Aurélia Steengroot van Brussel.


 1.

Aurélia Steiner, quella che abita a Brussel,

non è quella donna estremamente colta di Namur o Oostende,

quando va al mare, che ha ancora due passioni:

se faire mousser le créateur provando uno skinny jeans

e poi con lo stesso fare la musardine

fino a ritornare dall’esilio della notte,

dall’inverso del mondo

Aurélia  Steengroot

elle traverse Brussel,

e quando c’è il poeta saraceno

girano attorno all’Albertine

che è la Biblioteca Reale

senza accedervi mai

per  via del permesso

fin tanto che, stanchi,

se ne vanno al Park van Brussel

di metri 450x320 ed ettari 13

di superficie, è l’antico terreno di caccia

dei duchi di Brabante,

tagliato da grandi viali

che formano prospettive

ampliate dal passo di Aurélia Steengroot

toujours cette magreur de la jeunesse,

il suo modo di camminare dentro

a quei jeans a fior di culo,

il suo kon fiammingo,

che in quanti vorrebbero avere

il permesso reale di toccarglielo

con calma, da assorbire prima

di intraprendere la marcia

attraverso la città

 

 


2.

Aurélia Steiner ha mandato al poeta

un video di quelli che fa anche Getty images:

come se fosse, per fare un esempio,

quella giovane donna che, in una fitting  room

sta cercando

di tirare ancora più su e abbottonarlo

uno stretch-jeans HTC Los Angeles,

e anche Aurélia ha una camicia verde

e la stessa bocca, la faccia,il naso

di quella ragazza belga nel video

in cui sta caricando centinaia di (-phi)

3.

Ma è che non possiamo mai prendere quel

tergo in modo assoluto, altrimenti non sarebbe

più esistito, l’esistenza è al di fuori di noi,

e della carne di quel culo fiammingo, essendoci

spinti così lontano come ci siamo spinti adesso

nei pensieri e allora a mano nel gabinetto

di questo fabbricato saraceno al di qua del mare,

dobbiamo trarne le conclusioni e interrompere

questi pensieri o questo pensiero in cui quel deretano

ci ha reso possibile spingerci così lontano

versus quel Gaudio[Vreugde] a Brussel

versus questo Gaudio nel Delta del Saraceno

versus quel Gaudio [Vreugde]  e questo

quell’Aurélia Steengroot e quell’archetipo di fica,

kut-archetype, del Brabante che venne in video visionata

non solo nel Delta ma che ritornò

nel suo piacere singolare

in una enumerazione che man mano

si estende verso l’infinito tra il punctum di Attila

del poeta e il cosiddétto punctum “f” così

costituito come Tergo di Steengroot [jood rug van Steengroot]

se non Tergo del Brabante[Rug van Brabant],

in ogni caso non in queste

immediate vicinanze ma  lungo quel meridiano

del tutto,  foss’anche a quel passato più profondo

per essere venuto in questo cesso per quel posterior

non più riscontrabile e percepibile,

quel cosiddétto culo di Brussel [kon van Brussel]se non

il culo di quella fica [kon da kut]bilingue,

quel posteriore della cosa più insensata,

che non fu farsi la battaglia dei Gesuiti

[de strijd van Jezuïets]

anche in quel cesso a Oostende,

a posteriori quella cosa la più insensata

faceva risalire l’oggetto “a” lungo

il meridiano del cosiddétto Gaudio


 

4.

Per queste analisi morfologiche,

Aurélia non mi disse,

poi quando ci sedemmo all’ombra dell’ [Albertine],

là fuori, sui gradini, ti avvali della caratterologia francese

e della dottrina delle costituzioni umane,

o sei semplicemente, come lo sei, un sibarita

che tra ars minor, compendio,

e ars major, sviluppo,

fai la catalogazione dei tuoi oggetti  d’amore?

 

da: Aurélia Steengroot. Il tergo  di  Brussel