Lo Zahir di Jorge Luis Borges e il Fossil di V.S. Gaudio ≡

SIGMAPOST 12
Lo spirito aspro del Dasein
IL FOSSIL-ZAHIR DEL 13 NOVEMBRE

V.S. Gaudio e il Fossil che, visto nella vetrina di un negozio di via San Felice a Bologna, la moglie Marisa Aino gli regalò negli anni Novanta.

!Così come lo Zahir di Borges, il Fossil del Sassofono[i], senza ore, giunse nelle mie mani. Oggi, come lo fu per Borges, è il tredici di novembre[ii]: sono da qualche giorno, prima della luna piena del 12, preso dal Dab del Martinguhing[iii], che è come lo Zahir, e il denaro, un ente astratto, tempo futuro, analemma esponenziale del mio oggetto “a”, è tempo imprevedibile, scrisse Borges: tempo di Bergson, il Fossil, quel Fossil donatomi da chi costituisce e radica il mio oggetto “a”, e le sue diramazioni temporali tra passato e futuro, è quella stessa moneta da venti centesimi di Borges, avuta, come resto, in una mescita per un’aranciata.
Il Fossil sembra che per questo 13 novembre sia il meridiano o lo gnomone, senza mezzi termini, del Martinguhing, che, essendo come lo Zahir, che, in arabo, vuol dire notorio, visibile, mai così ostentato e visibile quanto in quella immagine del Dab, è uno dei novantanove nomi del gaudio o dell’oggetto “a” che è lo Zahir del gaudio.
L'astuccio di latta del Fossil,
poggiato sulla pagina 101
(che è quella dell'inizio di "Lo Zahir")
di una edizione italiana
de L'Aleph di Borges
nel periodico bisettimanale
"Universale Economica Feltrinelli"
n.334,
e la bottiglia di Shiraz 2018
(o: Syrah, così come è in uso
nelle denominazioni igt in Italia)
Oggi, come lo fu per Borges, è il tredici di novembre, il poeta ha stappato già per tempo una bottiglia di Shiraz, senza rammentare minimamente che ci fu quel monaco poligrafo che narrò che in una scuola di Shiraz v’era un astrolabio di rame, “costruito in tal modo che chi lo guardava una volta non pensava più ad altro” e non sta fantasmando da più giorni quel Martinguhing per dimenticare l’universo?
Il Martinguhing, d’altronde, in quell’immagine così prefissata, sembra che possa essere nella posizione della Tigre Rossa che salta, e il poeta-visionatore è in questa visione che si è perduto o è in questa visione della tigre che la perdizione del suo oggetto “a” ascende al meridiano lungo l’asse stesso del bagliore didonico, o di Ecate, dello gnomone, del Fossil, del Martinguhing.
Il tempo rafforza lo Zahir, e quel Dab, e così quel Fossil, da cui ha avuto origine l’immagine assoluta della Tigre Rossa che è il Dab e il Martinguhing, che, stando all’asse del suo bagliore didonico, quello di Ecate, è l’occhio di Al-Debaran, che per gli Arabi era comunque anche l’occhio di Dio; per i kabbalisti, quello stesso fascio luminoso dello gnomone è Diaih, la Porta della Luce, che, presso i Cinesi, era il sieou Tsan, il Cuore del Guerriero Tsan, nient’altro che Orione; lo Zahir che nell’astrolabio di Shiraz, come se fosse il bagliore didonico di Ecate, allarga la costellazione del Martinguhing tra Orione e Al-Debaran.
Ci sono dei tempi in cui, per questo, il Fossil per anni non è al polso del poeta-visionatore ma, come in Borges lo Zahir, nel fondo di un pozzo, in una scatola nel ripostiglio nell’angolo sud-est del pantano fin quando, semplicemente, giungerà nelle mani del poeta dal fondo del cassettone nella stanza del camino, se non, nel tardo pomeriggio del quattordici novembre, dopo aver bevuto un bicchierino di vermouth Carpano, quasi come se lo dovessimo pagare, come Borges, con lo Zahir, eccolo scaturire, nella sua custodia di latta, da un cofanetto nel primo cassetto del comò…indubbiamente, adesso che Marisa Aino l’ha ritrovato, questo Fossil racchiude la storia universale e la sua infinita concatenazione di effetti e di cause, e anche di bioritmi del mondo visibile che è intero in ogni sua rappresentazione, il Fossil è un microcosmo, un simbolico specchio dell’universo, tra sogno e realtà, oggetto “a” e suo analemma esponenziale nel tempo e lungo le ascensioni al meridiano del visionatore,nelle ore deserte della notte e anche nella passeggiata di mezzogiorno, il Fossil e il Dab, lo Zahir e il Martinguhing chi sarà logorato a forza di pensarlo e ripensarlo, e quale nome avrà tra i novantanove possibili, chi c’è dietro le ore inesistenti o cancellate del Fossil?
“Il narratore[che] è un asceta che ha rinunciato al commercio con gli uomini e vive in una specie di deserto”[iv]? O il serpente Fafnir che custodisce il tesoro sul quale giace nel Pantano, quello  della Commenda Gerosolimitana? E, anche, per il candore e la semplicità della sua vita, quell’angelo che è il poeta-visionatore, che, avuto al suo polso quel Fossil, si fece famoso incantatore che si impossessava di infiniti oggetti d’amore? E poi non scrisse Borges che, “senza andare a cercare più lontano”, egli stesso ha sgozzato suo padre, e giorno e notte, da poeta-visionatore, vegliò sul Fossil fin quando, temendo di logorarlo, lo ripose prima nell’astuccio di latta e poi nel cofanetto nell’angolo più remoto del primo cassetto del comò? 
Anche perché non è possibile che, avendo visto allora, un tempo, il poeta, infiniti processi che formavano un solo gaudio e, comprendendo ormai tutto, poté anche capire la scrittura della tigre? Che, questo scrisse Borges, “è una formula di quattordici parole casuali(che sembrano casuali)”[v], e 14 è oggi quando il Fossil viene alla luce e 14 è il numero del Martinguhing
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[i] Fossil Limited Edition [Reg.TM © 1994]10000/8223.
[ii] Cfr. Jorge Luis Borges, Lo Zahir, in: Idem, L’Aleph, © 1952.
[iii] Cfr. V.S. Gaudio, L’armure di Miss Martinguhing, in Uh Magazine , 2017/12.
[iv] Cfr. Jorge Luis Borges, Lo Zahir, cit.
[v] Cfr. Jorge Luis Borges,La scrittura del dio, in: Idem, L’Aleph© 1952.