Nadia Campana, o della mnemotecnica perduta ai tempi di Oshima

 


 

La lussuria, in Sade, è nel profondo silenzio.

Anche l’orgia sadiana di Sada in “Ai No Corrida

è silenziosa, aggiunse Nadia.

— v.s.gaudio (@vuessegaudio) 14 Settembre 2015

 

Nadia Campana, o della mnemotecnica perduta in via Barberia ai tempi di Oshima

 

Avevo, forse nel secolo scorso, una sorta di alfabeto mnemonico, qualcosa un po’ più coordinato di quello di Funes1, che non piaceva per niente a Borges.

Era piuttosto banale nei segni connessi ai numeri; c’era in quegli anni solo un nome: al 21, c’era “NaDia”[N=2;D=1], che era [Nadia2 Campana], la ragazza che aveva studiato a Bologna e dopo la laurea con una tesi sul novissimo Paolazzi Porta se n’era andata a Milano alla corte di costui e di quelli della [parola innamorata].

La ragazza cesenate nell’85 si suicidò, così dicono. A me lo disse Paolo Badini, un paio di anni dopo: io ero a casa nel cosiddetto paese Trebisacce, e quando telefonai a Paolo con me c’era uno del posto, che avevo pubblicato nelle [Collezioni di UH], che, nel commentare la ferale notizia, mi disse che se avesse potuto contattarmi e parlare con me non si sarebbe suicidata…

L’avevo messa nel mio alfabeto mnemonico per ricordarla anche quando, come Metrodoro, facevo esercizi di ripetizione fedele immediata di ciò che ascoltavo una volta sola; o, meglio, un po’ come Ciro, re dei persiani, che sapeva chiamare per nome tutti i soldati del suo esercito, io ero in grado di elencare in sequenza 100 se non 200 oggetti o specificare per ognuno il numero di correlazione. La prima volta che mi fece un elenco di cose mi dette “mortadella” al 21, e l’abbinai appunto a ND(21)=Nadia, che, è nella nostra storia, a Bologna, quando stava in via Barberia, mi chiese cosa ci volevo nel panino, e io: che potrei volere…mortadella!


In verità, un pomeriggio facemmo in quel di Bologna fino a 200 o oltre un sistema di numerazione di questi ganci, partendo dai primi dieci nomi più semplici connessi alle consonanti: 1=T o D Tè ; 2=NNo o ENea se non AiNo (Marisa, moglie di V.S.Gaudio); 3=MMe o nota Mi; 4=RRe; 5=LLà; 6=C o G suono dolce SchCiao;7=C o G suono in Ca, Ga, GheGo;8=F o V Via; 9=P o BPo o Bue; 10=T/D+S/Z/ShDose; 11Dado; 12Dono; 13Tomo;14Toro; 15=Tela; 16Doge; 17Diga; 18Tifo; 19Tubo; 20Naso; 21Nadia; 22Nené (che era un calciatore); 23Nume; 24Nuora; 25Nilo; 26Noce; 27Nuca; 28Nave; 29Nube; 30Musa;Mosé;MeSe.

La cartolina della Palabretta trastullina...

Giunti che fummo alla decina del 50, ci venne voglia dello spagnolo, la lingua della cartolina della palabretta”: al 50LoZa, “ceramica”: “lavar la loza”=”fare i piatti”; oppure LaZo, “laccio”, “nodo”; al 51 LaTa, “latta”, “scatola”; al 52LuNa; al 53LoMa, “collina”;al 54LoRo, “pappagallo”; al 55LeLo, “sciocco”; al 56LeChe, “latte”; al 57LiGa, “benda”, “giarrettiera”; al 58LaVa, “lava”; al 59LoBo, “lupo”(…)

Al 90BeSo,”bacio”;91PuTa,”puttana”; oBaTa, “grembiule”; 92PeNe,”pene”; 93PoMo, “maniglia”;94BaR,”bar”;95PieL,”pelo”,”pelle”;96PeCho,”petto”;97PiCo,”becco”;98PaVa”,”tacchina”;99PoPa,”poppa”.

Quando eravamo a tre cifre, vennero fuori anche poeti tipo Porta=941; Raboni=492, anche se Cucchi era dentro già al 77 e Milo al 35, o Guerra al 74, o forse al 744, come NaNni (Balestrini) che poteva essere sia 22(in un sistema corto) che 222;   come Tomaso era al 130; NiCo OReNGo, il 27 anziché “NuCa”, oppure al 427=oReNGo; EMiLy Dickinson, semplicemente, al 35.

Per via di Oshima3, su cui cadeva il nostro interesse in quella stagione, ci fu qualche alternativa per i numeri semplici, così tirammo dentro anche il cinese: al 22, invece di Nené, mettemmo Nán, che è =Sud; al 92 Pán, che è =piatto, vassoio; al 27, al posto di Nico Orengo, in un’altra lista, Huáng[leggi:xuang], che è = giallo, come il fiume Giallo, che è Huánghé; al 32miàn=viso, faccia, ma anche …spaghetti! E così all’82 fu la volta difen=polvere, farina.

Così, per non ferire Oshima, che era in opzione al 63 anche come “’u scèmë”, un po’ di giapponese4 ci rallegrò un altro pomeriggio: al 74 ci fuGoRu=goal; al 73GoMu come gomma, elastico, caucciù; al 47 fu la volta di RoKa, per via del “corridoio” che c’era in quell’appartamento in via Barberia: “Oshimu”, al 63, poteva stare anche per “valorizzare”…al 7, dov’era “Go”, ricalcammo ancora Go, per il “cinque” giapponese o il “gioco del go”; TeN, al 12, ci piaceva come “cielo”, “firmamento”. Da cui uscimmo a limare il 202, per metterci Jolanda INSaNa; il 795 per metterci Rosita CoPioLi; Paolo Badini, che era lui che ci aveva fatti conoscere, era in una lista al 95, come PaoLo, e in un’altra al 912, come BaDiNi;al 71, naturalmente, GauDio (V.S.); al 62(Mara) CiNi;GiuLia NiCcoLai al 65, per il nome, o al 275 per il cognome; ADRiaNo SPaToLa, per il nome, al 142 e, per il cognome, al 915; PaVanello per il 98;CaPpi,Alberto, non poteva mancare non fosse altro per il suo [Alfabeto]ebbe il 79.Non poteva mancare Gianni ToTi all’11, al posto di “dado”, “dito” o    “Tito”;Freud, va da sé, andò all’841;Loulu(Brooks) al 55.

Die Büchse der Pandora (1929). 
Louise Brooks as libertine dancer Lulu


Anche il “gas”70 e la “balena”952 di Funes trovarono posto nel nostro numerario: il primo come Gaz[si legge “Gas”] che, in Shqip, è …Gaudio.



Questa mnemotecnica perduta, o, piuttosto, dimenticata, abbandonata, in via Barberia a Bologna, non è andata in realtà del tutto dispersa. Avrei voluto che N.C. avesse potuto, in parte, rivederla o ricordarla nella Tavola numerica dell’italiano di Mia Nonna, che pubblicai in Incroci” n.24, Bari, Mario Adda Editore, luglio-dicembre 2011, in occasione di un numero “incrociato” sui 150 anni dell’Unità d’Italia e della sua lingua e anche delle sue parole e cose perdute o trafugate.

Senza nulla togliere alle arti brevi di Giordano Bruno Nolano per aver memoria delle parole e delle cose, pur avendo desiderato che, come Circe, mia nonna mi lasciasse, non dico un alfabeto porcino ma almeno, un alfabeto del mulo italiano, se non di quello shqip, tanto che l'avrei potuto inanellare con lo Shummulo di cui alla Aurélia Steiner de Durres, la semplicissima Tavola Numerica di mia nonna è costruita co i "sistema gancio" della memoria, in cui ogni numero ha un suono consonantico.

1Cfr. Jorge Luis Borges, Funes, o della memoria, in : Idem, Ficciones, Emecé Editores, Buenos Aires 1956.

Fui io, lo rivendico ancora, visto quel che si sta scrivendo su di lei,a chiamarla “Nadia”: il suo nome in
“uso”, anche all’anagrafe di Cesena, era[Nadiella].Cfr.
Un testo inedito di NadiaCampana, gaudia 2.0, 14 gennaio 2012
3 Nagisa Oshima che tanto rumore aveva fatto in quel tempo, per L’Empire des sens [tit.or.: Ai no corrida, “La corrida dei sensi”].
4 Cosicché, come Mitridate Eupatore, che amministrava la giustizia nelle 22 lingue del suo impero, anche noi avremmo potuto amministrare o evocare poeti et similia anche con lingue esotiche e segrete.

Non esiste nulla quando l’animus è “de-fallicizzato”, disse Nadia. Il discorso libertino è possibile solo “rifallicizzando” l’animus.