[©Van Gogh 1888, Café de nuit, Place
Lamartine, Arles
Olio su tela,cm 70x89,
|
V.S.Gaudio
Tel cafè la gent discur
mo
en dic gnent:
è vera ?
Divagazione
ziffiana sulla poesia
di Gabriele Ghiandoni
Tullio
De Mauro: “Ziff, palesemente, non ha letto Gramsci”.E’ vero?
V.S.Gaudio:”Ghiandoni,
probabilmente, non ha letto Ziff”.E’ vero?
Gabriele Ghiandoni:”Gaudio,evidentemente,non legge il ‘Corriere
Adriatico’”.E’ vera?
Arles. |
1. Confrontiamo:
Sapìti
cchi successi a la Licata
‘u
porcu assicutava ‘na criata
c’aveva
ancora lordi li piatti
e
cincu jatti ‘nta ‘n malu furrìu
ca
vulevunu ‘u pizzu,
amminazzannu:
serva
fitusa, dannìnni ‘na parti,
jettini
‘a rristatura d’a pignata,
bbrutta
criata;
cu
stava sodu-ggiubbu era lu porcu
cci
jeva appressu ‘n cursa rrastiannu
pinzannu
‘i miritari occa cunortu[1].
con:
Tel cafè la gent discur
mo en dic gnent.
Qualcun arconta dle don.
I
più dìcen de sì,incucutiti
da
la parola svòida
ch’arman
per tera[2].
Qui, al di fuori del loro
contesto, come si leggono?
«Intendo forse dire se li
leggiamo con sentimento, a voce alta o sottovoce? No, non è questo; il punto è:
cosa fate quando li leggete? Guardo la pagina stampata: leggo da sinistra a
destra. Ecco che cosa faccio. Ma non è tutto quello che io, o chiunque altro,
facciamo quando leggiamo qualcosa. Chiunque, infatti, può per lo meno rivolgere
l’attenzione a quanto sta leggendo o no, può farlo in modi diversi, o può
rivolgersi a cose diverse»[3].
Leggendo i versi di Grasso,
vedete che c’è una correlazione
tra la struttura della poesia e quella del racconto; percepite una sorta di
macrostruttura della narrazione che può avere, per motore, almeno tre delle
cinque funzioni di Isenberg: la situazione iniziale, la complicazione, l’azione
o la valutazione, la risoluzione, la morale o la conclusione; vedete che la sua
funzione discorsiva pone una concatenazione cronologica e a volte riuscite a
scorgere anche la funzione documentaria che toglie schiuma, lava, alla
ridondanza semantica; vedete che la circolarità semica è attuata, come è
effettiva l’interazione tra l’io che narra e l’altro di cui si narra.[4]
Leggendo i versi di Ghiandoni,
vedete che il poeta sta facendo
una novella in versi, una romanza anche,ma è la novella-metafora che fa da specchio, con almeno tre funzioni di
Isenberg, a una situazione iniziale che è sempre il punctum della biografia del
personaggio o della figura; così, combina paradigma e attanti, che sono sempre
personaggi o figure di cui il poeta rammenta, narra.
Come nei versi di Tonino
Guerra, e anche in quelli di Grasso, anche qui la funzione discorsiva ha una concatenazione monotematica che leviga
la superficie del denotatum[5].
La domanda di Ziff «Come si
legge una poesia?» non ha, è vero, una sola risposta.
Non esiste un unico modo di
leggere una poesia. Figuriamoci una poesia dialettale. Che parla almeno tre
linguaggi. Chiunque legga una poesia dialettale come se fosse una poesia in
lingua nazionale non sa che il canto è angoscia, el cant è l’angoscia, la pasion sacra[6],
passione sacra, è tanto sciocco quanto chi tracanna Vernaccia di Serrapetrona e
sorseggia una Fanta, non sa che come la musica araba, la poesia in dialetto
fanese è una musica difficile, na
farfalla che bruscia viva de calor[7].
Ghiandoni (è frizzante il suo
verso con spuma rossa) non è Ruffato[8],
ma non scoprirete neppure quello che merita di essere scoperto se leggerete La mùsiga come se fosse il «Corriere
Adriatico».
2. Se stessimo leggendo su un giornale, il «Corriere Adriatico»,
la cronaca della festa per l’inaugurazione del Teàter dla Fortuna e vi si
dicesse
Ermi
in tanti, tla piasa
El
giorn dla Festa: el teàter
De
Fan dop cinquant’an![9]
non resterei sbalordito alla domanda «è vero?»[10].
Ma se stiamo leggendo Ghiandoni
e una persona adulta, indicando i versi citati, chiede «è vero?», allora penso che quella persona sia stupida.
Ma se aggiungessi
Ce
sin divertiti un bel po’
El
giorn dla Festa
è vero?[11]
Arles. |
3. Dico a qualcuno: «Se devi leggere la poesia dialettale, il
solo modo intelligente di leggerla è quello di leggerla con occhio critico».
Che è anche il solo modo di leggere i giornali. Voglio quindi che mentre legge
egli si chieda con una certa frequenza «è
vero?». Non credo però che abbia molto senso nella lettura della poesia.
Esistono modi diversi per leggere componimenti poetici diversi, ma nessuno di
questi implica che ci si domandi «è
vero?». Per lo meno, non credo che un componimento poetico comporti mai una
domanda del genere. Tuttavia, non posso provarlo: «esistono troppi modi diversi
di fare e quindi di leggere la
poesia».
Ma se un lettore provenzale di
Gabriele Ghiandoni, uno di Arles stesse leggendo su un quotidiano locale:
«Li jour
de la fésto:
li teatre de la Fourtuno
estavo dins l’ aire
darnieramen cinquanto an
dins uno rodo redouno
que fuguèsse uno magìo?
Noun, èro verai!»[12]
potrebbe ipotizzare che il
Teatre de la Fourtuno
è il Teatro della Fortuna di Fan?
E perché se ne parla ad Arles, che
è una città bianca sì ma il suo è il bianco argenteo dell’età, non la bianca
festosità della gioia eterna?
Per il Caffè di Van Gogh? Che
ci faceva a Fano, dipingeva o scriveva poesie, era Gauguin? O Joseph Roth?
La poesia dialettale connessa
al Dasein del poeta non ha procedimenti metaforici, un po’ come un presupposto
giornale locale della Provenza che parla provenzale, cioè scrive provenzale, è
scritto in provenzale, non va dal termine di partenza per arrivare a quello di
arrivo con la proprietà comune che permette la metafora: a) attuando una
traduzione più o meno letterale; b) ridefinendo l’oggetto di partenza. Diciamo
che usa il “linguaggio di crescita”, per cui ha un uso corrente, contestuale e
situazionale del linguaggio che rende più vera, o verosimile, la referenza al
Dasein.
Perciò, il giornale locale di
Arles è simile alla poesia dialettale connessa al Dasein del Poeta? O,
piuttosto, avendo il “codice ristretto” della lingua in uso, e non avendo
particolari procedimenti metaforici, non è per niente poetico?
Dins lou café la gènt parlo
Noun dis aurre.
Quicon
parlo de li femo
Tanti
dison de si, esbalauvi
De
las paraulo vido, que estauon a terro.
Que dis? È poetico? Eis veridi?
È iperreale? O è correale?
da: V.S. Gaudio, Tel cafè la gent discur mo
en dic gnent:
è vera ? Divagazione
ziffiana sulla poesia di Gabriele Ghiandoni, © 2006
Fête des Gardians celebration. Arles |
[1]
CRIATA: in: Mario Grasso, Vocabolario
Siciliano, Prova d’Autore, Catania 1989: pag.76: DOMESTICA. Sapete cos’è
accaduto a Licata?/ Il maiale inseguiva una domestica/ che aveva ancora i
piatti sporchi/ e cinque gatti in un brutto giro/ che volevano la tangente,/
minacciando:/ serva fetente, daccene una parte,/ buttaci il restume della
pentola,/ brutta serva;/ chi stava zitto-zitto era il porco/ le correva dietro
fiutando/ ritenendo di meritare qualche conforto.
[2] Au café du Centre:in: Gabriele
Ghiandoni, La mùsiga, Marsilio
Elleffe, Venezia 2000: pag.60.
[3] Paul
Ziff, Paul Ziff, “VERITà E
POESIA”, in P.Z., Itinerari filosofici e
linguistici [Philosophical Turnings. Essays in Conceptual Appreciation,
1966], Introduzione di Tullio De Mauro, trad. it., Laterza, Bari 1969: pag.83.
[4] Cfr.
V.S.Gaudio,’U porcu assicutava ‘na criata
e cincu jatti vulevunu ‘u pizzu: è veru? Divagazione ziffiana sulla poesia
di Mario Grasso à ilcobold.it/piazza3/casa-dello-scriba .
[5] Come
abbiamo avuto modo di spiegare per la poesia dialettale diacronica [vedi:à V.S.Gaudio,La poesia dialettale
connessa al Dasein, in:V.S.Gaudio,La
semantica gergale e razionale dell’idioletto corporeo e della poesia dialettale
diacronica,”Quaderni di Hebenon” n.1, Ivrea
1999], la verifica degli Indicatori Globali e dell’I Ching in questa
poesia dialettale connessa al Dasein
indica che l’esagramma risultante è il numero 57, Vento(Sunn) su Vento(Sunn),”la
gentile penetrazione”, che è l’esagramma del piccolo movimento. L’immagine:Venti
che si susseguono: l’immagine del vento che penetra;l’immagine delle piccole
cose. C’est-à-dire della piccola frase,
il “sintagma mite del vento” o “del legno”. L’oscuro,che,di per sé, è rigido e
immobile, viene dissolto dal principio chiaro che penetra, commenta
Wilhelm (vedi: I King (Il libro dei
mutamenti), Astrolabio , Roma 1950: pag. 240),che fa da specchio a I culor chiar fati de luc;el culor scur
sol sa l’ombra. De not i culor se
muscìnen in tel ner (Ghiandoni, op.cit.: pag. 41). E’ l’esagramma dell’andare
dentro e del rannicchiarsi, delle circostanze particolari e delle piccole cose.
Il trigramma Sunn si raddoppia, sotto poggia sulla materia, sopra è come il
vento e le nubi penetra. Che, poi, il tutto si contempli nell’Heimlich che
viene destato, come la particolarità del nostro esempio del Caffè dimostra. Al
Caffè la serie dell’esagramma 57 trova il suo adempimento: il viandante non ha
nulla dove possa dimorare nel suo
isolamento, e quindi segue Sunn, il segno del ritorno a casa.
[6] Cfr. Harmonia sacra pag. 73: G. Ghiandoni, op.cit.
[7] Cfr. La mùsiga araba pag.68: G. Ghiandoni, op.cit.:una
farfalla che brucia viva di calore.
[8] Nel
valutare il rapporto formale e qualitativo delle preposizioni nella poesia di Gabriele Ghiandoni, il centro di gravità del suo stile è basato
sull’alternanza del transitivo,
ovvero la discontinuità del transitivo, il salto, l’opposizione, la concessione
che, in qualche modo, è speculare all’esagramma 57 dell’I Ching, questa mitezza del passaggio, questo sottentrare gentile, tutto sotteso dalla
preposizione-punctum Tel(nel) o Tla(nella)che,
appunto, nella Tavola delle preposizioni del dialetto fanese o,se vogliamo, del
territorio della provincia di Pesaro che appartiene all’area gallo-italica che
si collega direttamente ai dialetti romagnoli (vedi: G.Devoto-G.Giacomelli, I dialetti delle regioni d’Italia, Bompiani
Tascabili 2002), è compresa nelle fasce qualitative Asimmetrica-simmetrica/Transitiva.
Á
Á las Á la
|
Per Pet Pera
|
Sobre
|
Asimmetrica
|
Contra Contro
Sènso Sèns
À reire Vers
Darrié Davans
|
Entre
Permièi
|
En Ena
Dins
Dintre
Dins lou
|
Asimmetrica-
Simmetrica
|
De
De
Dou
|
Ab
Desempièi
Despièi
|
Com/can(t)
|
Simmetrica
|
intransitiva
|
intrans-transit.
|
transitiva
|
Tavola delle Preposizioni : Provenzale ©V.S.Gaudio
[cfr. anche
Tavola Provenzale/Catalano in : Viggo Brøndal,Teoria delle
preposizioni[1940],trad.it. Silva editore,
Milano 1967, appendice:Tav.89 B.]
intransitiva
|
Intransit.-transit.
|
transitiva
|
|
A
|
Per
|
Sota
Su
Sopra
|
Asimmetrica
|
Vers
Sensa
|
Tra
Drenta
Fora
|
In tl’
In tel
Tel
Tla
|
Asimmetrica-Simmetrica
|
De
Del
Dietra
Davanti
|
Dal
|
Cum
Sa
Sal
|
Simmetrica
|
Tavola delle Preposizioni: Fanese ©V.S.Gaudio
[9] Sono
i primi tre versi di La festa pag.75:
G.Ghiandoni, op. cit.: Eravamo in
tanti, in piazza/ il giorno della Festa: il teatro/ di Fano aperto dopo più di
cinquanta anni!
[10] E’
vero che le pietre, le mura di Fano sono come le pietre di Arles, vivono di
vita propria? Come dice Joseph Roth: “Le mura antiche diventano più sonore ogni
anno che passa, come fossero vecchi violini”:Le città bianche[Die weissen
städte,postumo 1976 Amsterdam-Köln],trad.it. Adelphi, Milano 1987:pag.90.
Café de nuit, Place
Lamartine, Arles ora Café Van Gogh |
[11]
Questa virtù dell’Heimlich che sottentra nei luoghi di Fano e di Arles, e
quindi nella poesia e nella pittura di Van Gogh, è una sorta di fatalità indistruttibile
dell’Altro, è come l’irredentismo dell’oggetto, l’estraneità radicale,
l’esotismo irriducibile da cui si potrebbe cogliere quella che Jean Baudrillard
intende per “declinazione della volontà” e che rende di una evidenza perfetta
ciò che, visto da una prospettiva d’insieme, manca al mondo, al senso che non
ha frammenti, linee spezzate, forme segrete dell’Altro.
L’immobilità dell’oggetto
nel cuore della sua banalità che fa irruzione da tutte le parti, con la
delicatezza patafisica che non vuole riflettersi, vuole essere colta
direttamente, illuminata nel dettaglio, farsi oggetto stupefatto che capta
l’obiettivo del poeta e del pittore, questo bagliore
didonico di impotenza e stupefazione che manca completamente alla mondanità
della lingua, della poesia, nazionale. “C’è del fotografico solo in ciò che è
violentato, sorpreso, svelato, rivelato suo malgrado, in ciò che non avrebbe
mai dovuto essere rappresentato perché non ha immagine né coscienza di se
stesso”, dice Baudrillard (La trasparenza
del male, trad.it. Sugarco edizioni, Milano:pagg.165-166). Questo fotografico è l’irriducibilità che
proviene da un altro luogo, la precessione di una determinazione illeggibile
nell’evidenza perfetta del linguaggio,deittico ma, illeggibile, segreto, di una
devoluzione sottile, energia surrettizia sottratta, rubata, sedotta,
radicalmente esotica: a Fano e ad Arles?
[12] Sono
i versi in provenzale che corrisponderebbero al fanese di: El giorn dla
Festa:el teàter dla Fortuna a pr’aria dop cinquant’an, in t’una rota tonda:par
na magia da stròligh? Invece è vera!