STIMMUNG CON QUELLA DI AVOLA NEL "GEHEN" DI THOMAS BERNHARD ⁞


SIGMAPOST.9
Lo spirito aspro del Dasein
SigmaStimmung con Essa
per via del Lutri
9 |→ IL “SIGMA” DI QUELLA DI AVOLA PER VIA DEL LUTRI
Una Stimmung di Essa al passo con un Nordstrom nel Gehen di Thomas Bernhard

Avevo avuto in sogno quel 3 aprile quella cosiddétta Essa[i], o anche It, tutto a un tratto, completamente depresso, nel mio cosiddétto Dasein, al di fuori dei manicomi, e dentro i manicomi, allo stesso tempo, cosa poteva esserci di strano sognare Essa per un cosiddétto Gaudio che fa un tutt’uno con quello stesso Freud, così connesso all’interpretazione dei sogni, d’altra parte quello stesso poeta saraceno era all’apice del suo pensiero, nella perversione del piacere singolare ci entrava di sera e non ne usciva, in quel periodo, nemmeno al mattino; in fondo, tutto ciò che viene sognato è come se fosse stato detto e quindi è una citazione, a volte una semplice didascalia, tra natura umana e natura, orribile e ripugnante, atroce e infinitamente triste, tremendo e schifoso, è come essere su per la via del Lutri, che così messa, non sai mai se sei qui quasi al 40° grado di Latitudine o giù. Sulla costa della cosiddétta Repubblica che sta in riva al mare, ammesso che da quella via del Lutri si metta in cammino per arrivare al Lido o alla Marina se non addirittura alla Punta del Cane, quando ancora non c’è nessuno a farsi il bagno, a menarselo di buona lena, triste e ilare, ripugnante e gioioso, orribile esercitante della battaglia dei Gesuiti e inquietante poeta del gaudio singolare.
Il poeta, dice Càtera, altrimenti detto: Càtärë, se non Katar[ii], ha un inverosimile acume mentale; la capacità della sua mente era tale, aggiunse una volta De Gaudio: da spaventarmi di fatto per la sua mostruosità. Di quale mostruosità è capace, di colpo, questa mente e questo (-phi), questa mente, la mente del poeta cosiddétto Gaudio, ha dovuto pensare tutt’a un tratto la figlia di quell’arbrësh di Shen Vasìli: senza dubbio, mentre lei pensa a quando gli camminò dietro, nel rettangolo che era il Sigma: non sapevo come stare nei concetti di dentro e di fuori, più dietro che davanti, e se ci andiamo insieme, questo dissi a quel fottuto poeta, ah se lo conoscevo, lo conoscevo bene quel maledetto poeta del cazzo, un imbecille in fatto di sentimenti e di pensieri, e poi quando mai sono stata da quei rivenditori di jeans Levi’s a far venire l’erizzo mentre li provavo a tutta quella masnada di pugnettari coatti?
Quella di Avola vs Vazelinë Vasìlë
O anche nel cosiddétto mondo integro, e dietro: il mondo non integro, questo mi chiedevo: quando poi adesso so che ogni attimo può essere la brutalità di un attimo, come quell’attimo in cui il poeta là mi fu dietro, e poi dentro in un attimo, è questo attimo che era il passaggio del confine per…il gaudio? Dice la stessa arbrësh fricata a Essa: se lei l’anno scorso avesse detto a chi, al suo animus?  Che oggi sarebbe stata nel gaudio, presa dal gaudio, tutti ne avrebbero dubitato, e anche lei stessa, quella di avola, anche se ha sempre tenuto in conto di poter essere di nuovo in un gaudio singolare in qualsiasi momento; e a lei: non glielo ha pure scritto che quel maledetto poeta del (-phi) era del tutto maledettamente singolare, e che pertanto lei era entrata definitivamente nel gaudio definitivo? Quando facciamo qualcosa , quando gli feci la patefactio attorno al dok, ad esempio, non ho riflettuto sul perché lo stavo facendo, o facevo ciò che stavo facendo, dice quella bbrèscia fricàta, in quanto poi – di colpo- mi sarebbe stato assolutamente impossibile fargli tutto quel giro. 
Ad Essa: non dobbiamo fare di ciò che facciamo un oggetto del nostro pensiero, tu: se è il suo (-phi) che a mano, come dire?, lo tiri o semplicemente lo maneggi a lungo, non devi pensare che quel suo maledetto (-phi) gaudiano sia quello l’oggetto del tuo piacere, del tuo pensiero, in quanto poi cadresti in un dubbio totale, una disperazione totale, anche io lungo questa via del Lutri non rifletto su ciò che accade ed è accaduto e accadrà intorno a me, se mi guardano come cammino, se ci fosse lui a guardarmi, se non si ha la forza di interrompere una simile riflessione su ciò che accade quando ti metti a camminare e a fargli la patefactio, e poi a rifargliela ancora, anche se lui non c’è proprio nemmeno nel passato, nel presente e nemmeno nel futuro, nell’attimo esatto in cui tu pensi questo: il piacere singolare è un dubbio totale, devi fermarti esattamente prima dell’attimo in cui essendo a quel punto, quel punto non sia il cosiddétto attimo letale, quello del nulla, in cui allora se sei giunta a tanto, l’immobilità è totale, basta, è l’inattività totale, a cosa ti serve stare lì a tirarglielo in lungo e in largo per via del Lutri e su per via del Preti e su ancora per via del duca di Genova, e giù ancora per via del Lutri tanto che arrivi alla Standa e quello, il poeta,nel tuo sogno non te lo ritrovi lì che ti fa implodere l’animus?
Essa, che non poteva definire tutto, e nemmeno pertanto nemmeno un quarto di questo, e perciò non può e nemmeno potrà mai pensare in modo assoluto, per questo esiste, da qualche parte, così come pensa che esista il poeta singolare cosiddétto Gaudio: e vedendola pur nel sogno a culo nudo, così si è spinto lontano, anche nel sogno alle menti più lontane dall’ordinario che cosa può fargli lo Stato , cambiargli il codice fiscale della libido, e rifiutargli financo i mezzi necessari alla sopravvivenza del suo oggetto “a”? 
Perciò avviene che proprio le menti così perverse e fuori dell’ordinario e più lontane che mai dall’ordinato mondo di Essa, che è una giovane donna ordinaria, possano coltivare un piacere singolare con un oggetto così reversibile, tutto dentro l’ottusità dell’ambiente o meglio dentro l’ottusità dello Stato, come se una ordinata impiegata  del futile e del nulla, dell’orrore e del terribile, una burocrate mobile, che tira paradigmi ripugnanti del futile mondo delle banalità più ovvie relative ai sistemi di messaggio primario di Edward T.Hall quali la tecnologia, l’educazione, la territorialità, la temporalità, l’associazione, la sussistenza, la bisessualità, insomma una ordinaria formalizzazione somatica del nulla, potesse essere messa a culo nudo nel sogno e essere vista camminare sotto i portici di via Roma a Torino dentro i suoi jeans più bagnati e logori, dentro una singolarità spietata e ilare, sconvolgente e ripugnante, dentro tutta la sua incompetenza irresponsabile tirata a lungo nel suo passo per lustrare l’oggetto “a” del poeta con l’innalzamento del suo (-phi), quello ancora più singolare e taurinese del giovane poeta dell’altro secolo! 
Essa è una mostruosità senza pari, disse una volta Gaudio a Vasìle: non è insignificante, è del tutto indifferente, non c’è traccia nel suo animus di un qualche bagliore del (-phi), tolta qualche finta torsione[iii], non è come te, che quando mi hai fatto la patefactio eri dentro la liquefazione dell’animus tra podice e arco ogivale delle ginocchia, Essa non potrebbe mai fare in un negozio di jeans quello che tu puoi fare anche stando qui nella via più orribile e terrificante che esista in un centro più o meno urbanizzato, è una che se è tesa è perché sta tirando a lungo il duplice pensiero, che è impossibile e dunque è un nonsenso, non è per il pensiero ininterrotto, e quindi non è mai in un piacere singolare, è una che sta sempre a chiedersi che cosa si perde “se non vado più a fare l’impiegata pellegrina”, forse riesce a camminare anche qualche volta sotto quei portici  ma non cammina come te, nemmeno per dieci secondi, figurati se quella, la cosiddétta Essa, sia capace di fare al poeta singolare cosiddétto Gaudio la patefactio del patafisico Vasìle nemmeno nel sogno più corto e precoce del poeta-visionatore
Essa non sa camminare, non può dire, non potrà mai dire: quando cammino per via del Lutri penso e affermo che sto pensando che il poeta-visionatore mi sta camminando dietro, e allora è a Esso che penso, e insieme pensiamo insieme mentre camminiamo insieme e di colpo pensiamo, anche se non insieme, forse lui viene prima, anche nel pensiero, dice: è qualcosa di diverso questo camminare di Essa da quando le cammino dietro o da quando è nel mio piacere singolare, entrambi allo stesso modo, pensiamo che camminiamo, una davanti, l’altro le viene dietro, per la cosiddétta via del Lutri, e poi gli faccio il Sigma che gli ha fatto quella bbrescia fricàta, la cosiddetta Vasìle con quei pantaloni blu, io adesso mi ci metto a camminare dentro i miei skinny jeans della Nordstrom, altro che quegli “insignificanti” Levi’s[iv] di quel rivenditore autorizzato che è pure un suo parente acquisito, e diciamo e pensiamo con la nostra mente: io: ti sto camminando dentro i miei jeans più logori e bagnati della Nordstrom, fottuto poeta-visionatore[v]; e Esso: camminiamo in una disposizione mentale di così incredibile labilità, questa camminante di avola cammina in modo del tutto patagonico, o forse è semplicemente una persona sconsiderata che cammina in modo incredibilmente spedito o incredibilmente lento o incredibilmente risoluto, così di questo passo me lo tira fino alla stazione, dove non passa più un treno che è un secolo e così camminando insieme, insieme entriamo in questa stazione del cosiddétto poeta che qui prendeva il treno per andare a camminare sotto i portici di via Roma a Torino, dietro alla camminante, la cosiddétta Quella, là davanti, Quella di Avola# una Stimmung di V.S. Gaudio con Thomas Bernhard Gehen




[i] Vedi Sogna Pomme e sognai Essa in: gaudia 2.0-2018,4
[ii] Che, nell’albanese di De Rada, sarebbe “Cattaro”, e quindi il topos del Montenegro, tanto che, per questo, la traslitterazione adottata in Italia come cognome sta a Pratiglione e Rocca Canavese, anche a Forno Canavese se non a Corio(dove ebbe ad "emigrare" il cosiddétto zio di Blue Amorosi...) in provincia di Torino, di pertinenza alla montenegrina albanese regina d’Italia, e sta, è naturale, in questo cosiddétto topos delle Trebisacce dei pellegrini e degli scalzacani, albanesi, ‘mbroni e camminanti.
[iii] Cfr. L’aspergillus di Essa in gaudia 2.0- 2019,01
[iv] Cfr. l’insignificante cosiddétto Levis Gaudio qui in Uh Magazine 2019-4 uhmagazine/2019/04/il-cosiddetto-duplice-pensiero- 
[v] Cfr. Vorrei sognare quel Gran Tarasso, in gaudia 2.0, 2019/05.