SIGMAPOST 12 Lo spirito aspro del Dasein IL FOSSIL-ZAHIR DEL 13 NOVEMBRE |
V.S.
Gaudio e il Fossil che, visto nella vetrina di un negozio di via San Felice a Bologna, la moglie Marisa Aino gli
regalò negli anni Novanta.
!Così come lo Zahir di Borges, il Fossil del Sassofono[i],
senza ore, giunse nelle mie mani. Oggi, come lo fu per Borges, è il tredici di
novembre[ii]:
sono da qualche giorno, prima della luna piena del 12, preso dal Dab del Martinguhing[iii],
che è come lo Zahir, e il denaro, un
ente astratto, tempo futuro, analemma esponenziale del mio oggetto “a”, è
tempo imprevedibile, scrisse Borges: tempo di Bergson, il Fossil, quel Fossil donatomi da chi costituisce e radica il mio
oggetto “a”,
e le sue diramazioni temporali tra passato e futuro, è quella stessa moneta da
venti centesimi di Borges, avuta, come resto, in una mescita per un’aranciata.
Il Fossil
sembra che per questo 13 novembre sia il meridiano o lo gnomone, senza
mezzi termini, del Martinguhing, che,
essendo come lo Zahir, che, in arabo,
vuol dire notorio, visibile, mai così ostentato e visibile quanto in quella
immagine del Dab, è uno dei
novantanove nomi del gaudio o dell’oggetto “a” che è lo Zahir
del gaudio.
Oggi, come lo fu per Borges, è il
tredici di novembre, il poeta ha stappato già per tempo una bottiglia di Shiraz, senza rammentare minimamente che
ci fu quel monaco poligrafo che narrò che in una scuola di Shiraz v’era un
astrolabio di rame, “costruito in tal modo che chi lo guardava una volta non
pensava più ad altro” e non sta fantasmando da più giorni quel Martinguhing per dimenticare l’universo?
Il Martinguhing,
d’altronde, in quell’immagine così prefissata, sembra che possa essere nella
posizione della Tigre Rossa che salta,
e il poeta-visionatore è in questa visione che si è perduto o è in questa
visione della tigre che la perdizione del suo oggetto “a” ascende al meridiano lungo l’asse
stesso del bagliore didonico, o di Ecate, dello gnomone, del Fossil, del Martinguhing.
Il tempo rafforza lo Zahir, e quel Dab, e così quel Fossil,
da cui ha avuto origine l’immagine assoluta della Tigre Rossa che è il Dab e il Martinguhing, che, stando all’asse del suo bagliore didonico,
quello di Ecate, è l’occhio di Al-Debaran, che per gli Arabi era
comunque anche l’occhio di Dio; per i kabbalisti, quello stesso fascio luminoso
dello gnomone è Diaih, la Porta della Luce, che, presso i Cinesi,
era il sieou Tsan, il Cuore del Guerriero Tsan, nient’altro
che Orione; lo Zahir che nell’astrolabio
di Shiraz, come se fosse il bagliore
didonico di Ecate, allarga la costellazione del Martinguhing tra Orione e
Al-Debaran.
Ci sono dei tempi in cui, per questo,
il Fossil per anni non è al polso del
poeta-visionatore ma, come in Borges
lo Zahir, nel fondo di un pozzo, in
una scatola nel ripostiglio nell’angolo sud-est del pantano fin quando,
semplicemente, giungerà nelle mani del poeta dal fondo del cassettone nella
stanza del camino, se non, nel tardo pomeriggio del quattordici novembre, dopo
aver bevuto un bicchierino di vermouth Carpano, quasi come se lo dovessimo
pagare, come Borges, con lo Zahir,
eccolo scaturire, nella sua custodia di latta, da un cofanetto nel primo
cassetto del comò…indubbiamente, adesso che Marisa Aino l’ha ritrovato, questo Fossil racchiude la storia universale e
la sua infinita concatenazione di effetti e di cause, e anche di bioritmi del
mondo visibile che è intero in ogni sua rappresentazione, il Fossil è un microcosmo, un simbolico
specchio dell’universo, tra sogno e realtà, oggetto “a” e suo analemma esponenziale nel
tempo e lungo le ascensioni al meridiano del visionatore,nelle ore deserte
della notte e anche nella passeggiata di mezzogiorno, il Fossil e il Dab, lo Zahir e il Martinguhing chi sarà logorato a forza di pensarlo e ripensarlo, e
quale nome avrà tra i novantanove possibili, chi c’è dietro le ore inesistenti
o cancellate del Fossil?
“Il narratore[che] è un asceta
che ha rinunciato al commercio con gli uomini e vive in una specie di deserto”[iv]?
O il serpente Fafnir che custodisce il tesoro sul quale giace nel Pantano,
quello della Commenda Gerosolimitana? E,
anche, per il candore e la semplicità della sua vita, quell’angelo che è il poeta-visionatore, che, avuto al suo
polso quel Fossil, si fece famoso
incantatore che si impossessava di infiniti oggetti d’amore? E poi non scrisse
Borges che, “senza andare a cercare più lontano”, egli stesso ha sgozzato suo
padre, e giorno e notte, da poeta-visionatore,
vegliò sul Fossil fin quando, temendo
di logorarlo, lo ripose prima nell’astuccio di latta e poi nel cofanetto nell’angolo
più remoto del primo cassetto del comò?
Anche perché non è possibile che, avendo visto allora, un tempo, il poeta, infiniti processi che formavano un solo gaudio e, comprendendo ormai tutto, poté anche capire la scrittura della tigre? Che, questo scrisse Borges, “è una formula di quattordici parole casuali(che sembrano casuali)”[v], e 14 è oggi quando il Fossil viene alla luce e 14 è il numero del Martinguhing…
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Anche perché non è possibile che, avendo visto allora, un tempo, il poeta, infiniti processi che formavano un solo gaudio e, comprendendo ormai tutto, poté anche capire la scrittura della tigre? Che, questo scrisse Borges, “è una formula di quattordici parole casuali(che sembrano casuali)”[v], e 14 è oggi quando il Fossil viene alla luce e 14 è il numero del Martinguhing…
[ii] Cfr. Jorge Luis Borges, Lo Zahir, in: Idem, L’Aleph, ©
1952.
[iii] Cfr. V.S. Gaudio, L’armure
di Miss Martinguhing, in Uh
Magazine , 2017/12.