📖 Girano i libri
impossibili, girano il mondo più di tanti best seller deperibili quanto un’ostrica
o un latticino tenuti fuori dal frigo. Alberto
Vitacchio, poeta, artista e instancabile performer giramondo che pubblica
da decenni, insieme a Carla Bertola,
“Offerta Speciale”, una rivista
d’avanguardia internazionale che è ormai una vera istituzione della poesia non
istituzionale, ne ha realizzato uno in edizione a tal punto privata da non
recare indicazione alcuna di luogo e di tempo dell’edizione; la quale, bilingue
nell’originale grazie all’alternarsi dell’italiano e dell’inglese, è adesso a disposizione
degli appassionati di cose belle grazie ad un editore d’oltreatlantico che ne
ha pubblicato la versione inglese, curata dall’autore stesso. Landlessness è una riscrittura del capolavoro di Melville e non somiglia ad alcun altro libro, neanche alla lontana; o forse soltanto a uno, il famoso racconto borgesiano intitolato “Pierre Menard, l’autore del
[ Don] Chisciotte”: memorabile presa in giro dell’ineffabile ispirazione e dell’impresa letteraria, vertiginoso giro di valzer intorno alle aporie del tradurre un’opera, all’ammantare di pesantezza la levità impalpabile della poesia. Se Borges e il suo poeta simbolista inventato, nel
raccontarci come due opere identiche possano essere state scritte nella
medesima lingua da due autori diversi in due diverse epoche e luoghi,
rovesciano il paradosso del tradurre, che pretende di portare la medesima opera
in due diverse lingue, Vitacchio va oltre i paradossi e ripropone il grande
libro della balena bianca in versione verbo-visuale e, per così dire, ristretta:
ogni capitolo, compresi gli iniziali “Etymology”
ed “Extracts”, compreso l’”Epilogue”, viene ridotto in un’unica
pagina di scrittura fortemente figurata o in una vera e propria tavola iconica.
L’originale risuona, spessissimo con le stesse parole e frasi, in ogni punto
del nuovo racconto; in più, la narrazione vien e invasa a più riprese da
forze esterne ma non troppo, se sono rappresentate dall’autore della
riscrittura ma anche dalla platea dei lettori, in folto teatro interattivo;
inoltre il grande fondale marino del romanzo si mescola all’inchiostro del suo
primo autore, ma anche alla polvere del tempo che quei fondali agita oggi di
fronte al rifacitore, mentre lo scorrere bidirezionale del flusso narrativo
genera sorprendenti slittamenti da lingua a lingua e perfino il proliferare di
rigogliose fioriture intraverbali. Pur nel ripetersi uguale ed esatto delle
tavole capitolari, la partitura è agitata di continuo da fulminanti slanci
lirici, da isole sonore portatrici di echi, da cumuli di pesanti parole ristagnanti
come bonacce e da rapide fughe di frasi sguscianti come alisei, che variamente
imitano l’infinita navigazione del Pequod e l’erratica pazzia di Ahab, entrambe
svolte nei cortocircuiti di un metatesto che mai smette di convocare negli
scenari del racconto le esaltazioni e gli spaventi degli agonisti tutti del
teatro di cui si diceva. Vitacchio esce e rientra dal racconto guizzando come
un pesce: autentico poeta-cetus, ci
porta a spasso tra le onde e la struttura del testo, mescolando le carte e le correnti,
gli scenari e la scrittura, i capodogli e i capoversi, gli uni e gli altri
arpionati da Ahab!
Dedica 🐳
a V.S. Gaudio
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Ma non basta a se
stessa la grande narrazione melvilliana, non basta a se stessa l’apertura
programmaticamente estrema della riscrittura, non basta il vasto teatro. Un
esempio tra i cento: nella versione del celebre capitolo intitolato “The pipe”, lì dove il comandante, stanco
di non più provare i piaceri del tabacco e sconfortato per avere smarrito per
sempre la pace dello spirito che a quei piaceri si accompagnava, getta la pipa
nell’oceano, il nostro riscrittore, capomastro del togliere, non si trattiene
dall’aggiungere, e s’inventa: «il povero Stubb nascosto oltre il cassero
stringendo tenacemente la sua di pipa teso a scongiurare lo sprofondare perso
nel bagliore acceso dello sfrigolio improvviso non osando oltre gli resta un
bisbiglio strozzato // Pipa in mare! // sconfortato non coglie il balenare sul
pelo dell’onda di una lattina audacemente spalancata di spinaci mentre il
canotto di Popeye si allontana // THAT’S ALL FOLKS!»
Eugenio
Lucrezi
📖 Alberto Vitacchio, Landlessness, edizione non commerciale, 2016. Edizione in inglese 2016 by Archae Editions/RK, 1051 Wyckoff avenue, Rigewood, NY USA 11385-5751, acquistabile su Amazon.