La contingenza della signora che va a Chivasso ☔



La signora che va a Chivasso senza ombrello

atrio biglietterie stazione centrale milano |particolare di Enea

che sbarca sui lidi italici dal fregio "La Fondazione di Roma"

dello scultore A. Bazzoni

1. Durante il viaggio, chiuso tutto, piove fuori dal treno, di tanto in tanto, qualcosa “salta al linguaggio”: mettiamo che ho queste tre shopper con dei libri e c’è anche sul treno una donna che, poi, di sicuro scenderà alla stazione prima di Settimo Torinese; non c’è la luna, lo sapete già, quando stavo arrivando in stazione a Milano ed ero sotto l’ombrello della cortese signora di Bergamo, c’è questa donna adesso un po’ stanca, un po’ assonnata, un po’ seduta a gambe larghe, un po’ scoglionata, un po’ incazzata, un po’ stolida, nessun angolo buio, non ricordo se fumasse, o quantomeno, così come stava seduta di botto si è alzata e di culo contro il finestrino del corridoio: non c’è la luna, stasera, mi dice, e: mamma mia come piove! All’improvviso si è messa nella circostanza, assorbita, il tempo di un lampo: ah, la contingenza, una sorta di implosione, nessuno parla più, stiamo qui, l’uno contro l’altra, e c’è quella luce che c’è sui treni dei pendolari di sera tardi, tra l’autunno e l’inverno, lungo la linea MilanoTorino,siamo nel secolo scorso, non c’è niente, piove là fuori, che cosa si può fare, passeggiare su e giù lungo il corridoio di questa carrozza, fumando, o mettersi di nuovo seduta a gambe larghe e far finta di dormire o cadere dal sonno per la stanchezza, e sbadigliare, e guardarmi torva, e incazzata, che cazzo se ne farà questo di tutti questi libri, al risveglio della breve siesta, si stiracchia, va a finire che tira fuori il pigiama e il posacenere e lo svuota dal finestrino, qui dello scompartimento, e l’acqua salta dentro e la signora si gira verso di me e ride e bofonchia, è tutta bagnata, poi si butta sul sedile, mi guarda più sveglia, solo un po’, ha quell’aria che hanno questo tipo di donne che scendono dal treno nella notte prima di Settimo Torinese e tu vai a Torino, e lei lo sa, e: quasi impercettibile, dice: spenga la luce, o deve leggere? Ci si rilassa un po’, così a casa mio marito…e ride, poi di nuovo con quella faccia, un po’ perversa, un po’ da sarsèt piemontese o da rata voloira(1): i libri…li leggi tutti, o sfogli solo le pagine? Poi mi guarda, se la ride, a gambe larghe: io una volta al mare, avevo un bel costumino rosso, tutto bagnato e stavo al sole ad asciugarlo e ho letto un libro, tanto per dire, non ero in treno come adesso, e stavo stesa: e c’era il sole, ed ero bagnata, e, come adesso, non proprio tutta, ma ha visto come pioveva a Milano, e quando sono salita sul treno, lei non era bagnato?, o, com’ero bagnata io, non   ho visto che anche lei lo fosse, ma forse aveva l’ombrello, se gira con tutti ‘sti libri per forza avrà l’ombrello, e…le dà fastidio se fumo? Intanto che stiamo in penombra, sembra di essere in una di quelle notti pensose, ha notato che memoria abbiamo allora, anche in piena notte non finiamo mai di pensare, almeno io di sicuro questa notte sono sicura: mi metto lì e mi metto a pensare, e: oh, quello sul treno con tutti quei libri, ma li leggerà tutti, e in quanto tempo, oppure mette il dito e legge una parte e poi prende un altro, rimette il dito e legge un pezzo, e poi fa combaciare i due pezzi, e : oh, come mi stava bagnato quel costume intero quest’estate, anche di notte, a letto, e mio marito: ah, sai che ti sta proprio bene quell’Arena olimpionico, è tangibile, ha detto: che scemo, tangibile, e pensoso, anche, ma dove li tira fuori uno come mio marito, poi, che a guardarmi non sa che dire ma, poi, quella volta, disse che questo costume fa vedere rapidamente,una sorta di visione sub-liminare, nello stesso tempo in cui il costume svanisce o viene bagnato, la contrazione del tempo, lo scenario breve, inquadrato, è fatta: sono di nuovo in riva al mare e mi bagna il mare, e ho tutto bagnato come se fossi oggi a Milano, bagnata la testa, bagnata la schiena, bagnate le scarpe, bagnata la faccia, d’estate ti metti al sole e t’asciughi ma adesso come si fa, mi metto a ridere e quello scemo di mio marito mi guarda, sembra incazzato lo stronzo, e, niente, il costume era proprio svanito, o cancellato, forse interrotto, c’è una strada, a questo punto, o forse la ferrovia, qualcosa che non è il silenzio, e nemmeno una parola da lontano, presente e cancellata, lì sotto la cancellatura, inudibile, e invece è un’interferenza, mi piace farmi prendere da quest’immagine, stanotte di sicuro, un suono, o la pioggia, quello porta la musica, la pioggia, è fatta, mi fa bagnare, non è un dirottamento di circuito, prima che arriviamo a destinazione, io, sulla stessa linea, vengo prima sulla ferrovia di notte in autunno qualcuno arriva dietro di me.
2.   Se c’è qualcuno, infatti il mondo è il sogno, o qui: il fantasma di qualcuno, se c’è qualcuno che adesso, e allora, ti sta fantasmando e che sogna l’annientamento delle religioni e delle arti, l’incendio generale delle biblioteche, la sua mente continuerà a pensarti, sotto la pioggia, a Milano e adesso, dove sei scesa, anche se, a metterti ora in un piacere singolare, non so proprio se sei la continuazione della stessa sera della bergamasca sotto la pioggia con l’ombrello verso la stazione centrale di Milano, che a quella stazione giungono uomini e donne da tutti i confini del mondo, come te che sei qui su questo treno così infinitamente svuotato, la sua portata non va oltre l’etica, va oltre la retorica, e la profonda volgarità di ogni donna che scende lungo il percorso, che è perfidamente implacabile e che consegna il poeta-visionatore, manco fosse il Wakefield di Hawthorne(2), e ancor più derelitto di quello, alle Furie, nelle vesti , è la forma del viaggio, delle Eumenidi; ma ancor più da qui parte un altissimo falò che viene alimentato, scrisse Borges, “con tutte le genealogie, con tutti i diplomi, con tutte le medaglie, con tutti gli ordini, con tutti i titoli, con tutti gli scudi, con tutte le corone”(3) e quell’immagine,in un brano dell’Iliade, in cui  c’è quel tappeto in cui Elena di Troia inscena battaglie e sciagure della stessa guerra di Troia tesse in un tappeto che dovette colpire Virgilio, giacché nell’Eneide troviamo Enea, che, scampando dalla guerra di Troia, arrivò al porto di Cartagine e vide scolpite nel marmo di un tempio, come la stazione centrale di Milano, scene di quella guerra e, fra tante figure di guerrieri e di poeti, anche la propria.
3.  Fosse stata questa una posa del caffè, con tutti i liquori, con tutti i sacchi di caffè, con tutti i sigari, anche quelli di Freud e di mio nonno, con tutte le lettere d’amore, con tutta l’artiglieria, anche il cannone di Parrott, e la sua fenomenale “minchia”, con tutte le spade, con tutte le bandiere, con tutti i tamburi marziali, con tutti gli strumenti di tortura, con tutte le ghigliottine, con tutte le forche, anche quelle non usate per i criminali di guerra degli afferenti alla cosiddetta repubblica di Salò e alla sua ammašcata affluente, con tutti i metalli preziosi, anche i falsi diamanti della Banca Aletti per i cosiddetti cantori della Coca Cola e della vita spericolata, con tutto il denaro, è la città della Borsa, con tutti i titoli di proprietà, anche quelli redatti dai notai della grande ombroneria, con tutte le costituzioni e i codici, anche quella in cui vi è l’articolo 22 violato dalla stessa nazione ai danni del nome e del gene del poeta, quel cosiddetto poeta saraceno, lo stesso poeta-visionatore e, adesso, allora, su questo treno che lo sta portando a Torino, il poeta del paese degli Scalzacani, con tutti i libri, anche quelli che non ha mai potuto pubblicare per non essere avvelenato, anche con il Ghb, con tutte le mitre, tutte le dalmatiche, con tutte le sacre scritture, anche quelli dei poeti dialettali franco-provenzali e patavini, la contingenza di questo Esserci, qui, con questa donna che scenderà prima di Settimo Torinese, nella notte della pioggia assoluta e, così abolita, come si può abolire la fantasia di abolire il passato, si può forse ricordare che si tentò di attuarla in Cina, con avversa fortuna, tre secoli prima di Gesù Cristo, che ha lo stesso nome apposto,|Salvatore|,  e quindi non fiscalizzato, di quello apposto al |poeta degli Scalzacani
     La storia allora quando la facciamo cominciare, dalla signora di Bergamo, è la stessa sera? O da questa che scenderà prima di Settimo Torinese, e, prima che scenda anche adesso che scrivo, vedrò di andare a reperire la stazione esatta in cui, scomparendo nella notte(4), fu ordinata la confisca  e l’abbruciamento di tutti i libri, in cui appare il nome del poeta, tranne quelli di agricoltura, medicina o astrologia, e il poeta stesso che occultò i suoi libri, o non volle pubblicarli più, fu segnato con un ferro rovente e obbligato all’esilio nel pantano di Villapiana, oltre il Saraceno, ad essere torturato e avvelenato ogni giorno come comanda la legge della Lejlek e della vicelejlek
      Sarà chi di queste - quella che a Bergamo e questa che a Chivasso -  l’archetipo e chi il simulacro, e soprattutto, saranno mai entrate in un piacere singolare del poeta che ne subì la contingenza, una alla volta, o insieme, di conseguenza resero, da allora fintanto che arrivammo nel secolo venturo, implacabile, enzuvato eternamente, quel loro momentaneo, transitorio, contingere, ebbero, o chi, delle due, ebbe, la stessa, o almeno 1/4, persistenza, terribilmente enzuvata, di quella che fu chiamata |Uratruna| e anche, recentemente,
|Francisca Penzù|

 (1) Rata voloira, prostituta; in piemontese lett. "nottola, pipistrello", "animaletto volatile notturno di mezzana specie tra l'uccello e il topo: detto da' poeti l'uccello di Minerva", e dal popolo principessa dla serena. Equivale in qualche modo al napoletano "zoccola". "Sarsét", invece, sarebbe "amante femmina", e anche prostituta(Torino).Cfr. Ernesto Ferrero, I gerghi della malavita dal '500 a oggi, Mondadori 1972.
(2)   La storia di Wakefield si trova nei Twice-told Tales.
(3) Cfr. Jorge Luis Borges, Nathaniel Hawthorne, in: J.L.Borges, Otras Inquisiciones, Emecé, Buenos Aires 1960.
(4)   Chivasso.