Carlo Pava
la scrittura d’annata di Franz Mensch
[nei ritagli dello spazio-tempo dedicati all’ozio]
La linea spettacolare delle arti, compresa l’arte visiva di derivazione pittorica o grafico-pittorica: gli off media di Germano Celant, soprattutto gli ovvi filmini e i video, l’arte del comportamento [in buona parte la body art], la performance d’artista altrettanto evidente, la cosiddetta poesia sonora [si diceva fonica o fonetica] e così via. Fino alle installazioni scenografiche [con opere di parvenza architettonica o para-architettonica] e alle mostre immersive con i giochi di luce e le musiche nei tentativi della sinestesia parziale o completa. Tutta una meraviglia, un movimento neo-barocco con gli stilemi aggiornati secondo le avanguardie del Novecento e con le tecnologie in passato inimmaginabili o intraviste nella fantascienza e nelle distopie. Allora, quindi: legittimo ipotizzare una dimensione più intima e riflessiva per ricominciare daccapo a partire da chissà quale periodo storico o pre-historico? In forme diverse: da un rifugio segreto, dall’auto-segregazione, da un orizzonte domestico analogo a quello di Paul Klee, da una modernità o da una post-modernità [basta capirsi a volo nel XXI sec.] dalla parte dell’opposizione socio-politica, ludista [sic] e neo-luddista, agli incubi prospettati dalle ideologie disumane, anti-umaniste, risolte nell’adesione al totalitarismo della robotizzazione, ossia finalizzate al de-pop trend, alla de-PopArt in termini di lancio nel sistema dell’arte [ridimensionato, sì, ma non si sa mai, l’araba fenice rinasce dalle proprie ceneri, un uccello di fuoco al servizio dei nuovi Re Mida in grado di cacare la ricchezza di un’élite di sozzoni.
Come maggiordomo di Madame de Saint-Ange, conosceva il valore della sua collezione scellerata, i reperti anatomici mummificati alla perfezione [conservati come nemmeno gli antichi Egizi sapevano fare], per ottenere i quali stipendiava una banda di cacciatori di teste metropolitani, ignudi, di giorno in borghese. Una imprenditrice di spicco, una commendatora, una santa donna alla quale non mancavano le qualità malefiche per il bene della collettività e il senso dell’umorismo, la tenutaria di un bordello di lusso e l’amministratrice di una rete di associazioni e fondazioni onlus con finanziamenti statali. Quegli spazi espositivi per i visitatori su appuntamento e gli oggetti in permanenza li manteneva in ordine e spolverati Franz Mensch stesso dando ordini severi agli addetti delle pulizie, giorno per giorno.