5. Il
gioco del “Fiore di Magnolia” e il contrappunto;
le parallele nascoste du désir
e il crepuscolo avanzato
Il
contrappunto, che essendo punctum contra punctum e che, in origine, indicava il
procedimento consistente nel porre una voce contro l’altra, ossia una voce in
contrapposizione(contrappunto) alla voce data(cantus firmus), nella sequenza
della macro-struttura narrativa di Moderato
Cantabile ha un moto retto(o
parallelo) di procedere: le due voci vanno nella stessa direzione.
Il
divieto delle parallele di ottave, quinte e unisoni, che c’era dal Trecento
all’Ottocento, sembra che giustifichi, o orienti, il movimento dell’Heimlich e
dell’Unheimlich.
Se
si pensa anche alle parallele nascoste
(o sottintese), nelle composizioni a due e più voci, con il moto parallelo
delle voci da una consonanza imperfetta(terza
o sesta) a una perfetta viene cioè costituendo come un moto parallelo nascosto
di consonanza perfetta, che era il caso estremo della proibizione,o alle false relazioni, abbiamo tutto quello
che ci serve per leggere il contrappunto delle
parallele nascoste in questa falsa relazione tra Chauvin e la signora
Desbaresdes.
Se
diciamo che il désir è diatonico ,
come anche il sistema tonale nel medioevo, in cui il solo grado “cromatico”, il
si bemolle, veniva considerato anch’esso “diatonico”, vuol dire che stiamo
riprendendo le voci del Moderato
Cantabile .
Intanto,
se per le parallele nascoste o sottintese, abbiamo un moto che oscilla da una
consonanza imperfetta e una perfetta, non si può non gioire per quanto
costituito nella Tavola B, in cui la Sonatina ha le possibilità armoniche della
consonanza imperfetta,connessione che, l’abbiamo visto, ha escluso dalla
jouissance Chauvin, seppure per una sveltina, non essendo un joueur connu…
Se
tanto ci dà tanto, il grado diatonico
del désir, che, va da sé,l’abbiamo appena detto, sembra che abbia un solo grado
“cromatico”, per quel “farsi vedere” che, appunto, nella sequenza narrativa, a
un tratto, pare che venga alluso da una richiesta chiave in si bemolle, allora
è evidente che l’autore abbia disseminato questa evidente verità-Heimlich:
quando a un grado diatonico viene fatto succedere immediatamente in un’altra
voce una delle sue varianti cromatiche o viceversa, c’è una falsa relazione.
Se
io ho dato del diatonico al désir e
se l’autore ha lanciato, come trappola dell’Heimlich, un “si bemolle”, che è cromatico, allora, insieme, io adesso e
Marguerite Duras allora, abbiamo visto che la relazione, essendo falsa, non
avrebbe avuto che l’esito della Sonatina[1].
La
consonanza imperfetta , che nel campo
delle relazioni, attiene alla sveltina con le joueur connu, tira in ballo le
parallele sottintese, che, nei capitoli III, IV, V e VI, sono tutte
verbalizzate dal Pénard che, con Madame, pur giocando il “Rapo” in versione
“Sexualcafé-Game”, le stava pian piano e da vero pénard facendo la parafrasi di
quello che,per Berne, è il “Gioco della calza” e che, per lui, non poteva
essere altrimenti perché è nell’ordine della parola, o della voce, del puntum
contra punctum, è il “Gioco del Fiore di Magnolia”.
Questo
“Gioco del Fiore di Magnolia”, che fanno i pénards incalliti o quelli
occasionali, appartiene alla famiglia “Rapo”: la sua caratteristica più
eminente è il voyeurismo, di natura uretrale. Non è come quello della Calza,
che lo fa la donna in un gruppo di gente sconosciuta, quando scopre provocante
una gamba e fa: “Povera me, la calza si è smagliata”; qui, il volpone, à peine
si trova a portata di mano una signora che chiede il Pourquoi di un fatto
Unheimlich, comincia con le parallele nascoste ma in moto retto: da “le
magnolia est en fleurs” a “le jardin bien entretenu” in cui già sta agitando il
paradigma Bambino-Bambina, ma alludendo alla mappa cognitiva che l’Adulto ha
nel Paradigma Sociale: la voce dice “bien entretenu”, che è, sì, ben mantenuto,
ma che per l’Heimlich del nascosto ma gradevole può far intendere anche come
“intrattenuto”[2],
e visto che la luna era quasi piena, si vedeva bene il giardino della signora,
come è bene intrattenuto, liscio come uno specchio; non c’è tempo, è il crepuscolo
avanzato e la signora deve rientrare, ma lui lancia un’altra
parallela nascosta: “le grand couloir du prémier étage”, il gran corridoio del
primo piano, e chi ascolta può intendere quello che il désir le fa intendere:
il suo gran
corridoio,
che, poi, essendo “couloir”, e la lussuria è metonimica, chi ascolta la voce intende un altro punctum: “cul-loire”, certo che il
volpone il suo Gioco del magnolia in fiore lo sta facendo da vero Pénard,
visto, o sentito ? , che la signora
può vedere il suo couloir come il Cul Loire(che ha?),ovvero perché un inconnu
deve parlare del gran corridoio della maison di Madame se non per dirle che
lei, signora, ha un cul-Loire, grande, esteso, come il maggior fiume francese?
Madame,
ormai, ‘ché in quanto a ricerca di vantaggi biologici(scambi sessuali verbali),
nel paradigma di fondo che è il “Rapo”, non scherza, tiene il filo al volpone,
e, a lui che sta facendo il “cantus firmus”, calca un punctum, che, se non fosse “Moderato Cantabile”, avrebbe già chiuso
il gioco sessuale:
-
Vous y étiez couchée. Personne ne le savait. Dans dix
minutes, ça va être la fin du travail.
-
Je le savais, dit
Anne Desbaresdes, et…ces dernières années, à quelque heure que ce soit, je le
savais toujours, toujours…
Nel capitolo VI(dopo che è ancora lei a
marcare il punctum : - Il y a maintenant sept jours, dit Chauvin. – Sept
nuits, dit-elle comme au hasard. Comme c’est bon, le vin.)
La voce del “cantus firmus “ tira
fuori un gran piano e, ormai la mossa è diretta, l’Heimlich ha perso il pudore :
- Entre vos seins nus sous votre robe, il y a cette fleur de magnolia(…) :
quand vous vous penchez, cette fleur frôle le contour extérieur de vos seins.
Vous l’avez négligemment épinglée, trop haut. C’est une fleur énorme, vous
l’avez choisie au hasard, trop grande pour vous. Ses pétales sont encore durs,
elle a justement atteint la nuit dernière sa pleine floraison.
Elle
può essere la fleur o è lei, che ha colto il fiore nella sua piena fioritura, o
la fleur ha raggiuntola fioritura e atteint
che è “coglie” o “raggiunge” può essere, in chi ascolta, anche atteinte, l’offesa, l’oltraggio,
l’assalto; non solo le parla di questo fiore enorme tra i seni ma qui
introduce, nella sua atteinte, nel suo assalto, un paradigma in cui chi ascolta può intendere che la donna colpisce,
assalta, attacca per questo suo seno in piena fioritura[3].
L’assalto,
o l’oltraggio, o il colpo finale è vicino: le Pénard, alla signora che ancora
gli fa un contrappunto da grande seduttrice( -Je ne me souviens pas d’avoir
cueilli cette fleur. Ni de l’avoir portée. Come a dire: sottintendendo l’
“indignazione”-che è nel paradigma del “Rapo”- gli fa il punctum:”Ma quale
fiore tra i seni, non c’è un fallo implosivo che mi faccia desiderare”),
risponde: – Je ne vous regardais qu’à peine, mais j’ai eu le temps de la
voir aussi.
Lo
sguardo à peine du Pénard ha visto le penis implosive.
Il
crepuscolo avanzato rende ardito le Pénard: prima tocca le mani della signora e
poi, quando non dovrebbe fare il punctum, a questo vertiginoso punctum di
Madame: - Je crois, en effet, que je les ai souvent régardés, soit du couloir,
soit de ma chambre, lorsque certaines soirs je ne sais quoi faire de moi –
risponde con un mot à voix basse, l’insulto, o la qualificazione che le Pénard
non trattiene più e che noi conosceremo più tardi, prima della chiusura del
capitolo e del gioco.
Il
punctum che colpisce del Pénard(così impulsivo, come se il Demone avesse spinto
il suo Bambino a dire una parola che non può che far sorridere la Forca) può
avere una spiegazione, una legittimazione, solo se, come abiamo detto, c’è
nella enunciazione del volpone la “parallela nascosta”, così Anne Desbaresdes è
una “cagna”, non sol perché guarda gli uomini ma perché li guarda dal
“cul-Loire” e dalla sua “chambre”, che, in una “chienne”, sanno tutti cosa può
essere, tanto più che la somatizzazione dell’appartamento è ratificata dal
sintagma finale: “allorché certe sere non so cosa fare di me, del mio corpo”.
Pénard,
così, chiude il suo Gioco del Fiore di Magnolia, in cui, dall’alto di un
procedimento metaforico a codice ristretto, produce una connotazione parallela,
doppia, che, piano piano, scopre il désir e il gioco della signora, tanto che
questa, esaurito il procedimento del volpone, si riconosce nella risoluzione
qualificativa(ma impulsiva) dell’uomo e, con la stessa perizia del Pénard,
dedica al suo désir confessato il dîner bourgeois, non per incantare gli ospiti
ma, per darsi incessantemente all’éclatement silencieux de ses reins, à son
repaire: son visage prend le faciès impudique de l’aveu, il désir non è più
oscuro, è goduto nell’Heimlich della propria abitazione, Anne Desbaresdes
continua dans dans un geste interminable à supplicier la fleur, la grande
fleur.
L’événement
silencieux, l’avvenimento, si fa éclatement: scoppio, spaccamento,scroscio,
silenzioso comme le vin qui coule.
Le
Magnolia, dont l’odeur si forte qui écoeure subreticement, se fane entre les
seins, s’affloscia o è completamente,
interamente, sbattuto ? E, cerchio semantico che si chiude, se la fleur de
Magnolia disgusta tanto da far vomitare, Anne non può che vomitare
la nourriture étrangère, cette fleur de Magnolia di cui lei fantasmaticamente
si è nutrita e di cui le Pénard ottusamente ne ha percepito la grandezza tra i
seni della signora.
Nella
fase V, della Conclusione, l’abbiamo visto,la seduttrice(la moglie di
Putifarre?)[4]
dimostra al Pénard che lei, con le parallele nascoste, non solo lo fa
volteggiare al Magnolia ma raccoglie anche un vantaggio psicologico in seno,
uno Biologico e l’altro Esistenziale: si fa confessare dal volpone “son
consentement était entier”, vale a dire, col linguaggio doppio del volpone, che
il sentimento –l’Heimlich- aveva raggiunto il con, in tutta la sua misura,
intero, come il désir da 4° grado di Berne.
L’envie merveilleuse, tra “voglia”,
“invidia” e “pipìta”, che non fa
parlare, tanta è la voglia che non c’è retorica o non se ne può produrre.
[1] Come
nell’opera teatrale Savannah Bay,
Paris, Minuit 1983, “i veri protagonisti della leggenda della Pietra Bianca[che
è la scena che è in secondo piano e che emerge a poco a poco] sono, più che un
uomo e una donna, uno sguardo e un corpo.(…)Lo sguardo maschile fissa,
circoscrive, cattura il corpo femminile, ne iscrive l’apparizione, prima che
questa si cancelli. Ci si domanda se questo corpo così fotografato è un corpo
reale o un corpo creato dal fantasma di chi lo guarda, poiché l’altra comincia
a esistere soltanto dal momento in cui entra nel suo campo visivo, altrimenti
essa è ‘morta’”(Nadia Setti, Savannah
Bay, la perdita interminabile, in: Duras,
mon amour, ed.cit. : pagg. 213-214). Se, come dice Nadia Setti, la distanza
tra l’uomo della pietra e la giovane sirena si precisa come scarto tra
l’esterno e l’interno, è nella profondità(sotto l’orizzonte) e non può essere
circoscritta; la distanza tra Chauvin e Madame, scandita dalla sirena, è in
superficie(sopra l’orizzonte) e non può essere ascoltata insieme.
[2] Ma
può far intendere o allude all’Entretenue,
la “cortigiana” argotienne che Madame è : difatti, questo stato di mantenuta
dall’”entreteneur”, le “bailleur de fonds”, il finanziatore, che è suo marito,
è esplicato, detto, sia nel capitolo III: “C’est dans cette maison qu’on vous a
épousée(…)”, in cui l’impiego di “on” toglie al matrimonio la soggettività
della donna, sottolineando il suo “accasamento”; sia nel capitolo VII, quando
l’auteur precisa: “Les hommes les
couvrirent de bijoux au prorata de leurs bilans. L’un d’eux[il marito di Anne], ce soir, doute
qu’il eut raion”. Madame, l’Entretenue, la bien-Entretenue, comme son jardin,
lisse comme un miroir, qui, de nuit, de son couloir allumé regarde souvent les hommes, tira dentro un altro segno
dell’argot : l’Allumeuse, che,
per il « Dictionnaire » de Georges Delesalle(Paris 1896, Ollendorff
éditeur), è « la prostituée, celle qui provoque, qui allume le client », che, come vedremo nella nota successiva,
per une femme qui va au Magnolia, comme les filles galantes allent au Persil,
pour raccrocher, et qui habite le boulevard de la Mer, si giunga a connotarla
anche come Boulevardière, viste anche
le passeggiate che fa quando vuole, avec son enfant, il passo retorico non è
più lungo della gamba, o delle gambe della Boulevardière, la femme galante qui
fréquent les boulevards, per l’argot, e Madame, qui fréquent le boulevard de la
Mer, per Duras.
[3] Il
doppio senso, qui, è davvero disseminato come une floraison. La “Fleur qui
frôle” rinvia alla Frôleuse, che, in
argot, è la “prostituée qui raccroche”, ma questo “frôler”, che è il rasentare,
lo sfiorare, e quindi è lo “sfioramento”, lo sfiorare, della Fleur, che è
Madame: c’è, di lato, un senso ottuso(“passare accanto toccando leggermente di
sfuggita”) qui frôle, e c’è, anche, da un altro lato, il doppio senso del
fascino di Madame(non passa inosservata, anche se ti passa accanto ti tocca, ti
sfiora, si fa “sentire”).Le Magnolia en
fleur, d’altro canto, come non può non far pensare all’argotier “Persil en
fleur”? Questo , è il raccrochage de filles galantes, che, en allant au Persil,
andando a passeggio con lo scopo di farsi notare, appunto raccrochent, fanno un
buon colpo; le “Magnolia en fleur” è, invece, le raccrochage de Madame, la
Frôleuse, che au boulevard de la Mere et au port raccroche. Il “raccrocher”, va
da sé, che, al gioco, è “fare un buon colpo”, non solo è già contenuto nel
cognome di Madame per via dei “dadi”, ma è, più volte, disseminato nel récit, essendo nel paradigma di “hasard” :
“Ils s’étaitent connus par hasard dans
un café, peut-être même dans ce café-ci qu’ils fréquentaient tous les
deux”(Chapitre III). Comme par hasard,
dans ce café-ci même Madame è venuta a raccrocher(fare un buon colpo) lanciando
se stessa, i suoi dadi. La sonatine, c’est un coup de dés?
[4] Non
proprio. La classe di Anne Desbaresdes, che gioca da par suo a “Rapo”, non ha
niente a che vedere con la moglie di Putifarre, che, cercando di sedurre
Giuseppe, indignata per il suo non coinvolgimento, lo denunciò al marito,
ministro del faraone, che lo fece imprigionare. Là, c’era il triangolo
drammatico. Nel “Moderato Cantabile”, non può esserci.
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