Carlo Pava
la giornata di un intellettuale decaduto
L’aridità interiore supporta la scalata verso una dimensione mistica a-confessionale ma senza una vera e propria scala, non potendo sorreggersi nel vuoto, quindi [OK; quindi] quella parola resta inadeguata e senza la facilità di un sinonimo. Ma come la mettiamo se il punto e virgola è in disuso?
Le giornate di Franz Mensch venivano interrotte, ricordiamolo, perduta la fede nel fumetto, dopo un brevissimo exploit promettente, fulmineo. Per cui il disegno lo si definiva a sprazzi saltuari, e tuttavia, volendo, si riusciva a ipotizzare un curatore postumo con la volontà di metterne assieme i
Però almeno un settore: l’arte visiva. Le nuove tecnologie, in quell’epoca, permettevano molto a chiunque, davvero, con exploit[s] eccezionali dei più dotati, spesso come l’evoluzione dei
fotoromanzi. “Ma” si chiedeva “con l’avvento
della fotografia, nell’Ottocento, proprio per queste ragioni, fra l’altro, i pittori reagivano opponendosi al verismo, cercando i percorsi della luce e della sfocatura?”.
In effetti, le figurazioni perdevano i contorni netti, i segni e le tinte si trasformavano in una sorta di pulviscolo atmosferico con colori più o meno deliziosi, il più delle volte dall’effetto gradevole, prima ridicolizzate poi finivano con il piacere soprattutto alle vecchie signore della borghesia, allora una classe egemone, infine ridotta in schiavitù con graduali arretramenti cognitivi per
uniformarla con gli antropi decerebrati e i roboty.
Lunga la storia degli strumenti per disegnare. Ma le griglie in telai poste davanti al soggetto per tracciarne le proporzioni e le prospettive, anche con la preparazione sui moderni acetati per i piccoli formati nella modestia artigianale. Restando ai nostri giorni, le lavagne luminose per ricalcare, e così via. Nel campo dei comics di grande richiamo, per le star[s] dei supereroi e del fantasy [resi fuori moda dal manga passato al setaccio dalla certezza
fidanzato di Isotta, l’eterna fidanzata:
“Allora ipotizziamo una soluzione opposta? Uno stile radicale in un’opposizione totale? Non si deve più sbeffeggiare l’artista quando ammette: ‘non so scrivere, non so disegnare, non so dipingere’? D’accordo, ed ecco perché, forse, venivo lasciato incompiuto, a livello di storyboard, nel progettato remake della sequenza archetipa, quando con il nuovo millennio il mio autore, un alter-ego, ricominciava a interessarsi al fumetto abbandonato da giovane. Non ci credeva più, incline a qualcosa di sorgivo, di neo-primitivo, già tanto, troppo, dire γράφω [sulle rocce, su cocci, su tavolette in vari materiali, sui rotoli, con uno stilo o con chissà cosa, più indietro nel tempo]. Tuttavia, perplesso anche nei riguardi della cosiddetta scrittura asemantica o pseudo-asemantica, la verbalità idosemantica, se l’indottrinamento degli invasori, i genocidi degli autoctoni, laggiù, oltre l’oceano, oltre l’Atlantico, vorrebbe imporre il trend dell’asemic writing, ripetitivo e di maniera, una maniera della maniera. Come una forma di auto-censura, come un’incomunicabilità diventata lo strumento principale dell’assuefazione alla schiavitù della de-PopArt del regime neo-nazifascista, un’etichetta passatista per capirci a volo, ma d’élite, un’oligarchia”.