruga): il poeta è
seduto in modo che la sua bocca, le sue mani e le sue gambe tocchino le
corrispondenti membra della attante-donna;
Parivartit-asana: oltre al mutuo contatto della bocca, delle
braccia e delle gambe, il poeta deve frequentemente prendere le due gambe dell’attante
sotto le braccia, nella piega del gomito, un po’ come se fosse la variante
della 34 del Foutre du Clergé
denominata “L’Ercole”;
Yugmapad-asana: il poeta, seduto con le gambe aperte,
dopo l’intromissione e la p., preme le cosce dell’attante l’una vs l’altra;
Vinardit-asana: è quasi la citata 34: il poeta solleva
l’attante prendendole le gambe sotto le braccia nella piega del gomito e
dondolandola da sx a dx, e non avanti e indietro, fino alla perfetta
conclusione; Markat-asana: stessa
posizione della precedente, ma il poeta dondolerà l’attante in avanti e
indietro.
Naturalmente,
nel piacere singolare del poeta, ognuna di queste dieci posizioni sedute va
messa in opera in attuazione del Salvator
di cui al Bock Prodigieux(31).
L'attante dell'"Oh,Gaudio!" (di cui al test inedito per "Blue"), sul test della castità per "La Stampa" |