L' abominevole color bigio nei sogni di Stevenson fanciullo e lo skëterrëbar ⧳

∑ Sigmapost37 

Lo spirito aspro del Dasein 

Il carcere d’erba nel pantano per il poeta invisibile🍊

Pantano di Villapiana

SP 253 km 46.3

Ex SS 106

Stevenson(A chapter on dreams) racconta che nei sogni della fanciullezza lo perseguitava una tonalità abominevole del colore bigio; il poeta invisibile rammenta che nella fanciullezza il suo colore preferito era di una specifica tonalità solare del giallo, quasi arancione, forse per rifrazione dovuta agli infiniti aranceti dell’Orangerie Parrot-Steiner; Chesterton(The man who was Thursday, VI) immagina che ai confini occidentali del mondo esista un albero che è più, e meno, di un albero, e ai confini orientali, qualcosa, una torre, la cui sola architettura è malvagia. Il poeta invisibile rammenta che nel tempo della sua fanciullezza ai confini occidentali del mondo c’era un albero che era più, e meno, mettiamo, di un nespolo, o anche di un gelso, e ai confini orientali, qualcosa, un porcile, la cui sola architettura, nel giardino dello Zen della Nonna, era ed è estremamente malvagia. Borges ricorda che Poe, nel Manoscritto trovato in una bottiglia, parla di un mare australe dove il volume della nave cresce come il corpo vivente del marinaio; Gaudio Malaguzzi, in L'esplosione argentina delle vacche e la monta della criolla , racconta come il nonno del poeta si ritrovò su una nave, forse armata dagli Ivancich, che dall’Argentina lo riportò in Italia per una inenarrabile esplosione di una stalla in Patagonia in cui stava governando le vacche; Melville dedica molte pagine di Moby Dick a illustrare l’orrore della bianchezza intollerabile della balena…il poeta invisibile come potrebbe illustrare l’orrore della verdezza o verdità intollerabile dell’erba nel pantano di Villapiana per mezzo secolo ogni giorno tagliata e ritagliata e fatta ricrescere lungo il canale del Consorzio di Bonifica delle Trebisacce tutta intorno alle finestre e alle porte da cui il poeta invisibile tenta invano di guardare il mondo? Borges prodigò gli esempi in Sopra il “Vathek”di William Beckford (Buenos Aires,1943), in verità non sarebbe bastato osservare che l’Inferno dantesco magnifica la nozione di un carcere in relazione a quanto sia stato reso infinito il carcere d’erba nel pantano per il poeta invisibile. Comunque, scrive Borges: l’Inferno di Beckford magnifica le gallerie di un incubo e fa presagire, sia pure in modo rudimentale, i satanici splendori di Thomas de Quincey e di Poe, di Charles Baudelaire e di Huysmans. Vale, a questo punto, ancor di più che per Beckford, l’intraducibile epiteto inglese, l’epiteto uncanny, per significare l’orrore soprannaturale; codesto epiteto – scrive Borges – (unheimlich in tedesco, ovvero nella lingua di Freud, omonimo del poeta invisibile),  è applicabile a certe pagine di Vathek; a nessun altro libro anteriore. Ma quell’uncanny, all’insaputa di Borges,  è stato  magnificato per il  quotidiano del poeta invisibile nel lockdown infinito a cavallo di due secoli. Lo [skëterrëbar][i] degli arbëreshi che hanno invaso il Dasein espropriato al poeta,   facendosene, di generazione in generazione (strutturati anche in base al copione dell’anello), gli abominevoli custodi, [e urryer derëtari].


[i] Che è, per l’inversione dei generi oltremodo uncanny: [skëterrë], “inferno”,  è femminile; [bar], “erba”, è maschile in quell’inquietante gergo. Lo [skëterrëbar] comprende varie specie di bar qeni,la più infernale è l’inutile erba [fallòpë], che, tra gli inquietanti carcerieri, è soprannome specifico di chi ha espropriato agrumeti al poeta invisibile e ne è stato diffamatore o pungolatore tipo [hustenàrë](leggi:”ghustnàrë”;cognomizzazione"italiana":"custinaro","costa-naro", "gostenara", "costinari", etc.). C’è anche l’erba cosiddetta [fallashínë], erba cespugliosa delle macchie; e anche la [famàc](leggi: famàz), che è il mucchio di erba secca, in mezzo alla quale annidare veleni di vario tipo in ispecie essenzialmente per topi. L’erba, poi, va detto, è anche [keq], omologa al male, che, come avverbio, è, appunto,  keq(leggi: “keck”); [i keq], come aggettivo articolato, è “cattivo”, brutto”, in medicina equivale a maligno” e a “malato”.Lo [skëterrëbar], a questo punto, può anche essere espresso con[skëterrëkeq]leggi:”sktèrrkèck”.

Pantano di Villapiana

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Ex SS 106

 

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